Poesie e filastrocche primavera

Poesie e filastrocche per dare il benvenuto alla prossima primavera

La primavera è una stagione in cui spesso avviene un cambiamento sensoriale. L’ideale per poesie e filastrocche: quel relax dovuto al freddo che se ne va, l’aria che cambia, il verde che ritorna, le tempeste ormonali. Sensazioni poetiche fuori dalla routine della produttività, fuori dalla consuetudine invernale. C’è chi la esalta e chi ne è tormentato. Ciascuno può ritrovarsi nella primavera, e per questo ho raccolto gli esempi di 14 brani per fornire uno specchio in cui ciascuno possa riconoscere la propria primavera.

Primavera di Vincenzo Cardarelli

Oggi la primavera

è un vino effervescente

spumeggia il primo verde

sui grandi olmi fioriti a ciuffi:

verdi persiane squilano

su rosse facciate che il chiaro allegro vento

di marzo pulisce: […] 

In questa poesia Cardarelli presenta la stagione come un evento di ebbrezza. Nel contesto campestre si apre uno scenario di purezza, luoghi che richiamano un’età contadina, e l’interiorità del poeta diventa il luogo principale, dove avviene l’unione dell’uomo e l’ambiente.

Marzo di Cesare Pavese

Io sono Marzo che vengo col vento

col sole e l’acqua e nessuno contento;

va pellegrino in digiuno a preghiera

cercando invano la primavera.

Pavese descrive la primavera come un miraggio ironico e beffardo. Marzo è il mese in cui non si riesce a capire come vestirsi. Dove la pesantezza dell’inverno continua a farsi sentire e dura da sopportare è la scissione tra il periodo passato e quello che arriva. Ma la speranza viene offerta dai seguenti versi, che sono una promessa (una delle solite che il poeta si divertiva a fare).

Sarà un volto chiaro
S’apriranno le strade
sui colli di pini
e di pietra….
I fiori spruzzati
di colore alle fontane
occhieggeranno come
donne divertite: Le scale
le terrazze le rondini
canteranno nel sole.

La primavera hitleriana di Eugenio Montale

Ma sempre in Italia c’era chi associava la primavera al terrore:

[…] Oh la piagata
primavera è pur festa se raggela
in morte questa morte! Guarda ancora
in alto, Clizia, è la tua sorte, tu
 che il non mutato amor mutata serbi,
fino a che il cieco sole che in te porti
si abbàcini nell’Altro e si distrugga
in Lui, per tutti. […]

La primavera, anche in questa poesia, viene descritta come evento ambiguo. Anche se “piagata” può essere “festa”.  Clizia, uno dei personaggi femminili del mondo di Montale, viene paragonata alla primavera. Accostamento in effetti archetipico. Anche Botticelli rappresentava la primavera impersonificandola con Venere. In questo caso Montale associa l’amore alla morte. Proprio in quei tempi in cui l’eco de Al di là del principio di piacere di Freud faceva irruzione, Montale paragona la vita a Clizia, come resistenza alla morte che piomba dal cielo nella forma delle bombe e delle invasioni naziste. Il senso di oppressione e la rinascita che parte dall’impalpabile gioia immotivata.

Quattro quartetti di Thomas Elliot

Tra disgelo e gelo
la linfa dell’anima trema. Non c’è
odore di terra
o odore di cosa viva. Questo
è tempo di primavera
ma al di fuori delle leggi del tempo. […]

Thomas Eliot nei Quattro quartetti sembra voler evidenziare l’aspetto quasi liturgico della primavera, collocandola come una condizione fuori dalle leggi del tempo. Come un momento di passaggio che annuncia un prossimo arrivo, l’estate, e che nel mentre nella trasformazione spegne gli odori, quasi associandosi a un senso mortifero.

Primavera di William Blake

Agnellino
eccomi qua;
vieni e leccami
sul collo;
fa’ ch’io tiri
il liscio Vello;
fa’ ch’io baci
il tuo musetto:
lieti l’Anno festeggiamo.

Così come l’altro inglese, William Blake, nella sua poesia Primavera accosta un momento pasquale a quello erotico. La gioia descritta dal poeta è quella di chi vive nella festa il momento della condivisione e dell’amore. L’attuazione del sacro senza la violenza del sacrificio. Un momento di sospensione del rituale, che nell’erotismo viene elevato a contemplazione.

Primavera, primavera in abbondanza di Amalia Rosselli

Assomigli a me: che tra una morte

e l’altra, tiro un sospiro di sollievo

ma non mi turbo; o mi turbo? del tuo

sembrare agonizzante mentre ridi. […]

E se pensiamo al dolore non può mancare Amelia Rosselli con la sua poesia Primavera, primavera in abbondanza, dove abbondano anche le similitudini e le metafore. Una primavera dapprima confrontata con la persona della poetessa medesima, poi diventata paragone triangolato tra la volontà di vivere come qualcosa che conduce alla disperazione, il morto nella cassa e la poetessa. Echi di Sylvia Plath, ma anche di Schopenhauer.

Sembri infatti un morto nella cassa

e non ho altro da fare che di battere

i chiodi nella faccia.

Primavera dell’anima di George Trakl

Solenni mormorano le acque. Oh le umide ombre del prato,
L’animale che incede; Rami in fiore che inverdiscono
Agitano la fronte di cristallo; chiatta che ondeggia luccicante.
Piano risuona il sole tra le nubi di rosa sul colle.
Grande è la quiete dell’abetaia, le ombre serie sul fiume. […]

La primavera è anche allegoria del tormento. Così è per il grandissimo poeta George Trakl nella poesia Primavera dell’anima, in cui parlando di quel che accade nella natura circostante il poeta spiega l’alcova passeggera della sua serenità. Poi si rivolge alla sorella, parte di una condizione familiare dolorosa, e le mostra quel suo mondo interiore, con la consapevolezza che sarà sempre solo temporaneo e che la stagione è solo una speranza, e la felicità una pulsazione dolorante.

Sorella, quando ti trovai in solitaria radura
Del bosco ed era mezzogiorno e grande il silenzio dell’animale;
Bianchezza sotto quercia selvatica, e argenteo fioriva il duomo.
Morte possente e la fiamma che canta nel cuore. […]

Primavera di Paul Eluard

Primavera infine è l’alba
E la bocca è l’alba
E gli occhi immortali
Hanno la forza di tutto
Noi due tu tutta ignuda
Io così come ho vissuto
Tu la sorgente del sangue
Ed io le mani aperte
Come occhi
Noi due noi vivi solo per essere fedeli
Alla vita

Mentre il poeta Paul Eluard è più ottimista, e nella sua poesia Primavera parla a un’altra persona che accomuna a sé, esaltando la condivisione delle cose, la fiducia, offrendo la chiave per uscire dal tormento che è sempre chiusura nella gabbia dell’ego. La primavera infatti è incontro con gli altri e la natura. L’incipit della poesia dice che la stagione è la fine di qualcosa, e in quella fine avviene l’inizio. E rivolgendosi a una donna le dice che insieme loro vivono quell’esperienza.

Ballata di primavera di Antonio Porta

Rimango davanti a un parco
dove è bello ch’io mi distenda
come nelle acque
e mi lascio andare
scivolando tra le foglie
nella tiepida stagione che ormai entra nelle case
nel primo cielo che vuole arrossarsi
nel mio primo rimanere così,
nel sole nuovo,
come veste riscaldata e indossata
di primo mattino l’inverno.

[…]

È bello ch’io mi distenda e dica tutto questo,
all’apparire di un albero
fiorito
di bianche coppe pure,
al risvegliarsi del giardino:
dolcezza
dell’abbandonarmi
del camminare
tra le betulle
del poter dire:
dolcezza.

Così anche Antonio Porta, nella sua Ballata di primavera, si stupisce delle proprie parole. La primavera fa rinascere quel senso di amore e dona importanza alle proprie azioni. È una primavera che richiama la vita, il momento del suo sbocciare. Un esplodere di consapevolezza che diventa un “è bello che io mi distenda e dica tutto questo”.

Filastrocche

Poi ci sono le poesie a misura di bambino, ovvero le filastrocche. Ho sempre ritenuto che queste forme di poesia, nel loro essere semplici e cantilenanti, portino sempre grandi spunti filosofici, proprio perché insegnano qualcosa. 

Viva la primavera di Gianni Rodari

Viva la primavera
che viaggia liberamente
di frontiera in frontiera
senza passaporto,
con un seguito di primule,
mughetti e ciclamini
che attraversando i confini
cambiano nome come
passeggeri clandestini.
tutti i fiori del mondo son fratelli.

Nella poesia Viva la primavera, di Gianni Rodari, la stagione diventa l’abbattimento dei confini umani. Sempre per ritornare in tema del superamento dell’egotismo, i fiori sono fratelli, proprio perché non hanno nazione, non sono prigionieri della loro identità. La natura si mostra con essi, come qualcosa che viaggia e intende vivere, accettando di essere portatore di altra vita, e non qualcosa che deve conservarsi per accrescere il proprio potere

Specchio di Salvatore Quasimodo

[…]

E tutto mi sa di miracolo;
e sono quell’acqua di nube
che oggi rispecchia nei fossi
più azzurro il suo pezzo di cielo,
quel verde che spacca la scorza
che pure stanotte non c’era.

Forse non è una filastrocca, ma per me Specchio, di Salvatore Quasimodo, ha un ritmo che corrisponde a quel genere di componimento. Novenari che creano la cantilena, da imparare a memoria per richiamare un momento primaverile.

Aprile di Renzo Pezzani

ha un fioretto sullo stemma,
non dimentica un giardino,
non si scorda di una gemma.
Mostra i suoi color più belli
da ringhiere e da cancelli.
Cuor contento ed occhi puri,
con un filo d’erba in bocca,
va pel mondo e tutto tocca,
mette il verde anche sui muri.
S’addormenta in mezzo al prato:
è felice d’esser nato.

E se per Thomas Eliot Aprile è il mese più crudele, per Renzo Pezzani è canterino.

Primavera di Patrizia Mauro

[…]

ricordando che, in eterno,
torna a splendere il sereno
dopo un freddo, lungo inverno.

Nella filastrocca di Patrizia Mauro dedicata alla primavera, questa stagione diventa memoria della ciclicità naturale, ritorno dell’uguale, rinascita.

Fragola di Antonella Berti

Fragola rossa, neri i puntini
tu piaci molto a grandi e piccini,
buona intinta nella cioccolata,
o nel bicchiere con panna montata.
Sopra le torte, rossi pallini,
in macedonia a pezzettini.
Ti mangerei da mattina a sera,
ma la tua stagione è la primavera!

La primavera ha anche i suoi frutti, come la fragola, che viene associata alla primavera da Antonella Berti.

Spero che queste poesie possano aiutare, in questa primavera così fredda e poco conviviale, a ricordare le sensazioni che  regala e così facendo possano essere un modo per conoscere meglio noi stessi e come siamo abituati a vivere ciò che ogni anno diamo per scontato.