Sartre e l’attualità del muro nel 2021

Durante la pandemia, in tutto il mondo, tutti ci siamo trovati ad essere – i più fortunati forse solo per qualche minuto – un personaggio di Sartre. Con il passare dei giorni, osservando la vuota realtà e la conseguente immersione collettiva nella realtà virtuale, per me è stato inevitabile mettere in relazione la condizione umana attuale con quella che Jean Paul Sartre descrive nel libro Il muro, che in Italia viene pubblicato da Einaudi nel 1947. Un caso che porta scalpore ovunque, perché fra queste pagine è racchiusa l’esistenza umana, l’esperienza: un muro che mentre si procede con la lettura si trasforma in uno specchio, restituendo quelle psicosi che portano le persone meno ferme a spingersi fino al limite. Un limite che accompagna senza mezzi termini fino alla follia.

Cinque storie che nell’aprile 1947 portano l’Associazione del Buon Costume a denunciare Sartre per oltraggio al pudore e che spingono la Santa Sede a impedirne la distribuzione in Argentina, Grecia e Irlanda. Cinque storie angoscianti che ci portano a riflettere sull’esistenza e che mettono alle strette i ben pensanti con temi che nel 2021 sono attuali quanto lo erano negli anni ’50. I temi? Morte, follia, confinamento in sé stessi, impotenza, frigidità, perversione, omicidio, omosessualità e malafede. Suonano familiari? Scegliete voi se oggi siano più o meno attuali di allora.

Ma andiamo con ordine e iniziamo parlando di Sartre, anzi no! Iniziamo alla Sartre, e quindi dall’ultimo racconto contenuto all’interno del libro tanto discusso. In Infanzia di un capo, al protagonista Sartre regala larga parte della sua infanzia. Luciano è il protagonista del racconto, e come il nostro autore cresce in una famiglia borghese. Orfano di padre, la figura paterna diviene il nonno materno, un uomo dalla forte personalità, accompagnato dalle figure femminili della madre e della nonna. Ma il destino di Luciano lo porta su una strada differente da quella del nostro scrittore. Sartre diventa uno studente brillante e nel 1929 si laurea in filosofia, ed è solo la propria eccellenza che lo porta a Berlino per la specializzazione, vinta grazie a una borsa di studio. Nel dopoguerra il suo modo di scrivere, tanto pungente quanto reale, lo proiettano sulla cresta dell’onda.

Così a conti fatti Sartre passa alla storia come: filosofo, scrittore, critico, drammaturgo e fondatore dell’editoriale Les Temps Modernes. Luciano, invece, sceglie di rinunciare a sé stesso in favore di una strada che chi lo circonda ha scelto di cucirgli addosso; lo fa per non deludere ma sopratutto per non venire deriso. Ed è seguendo questo percorso che sperimenta l’omosessualità, rimanendone profondamente deluso. Luciano, che spera di essere punito dal dolore dell’atto, una volta scoperto che non vi è nulla di doloroso, si ritrova ad essere sopraffatto da noia, insofferenza e dalla pesantezza della vitaQuesta sensazione di tedio è l’unica cosa che rimane ai protagonisti dei cinque racconti, e ci arrivano tutti passando per una tipologia di frustrazione diversa, dove le mani vengono sempre citate in modo significativo per sottolineare la carnalità di un’esistenza fatta di corpi assoggettati alle regole sociali.

Se da un lato Sartre viene visto positivamente perché porta sulla carta un nuovo modo di scrivere, una buona fetta di mondo non è ancora pronta a digerire questa “doccia fredda”. Non è solo l’omosessualità sperimentata da Luciano a turbare ma anche il desiderio lascivo di Lulù: dolce, sinuosa, insaziabile e adultera. Lulù che “dormiva nuda perché le piaceva strofinarsi alle lenzuola” e che vorrebbe essere invisibile per poter osservare il viso della sua migliore amica durante l’amplesso. Lulù che indigna per la sua visione di donna libera nonostante la sua fine non differisca da quella di Luciano. Perché, nonostante sogni la libertà, non è in grado di infliggere sofferenza.

Questo muro, il muro dell’esistenza, pesa su tutti: sui condannati a morte del primo racconto; su Eva che deve camminare nuda per il marito in preda all’alienazione; su Erostrato che uccide ma che non è sicuro di averlo fatto davvero; sulla bella Lulù e sull’indeciso Luciano. Per raccontarci queste storie Sartre mescola fatti di cronaca con studi di psicanalisi, ricordi intimi, alcol e mescalinaAlterare il suo stato lo aiutava a vivere e comprendere le esistenze dei suoi personaggiNoi, se vogliamo, in questo preciso momento storico, possiamo capirli tutti senza fatica per via dell’anno appena trascorso, fatto di vuoto, di morte, solitudini imposte e tragedie silenziose. Oggi anche chi non ha mai sentito parlare di Sartre può prendere uno dei suoi testi per leggerlo quasi con disinvoltura.