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No, seriamente: si dice così?
Devo essere onesto: questo tipo di articoli sono tra i miei preferiti. Quando si inizia a spiegare significato, usi e costumi di parole che la maggior parte delle persone (e anche Giambertugo, è chiaro) ha mai sentito.
La sottile soddisfazione di dare del beota a qualcuno
L’avete mai fatto? Beh, provateci (questa è un’extra). Beota indica un abitante della Beozia, regione storica e geografica della Grecia; i beoti erano noti, in Attica, per essere persone prive del senso del discernimento e con evidenti tare mentali. In pratica dare del beota a qualcuno significa dargli dell’imbecille senza che lui lo capisca. E dimostrando, quindi, la vostra ragione nell’indicarlo come un imbecille. Credo che neanche la legge riuscirebbe a darvi torto a questo punto.
Ma ora lasciamo da parte il divertimento e mettiamoci al lavoro, orsù.
Lepido
E per essere precisi lèpido. Abbiamo visto che da queste parti gli accenti contano parecchio. Indica, nello specifico, di una persona che dice cose piacevoli e spiritose, con un notevole uso dell’arguzia che contiene spesso dell’ingegnoso. Si può dire particolarmente di uno scrittore, ma anche di un conversatore. Una facezia, uno scherzo arguto, si dicono lepidi quando non sguazzino nella volgarità. In tal senso lepido può essere inteso come contrario di laido.
Il riferimento è a Marco Emilio Lèpido, triunviro romano particolarmente brillante.
Anodino
Sì, un po’ vi odio, sì. Lo riconosco. Alzi la mano chi l’ha mai sentito. Anòdino, dal greco anodynos, significa senza dolore. In tal senso è infatti usato nella sua valenza di blando sedativo. Dino famme ‘n’anodino.
Ma non è in questo senso che lo usiamo qua. Curiosamente, nel tempo, il significato della parola si è spostata da aggettivo (o sostantivo) a participio passato (o soggetto): in pratica anodino indica sia il sedativo che il sedato. E come tale si definisce anodino chi è sonnolento, intontito, chi agisce in maniera fiacca, chi non si esprime in maniera efficace. Quindi se al tizio di sopra oltre a dirgli che è un beota per dargli dell’imbecille volete anche ricordargli che è proprio anodino per dirgli che è rincoglionito fate pure, la grammatica approva.
Ovviamente in questo caso ci si riferisce ad uno scritto anodino per definirlo letargico, torpido (sì, lo so che avreste preferito intorpidito, ma io sono qua proprio per ricordarvi che non sono la stessa cosa), lento.
Mendace
Questa è facile, dai. Volevo quasi evitare di inserirla ma era per scaricarvi da Anodino che lo riconosco, è proprio una bastardata lessicale. Che però dà soddisfazione ma sei proprio un’anodino!
Mendace significa menzognero (spero che questo lo sapeste). E come espansione, falso, basato sulla bugia (che, per curiosità, mi piace ricordarvi essere un portacandele ma anche una macchia delle unghie). Spero lo sappiate soprattutto perché è una delle parole più ricorrenti del codice penale, quindi occhio.
Ma quello che sicuramente non sapete è l’origine della parola. Il latino mendax indica esattamente ciò che significa la parola italiana: menzognero, bugiardo. Ma è sulla parola di provenienza, mendum, che ci si stupisce. Mendum significa infatti difetto, errore. Ma anche sbaglio, manchevolezza.
La menzogna sarebbe quindi un difetto della realtà. Lo si capisce anche dalle parole menda ma guarda che sei proprio una menda! (piccolo difetto), ammenda (dal latino emendo, eliminazione del difetto), da cui anche emendamento (sempre eliminazione del difetto. Da notare che in italiano le due parole indicano due contesti e anche due usi differenti).
Ora avete almeno tre insulti nuovi. Buon divertimento!
Laureato in Belle Arti, grafico qualificato specializzato in DTP e impaginazione editoriale; illustratore, pubblicitario, esperto di stampa, editoria, storia dell’arte, storia del cinema, storia del fumetto e di arti multimediali, e libero formatore. Scrittore e autore di fumetti, editor, redattore web dal 2001, ha collaborato e pubblicato con Lo spazio Bianco, L’Insonne, Ayaaak!, Zapping e svariate testate locali.