Quando un libro ci prende non riusciamo a staccarci dalla lettura. Se vi piacciono i romanzi storici, se siete innamorati di Venezia, che in quest’opera letteraria viene esaltata nella sua fulgida e al contempo struggente bellezza, e se il giallo è il vostro genere, beh, questo libro fa sicuramente al caso vostro. Personalmente, ho trovato Il Signore di Notte di Gustavo Vitali un libro eccellente, corposo per trama e ambientazione e soprattutto per la maestria e la passione con cui l’autore riporta il lettore nell’epoca del 1600, lasciando percepire lo studio minuzioso di ogni dettaglio per caratterizzare ambienti e personaggi.
Questo, infatti, è ciò che colpisce maggiormente, al di là degli sviluppi della trama sicuramente inaspettati e ben costruiti, in cui i colpi di scena e i ribaltamenti di prospettive sono assicurati in un’escalation inebriante e avvincente. Ma l’accuratezza con cui viene rappresentata ogni scena, anche quella più banale, descritta con un’attenzione al dettaglio che rasenta il maniacale, dalle strade alle case, all’abbigliamento dei personaggi, è così impressionante che sembra quasi di vivere esattamente nell’epoca interessata. Tale configurazione testimonia una ricerca storica accurata e precisa che richiede una costante e notevole attenzione da parte del lettore. La ricchezza dei dettagli, nonché l’estensione e la profondità delle ricapitolazioni storiche, da un lato rallentano il delinearsi del filo principale della narrazione, dall’altro premiano coloro che amano la Storia e ne apprezzano tutte le svariate sfumature umanistiche, artistiche e sociali. Tradizione e cultura tutte italiane si fondono perfettamente in un racconto fluido e coinvolgente.
La stessa minuziosa attenzione però si ritrova anche nella caratterizzazione psicologica dei personaggi. Il protagonista è un personaggio realmente esistito dal punto di vista storico. L’autore gli conferisce, scandagliandolo in ogni aspetto, una figura umana complessa e contradditoria, che nasconde dietro comportamenti arroganti e spocchiosi una ferita mai suturata che lo porta a sentirsi sempre inadeguato rispetto alle situazioni da affrontare, senza peraltro volerlo mai ammettere. Lo stile dell’autore è singolare, ma ineccepibile: la scelta di non utilizzare i dialoghi diretti richiede una lettura più attenta, ma restituisce un senso classico al racconto, che si ammira fin dalla prima pagina. Tra realtà storica e immaginazione, l’autore regala uno spaccato culturale dell’epoca davvero impressionante.
La trama
Sullo sfondo, Venezia nel 1605. Un magistrato poco professionale e preparato indaga sull’omicidio di un nobile caduto in miseria. Ricopre la carica di Signore di Notte, la magistratura alla quale la Serenissima Repubblica ha affidato la tutela dell’ordine pubblico. Il protagonista, Francesco Barbarigo, figura storica realmente esistita, irrompe sulla scena del crimine, ma appare subito chiara la sua inettitudine. Si lancia dapprima lungo piste inconcludenti e si accanisce su tracce fasulle. Il giallo si infittisce sempre di più perché saranno diversi i delitti che si susseguono. Sono coinvolte le figure più svariate, da quelle di primo piano, a quelle defilate nei contorni. L’autore apre così un’ampia carrellata su aristocratici ricconi e quelli che vivacchiano malamente, mercanti, usurai, bari, prostitute e altri. Nella vicenda tutti recitano i rispettivi ruoli e la contestualizzano in quella società veneziana che si era appena lasciata alle spalle un secolo di splendore per infilarsi in un lento declino. Determinante nelle indagini sarà un capitano delle guardie che affianca il Signore di Notte aiutandolo a dipanare una matassa parecchio complessa. Così, passando tra disastri, colpi di scena, agguati e quant’altro, il Signore di Notte e il suo capitano riusciranno ad arrivare alla soluzione del giallo, una soluzione sorprendente e degna conclusione di una trama ben strutturata.
Mi rimetto in gioco sempre. Cerco ogni giorno il meglio da me e per me. Curiosa, leggo e scrivo per passione. Imparo dal confronto, dalle critiche costruttive e rinasco cercando di superare i miei limiti. È così che approdo a nuove mete dopo scelte di studio e lavoro completamente diverse, quali la contabilità e un impiego in amministrazione in un’azienda privata e mi dedico a ciò che avrei dovuto fare fin dall’inizio.