Storia della mia lingua, è l’opera della scrittrice cilena Claudia Apablaza, in uscita per Edicola Edizioni.
Di cosa si tratta
Claudia si è appena trasferita in Spagna dal Cile insieme al marito e alla figlia. Mentre la donna si adatta al nuovo spazio che si trova ad abitare, la sua bocca si adatta a sua volta all’apparecchio per i denti che le viene prescritto dall’odontoiatra: le costrizioni e le soluzioni della lingua, tra langue e parole, tra i denti e il palato, la sua genealogia e la sua eredità, diventano centro e metafora dell’esperienza della protagonista.
“Mettere la lingua nel modo giusto, come si deve”: questo è il dilemma di Claudia, i cui problemi odontoiatrici, le spiegano, dipendono da un modo sbagliato di usare la lingua, che spinge verso l’esterno come per scappare dalla gabbia dei denti. Una grande sfida per la scrittrice appena emigrata in Spagna, dove si confronta con lo straniamento di una lingua, lo spagnolo, che in Europa assume una forma ben diversa da quella con cui è abituata a esprimersi in America. E mentre la figlia si integra presto nel nuovo ambiente, Claudia si ferisce le labbra con il metallo dell’apparecchio, si copre la bocca, ammutolisce, porta scompiglio negli scambi quotidiani nel tentativo di adattarsi alle nuove regole: diventa presto, cioè, la colonizzatrice di se stessa.
Storia della mia lingua è così anche la storia dello spagnolo: una lingua coloniale, oggi con 600 milioni di parlanti nel mondo, che espandendosi ha invaso e violato, cancellato e assorbito, e che così facendo è mutata, si è adattata e frammentata, riproducendosi in infinite varianti che riflettono dinamiche di amplissimo respiro, da cui gli individui possono solo cercare di districarsi. Allo stesso modo, la protagonista si confronta con l’occupazione della sua bocca non solo da parte di espressioni aliene, ma anche di un apparato artificiale, l’apparecchio per i denti, che vuole costringere la sua bocca ad assumere una forma precisa, dettata da un sistema di regole con cui la protagonista si sente in conflitto. Un impulso regolatore che si impone su ogni aspetto della sua vita, compresa la sua relazione con il mondo dell’editoria.
Apablaza combina e connette ricordi, letture, sessioni di psicoanalisi, episodi di vita quotidiana, riflessioni su scrittura, maternità e migrazione. Testo vicino all’auto-fiction, che supera i confini tra narrativa, memoria, saggio e scrittura autobiografica, Storia della mia lingua è costruito come una costellazione di testi-satellite attorno al pianeta-lingua, non solo, questa, organo fisico di deglutizione e masticazione, ma anche simbolo e strumento di libertà espressiva e potenziale incomunicabilità.
“Scoppiamo a ridere e, come sempre quando rido, apro la bocca in maniera sconsiderata, come se la mandibola stesse per slogarsi. Di sicuro, durante quella risata, chi mi sta di fronte vede la mia lingua muoversi da un lato all’altro, indomabile.” Claudia Apablaza
L’autrice
Claudia Apablaza (Cile, 1978) ha scritto romanzi e raccolte di racconti tradotti in inglese, francese, portoghese, russo, tedesco e italiano. Tutti pensano che sia un fachiro (2013) è stato pubblicato in Italia da Edicola Edizioni. Dirige la casa editrice indipendente Los libros de la Mujer Rota e risiede a Madrid.