Fonte foto: Blog Indiecinema
Tra i numerosi registi cinematografici che hanno scritto la storia del medium, è innegabile pensare a primo impatto a grandi artisti come Quentin Tarantino o Martin Scorsese, personalità illustri che hanno rivoluzionato il genere di riferimento e da cui centinaia di registi amatoriali ed anche professionali hanno preso ispirazione, rinnovando il proprio stile o cercando di emulare le regole e le rivoluzioni dettate da queste personalità cinematografiche storiche.
Un regista spesso passato in secondo piano a causa della mancanza di film Blockbuster (destinati al grande pubblico) nella sua filmografia, ma che ha comunque scritto la storia del cinema internazionale non limitato solamente ad Hollywood è Alejandro Jodorowsky Prullansky.
Chi è Alejandro Jodorowsky Prullansky?
Nato a Tocopilla, una cittadina del Cile Settentrionale, nel lontano 1929, Jodorowsky è drammaturgo, scrittore e compositore. È cileno, ma naturalizzato francese. Dopo una lunga carriera teatrale cominciata dagli anni ’40 e perpetrata fino agli anni ’50, ha cominciato a ricevere reale notorietà grazie all’attività cinematografica, cominciando con “Il Paese incantato” del 1968 per poi continuare con “La Montagna Sacra“, “Tusk” e “La Danza della realtà“, tutti film di cui è stato sia regista che sceneggiatore.
Fonte foto: FilmTv
Quello che però distingue di più Jodorowsky da tutti gli altri direttori che operano nel suo campo, è il legame con la spiritualità particolarmente presente nelle sue opere e libri di cui è autore. Egli in tutta la sua linea evolutiva di regista e scrittore non si è mai allontanato da una poetica profonda e coraggiosa, alla ricerca di una verità artistica, a tratti enigmatica e mistica, da raccontare. Il suo stile enigmatico, incentrato su quella che definisce la forza evocativa delle azioni, rende al meglio questo collegamento con la spiritualità che attraversa tutte le sue opere. La sua attività di artista trae origine da una attitudine al pensiero, a un’attenzione autentica e personale rivolta prima di tutto a sé stesso ed agli altri. Nei suoi film, ha sviluppato un linguaggio lontano dalle forme precostituite, inserendo significati a tratti incomprensibili e estremamente vicini alla Psicologia e quella che lui in un suo libro definirà “Psicomagia“. Molti dei suoi film oggi sono considerati cult del cinema sperimentale e sono da molti critici considerati provocatori, sebbene parecchio complessi da interpretare e sconclusionati. L’ultimo suo film, “Poesia senza fine” del 2016, è un’autobiografia sulla sua stessa vita e su quanto la sua poetica sia cambiata, evoluta negli anni.
Nato ad Udine e studente di Comunicazione, Tecnologie e Culture digitali all’Università La Sapienza di Roma. Appassionato di cinema, serie tv, sport ed attualità. Con esperienze pregresse per 4 testate giornalistiche, il mio sogno è intraprendere un percorso di giornalismo internazionale.