“Le peggiori mancanze le ho fatte a me stessa, quando ho permesso che mi facessero sentire sbagliata solo perchè non ero giusta per loro”.
Così scriveva Marilyn , la dea dell’amore, soprannominata così dai migliori giornalisti di Hollywood, ma nella sua vita privata ne ricevette ben poco.
Norma Jeane Baker Mortenson, nome d’arte Marilyn Monroe (Monroe era il cognome da nubile della madre) nasce a Los Angeles il 1 giugno 1926. La sua infanzia è molto travagliata. Senza un padre, con una madre schizofrenica che non può prendersi cura della figlia, finisce in orfanotrofio e viene data in affido tre volte. Costretta a subire continui affidamenti a famiglie sconosciute e ad essere “depositata” presso varie dimore.
Norma viene violentata proprio in una delle tante case presso la quale trova ospitalità, descrive l’avvenimento nel suo diario rosso. La donna cerca un punto di appoggio sicuro, una certezza e una guida, desiderio che la porta a sposarsi a soli sedici anni con il ventunenne James Dougherty. Il legame evidentemente è prematuro e infatti da lì a poco i due si separano e il matrimonio fallisce. Scoperta dal fotografo David Conover, impegnato a documentare il lavoro femminile nel periodo bellico, la nota e la convince a intraprendere la carriera di modella e ad iscriversi ad una scuola specializzata. Nel 1952 ottiene il suo primo ruolo da protagonista, nei panni di una babysitter psicolabile in “La tua bocca brucia” e nel ’53 con “Niagara”, al fianco di Joseph Cotten, ottiene il successo mondiale.
Da li una scala di successi come “Gli uomini preferiscono le bionde“, “A qualcuno piace caldo” e “Gli spostati”, il suo regalo di San Valentino da parte di Artur Miller.
“Mi aprono…e non trovano assolutamente nulla… è uscita soltanto segatura così sottile – come da una bambola di pezza – e la segatura si sparge sul pavimento e il tavolo”. Un brutto anatroccolo che vuole diventare cigno“.
In queste poche righe é riassunta tutta la solitudine della donna, all’interno del suo diario segreto, dove era Norma, una donna con le sue fragilità senza maschera, non doveva interpretare Marilyn. Troppo fiera, troppo fragile la donna che viene considerata il primo sex symbol della storia, un passato atroce, e la paura costante di ritrovarsi in manicomio.
Collezzionava amori infranti, impossibili fino all’ultima relazione segreta con il presidente degli Stati Uniti d America, che la portò a cantare “Happy birthday”, entrando ufficialmente nella storia.
Oppressa dal suo passato, dall’immagine che aveva costruito per difendersi, che nel contempo la uccise, Marylin fu una donna che voleva essere desiderata dal pubblico, dato che nella sua vita non fu mai amata da nessuno. L’enigma di una bellezza senza tempo che trova la sua apoteosi nella tragica morte irrisolta avvenuta il 5 agosto 1962 a Los Angeles.
Tra mistero e mito sono passati anni
Innumerevoli sono le tesi di omicidio e di suicidio. Le testimonianze sono state raccolte nel tempo, ma ancora oggi é tutto irrisolto, dalla presenza di Kennedy a casa della Monroe e l’ultima chiamata della donna alla Casa Bianca. Marilyn é il mito che a distanza di decenni, suscita ancora scalpore e interesse, é la diva senza se e senza ma.
“Il mio sogno? Stare di fianco al mio uomo, ascoltare musica, leggere poeti, imparare a scrivere, comporre versi, i primi che mi vengono alla mente, e avere accanto qualcuno a cui farli leggere. E poi recitare cose serie,cose importanti”.