L’abbazia di San Pietro al Monte, tra arte romanica e ottoniana

Civate è un paesello in provincia di Lecco. Nei pressi della città manzoniana è possibile ritrovare diversi edifici storici, monumenti, musei. Ma Civate conserva tesori molto interessanti. In questi tempi che alle volte paiono apocalittici e in cui si sente spesso il desiderio di spostarsi, ma lo si fa al più con la mente, forse varrebbe la pena di visitare (anche solo con il pensiero, al momento) l’abbazia di San Pietro al Monte, situata ad altezza 640 metri.

 

Perché tiro in ballo l’apocalisse? Ebbene all’interno di uno dei tre edifici, costruiti in stile tardo romanico, risalenti all’inizio del Basso Medioevo, è narrato quello specifico libro della Bibbia, attraverso affreschi. Si tratta della Basilica. Divisa da due absidi, al centro della volta appare l’affresco della Gerusalemme celeste, ultimo momento dell’apocalisse, dove è situata l’immagine di Gesù il quale tiene in mano un libro, circondato da dieci uomini che si sporgono da dieci archi: gli abitanti del nuovo regno.  È quel momento dell’Apocalisse di San Giovanni in viene raccontata la fine dei tempi.

 

In altri particolari degli affreschi è possibile individuare il drago dalle sette teste e gli angeli che lo affliggono. Se ci si reca presso la cripta si scoprono affreschi dedicati in prevalenza alla Madonna. L’abbazia era abitata da monaci benedettini, dunque uno degli edifici è un monastero, ma non ne rimane quasi nulla. Resta però intatto l’oratorio da cui è possibile ammirare un affresco dedicato interamente a San Benedetto, segno della forte identità benedettina dell’abbazia. Appare la scritta ego sum benedictus a fianco di quella del Cristo e la scritta ego sum lux mundi.

 

Come raggiungerlo?

 

Salendo sul monte Cornizzolo, nel circondario naturale dalle terre di Lecco e Brianza. Una camminata che dura meno di un’ora e mezza, in una salita comoda, laica. I monaci benedettini, si dice siano i più filosofici. Dedicano da sempre molta attenzione all’istruzione. Per questo un simile cammino può diventare spunto anche per chi non è religioso, ma intende conoscere.

 

Effettivamente un’abbazia dedicata interamente al tema dell’apocalisse, oltre a essere macabramente attuale, volendo fare dell’umorismo noir, ci racconta il telos del culto cristiano cattolico. Ci porta a un insieme di edifici che attraverso la meditazione delle parole di San Giovanni, aprono a interpretazioni che si mostrano tra gli esempi materiali dell’arte ottoniana. Già, perché l’abbazia di San Pietro al Monte è associabile alla fine del romanico che si andava tramutando in ottoniano. Affreschi e schematizzazioni in campate, sono il segno tangibile di questo tipo di arte. I primi venti del Nord arrivavano in Italia. Leggendo non solo gli affreschi ma anche le mura, è possibile che scopriamo ci abbiano lasciato fuor dalle parole, tante storie che ancora impariamo a decifrare nell’incontro delle architetture. Resti alcuni andati persi, ma anche rovine che sappiamo sono ingredienti senza i quali non possiamo incontrare dal vivo la Storia.