Se per le vostre vacanze state progettando di fare un tour tutto abruzzese, non potete certo mancare una tappa a Borgo Palena (Chieti), uno dei cuori pulsanti della Majella. Sebbene questa località incastonata nella natura non arrivi nemmeno ai 1500 abitanti, le sue origini e la sua storia ne fanno un territorio talmente ricco di punti di interesse, che non basterebbe un’intera giornata a visitarli tutti.
Una storia strabiliante
Ma partiamo dalle origini. Pare che il nome del borgo derivi dalla parola “pala”, che simboleggia un prato in forte pendio.
E sempre alle origini dello sviluppo dei primi strumenti “tecnologici” utilizzati dalla razza umana ci riferiamo quando diciamo che il territorio che oggi è Palena era abitato niente di meno che già dal Paleolitico. Alcuni resti fossili ritrovati, e ora conservati al Museo Paleontologico comunale, dimostrano infatti che già milioni di anni fa questa era una zona “urbana”.
Immagine tratta da Bandiere Arancioni TCI
Ma non finisce qui. Alcuni edifici e tombe dell’epoca dimostrano che le strade del posto erano abitate anche dai primi popoli italici e durante il dominio di Roma.
Durante il Medioevo, questa zona venne colonizzata da svariate popolazioni, tra cui i Longobardi (dediti al culto dei Santi) nel cosiddetto “Primo Medioevo”, e i Normanni (che costruirono quello che oggi è il Palazzo ducale) nel cosiddetto “Secondo Medioevo”. Nel mentre, il borgo assistette anche ad un fiorente sviluppo delle chiese, che culminò nella diffusione del monachesimo durante il XII secolo, come testimoniato anche da una bolla dell’allora pontefice Innocenzo II.
Venendo a tempi meno lontani da noi, c’è purtroppo da riportare come Borgo Palena, data la sua ubicazione in un territorio ad elevato rischio sismico, sia stata colpita duramente da due terremoti nel 1706 e nel 1933, che portarono alla decisione di abbattere e ricostruire parti della località. Come se le calamità naturali non bastassero, nel 1943 la cittadina venne occupata dal regime nazista, il quale la trasformò in un campo di prigionia. Successivamente, Palena venne bombardata e rasa al suolo dagli Alleati. Il simbolo di questa distruzione fu la chiesa di San Falco, della quale solo il campanile venne risparmiato. La sua ricostruzione venne ultimata nel 1953, quando si decise di spostare anche il centro cittadino più a valle.
Infine, nel 1992 il Comune entrò ufficialmente a far parte del Parco Nazionale della Majella.
Cosa visitare
Sicuramente, ciò che non manca da visitare a Borgo Palena sono le chiese: che siano grandi o di dimensioni più ridotte, questi edifici rappresentano un importante pezzo di storia della cittadina e sarebbe un peccato non visitarne qualcuna per entrare in connessione con la cultura religiosa che permea il territorio (il principale luogo di culto locale è la chiesa patronale di Sant’Antonio Martire, dedicata a San Falco, il protettore del paese; meritano anche un cenno la chiesa di San Francesco d’Assisi e la Madonna della Neve).
Se preferite restare in tema laico, allora vi consigliamo la visita ai quartieri del borgo, dove per le stradine sono esposte foto e xerocopie che raccontano la vita dei cittadini durante gli anni di guerra, e all’antico lavatoio pubblico, tutto costruito in pietra.
Da non perdere sono anche il Palazzo ducale, sede del Museo Geopaleontologico e della Pinacoteca “Casa degli artisti e uomini illustri di Palena”, e il piccolo Teatro Aventino, che con i suoi 96 posti a sedere rientra tra i teatri più piccoli d’Italia e sicuramente è il più piccolo d’Abruzzo.
Infine, soprattutto i bambini, è interessante la visita al Museo e Area faunistica dell’Orso bruno.
Palena nella cultura pop
Sebbene un piccolo borgo, Palena è stata fonte d’ispirazione per due opere dalla fama internazionale. La prima è il film “Pane, Amore e Fantasia” di Comencini (1953): lo sceneggiatore della pellicola, Ettore Maria Margadonna, scrisse infatti la sceneggiatura imprimendo nero su bianco i suoi ricordi su Palena, suo luogo natio.
La seconda è una canzone dell’intramontabile Domenico Modugno, “Amara terra mia” (1971): il cantautore si ispirò alla melodia abruzzese “Addije addije amore”, un motivetto di antica tradizione che veniva cantato principalmente a Palena.
Laureata in Finanza e Mercati, sono da sempre appassionata di arte e letteratura. Uno dei miei migliori difetti: divoratrice (e compratrice) compulsiva di libri – soprattutto rosa! Nel 2021 esce il mio romanzo di esordio, “Ho provato a non amarti”.