Pitigliano: la Piccola Gerusalemme Italiana

Pitigliano: la Piccola Gerusalemme Italiana


Nel cuore della Maremma Toscana e in piena Area del Tufo sorge Pitigliano, piccola cittadina di meno di quattromila abitanti in provincia di Grosseto. Che si tratti di un luogo particolarmente suggestivo risulta ben chiaro già scorgendolo da lontano: arroccata su uno sperone di tufo, nel quale sono scavate numerose grotte, e circondata su tre lati da burroni, appare come una cittadina incantata.

Pitigliano è detta anche “Piccola Gerusalemme” per via della storica presenza di una comunità ebraica a testimonianza della quale è ancora in uso la bellissima Sinagoga risalente al 1598. La cittadina fa parte dei borghi più belli d’Italia, definiti tali dall’ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani).

Le origini di Pitigliano risalgono già alla preistoria, poiché le rupi di tufo permettevano alle popolazioni di difendersi facilmente. A un periodo di declino, ne corrispose poi uno di rinascita in epoca etrusca, quando Pitigliano divenne uno dei principali centri abitati, sempre grazie alla sua posizione strategica in cima ad una roccia di tufo. A questo periodo, e precisamente al VI secolo a.C., risale anche la costruzione della cinta muraria. Altre importantissime testimonianze dell’epoca etrusca sono le Necropoli e le Vie Cave, suggestivi canyon scavati nel tufo e immersi nella vegetazione, utilizzate come via di comunicazione o rifugio in caso di attacchi nemici.

Risale invece al periodo romano proprio il nome di Pitigliano: la leggenda narra che i giovani romani Petilio e Celiano, dopo aver rubato la corona di Giove, scapparono da Roma e si rifugiarono sulla rupe di tufo dove ora sorge il borgo. La versione meno romanzata invece riconduce l’origine del nome alla Gens Petilia, una nobile famiglia romana che qui risiedeva.

Storicamente, la prima volta in cui Pitigliano viene nominata in un documento risale al 27 aprile 1061, citata nella bolla papale di Niccolò II. In quel periodo era la nobile famiglia degli Aldobrandeschi ad avere il controllo sul borgo, in continuo conflitto con Orvieto e Siena. La fine degli Aldobrandeschi venne sancita dalla contessa Margherita, che impegnata in una turbolenta vita privata, non seppe gestire i suoi territori. La figlia di Margherita, Anastasia Montfort, sposò il Conte Orsini, e fu lui a prendere in mano le redini del potere, dopo essersi trasferito nel Palazzo degli Aldobrandeschi, che anticamente era un convento ed ora è conosciuto come Palazzo Orsini, una delle principali attrazioni della cittadina.

Anche sotto il controllo della famiglia Orsini gli scontri con la potente Repubblica di Siena furono sempre piuttosto duri, con l’eccezione del breve periodo di potere di Niccolò III Orsini. I suoi successori non furono dei buoni governatori, e complice il malcontento della popolazione che insorse chiedendo appoggio a Firenze, Pitigliano passò sotto al controllo della famiglia Medici. Anche i Medici lasciarono una testimonianza ben visibile ancora oggi nel borgo: l’acquedotto mediceo.

La zona visse un vero e proprio Rinascimento dopo il 1700, grazie agli Asburgo-Lorena e alle loro riforme che rimisero in moto l’economia. La costruzione dei ponti sui torrenti Prochio e Meleta e della chiesa neoromanica di Santa Maria Assunta, splendida nella sua semplicità, risale proprio a questo periodo.

Nella storia più recente di Pitigliano non mancano i momenti di dolore, come quello che portò alla costruzione di un luogo dedicato alle vittime della Seconda Guerra Mondiale. Bisogna però ammettere che gli scavi portarono alla scoperta di ulteriori reperti risalenti alle epoche etrusche o romane. Dalla disgrazia, è scaturita nuova bellezza