Fonte foto: Nano press viaggi
Esiste un paese in cui il buio predomina sulla luce e no, non stiamo parlando della Scandinavia, e neanche di un oscuro romanzo distopico: parliamo di Viganella, in Piemonte, a pochi passi dalla Svizzera.
Qui gli abitanti restano senza sole per circa 3 mesi l’anno, da novembre a febbraio in quanto le montagne che circondano il paesino impediscono completamente il passaggio del sole.
Ma il paese ha trovato una soluzione al problema: il sole artificiale.
La storia di Viganella
Il piccolo paesino di Viganella si situa nel comune di Borgomezzavalle, nella profonda Valle di Antrona (dal latino antrum, caverna), circondata da boschi e una fitta natura. È a causa di questa posizione che gli abitanti del posto fanno fatica ad assicurarsi un po’ di luce in quei mesi in cui il sole non è abbastanza alto da colpire la valle.
Viene da chiedersi come storicamente si sia riuscito a creare un insediamento umano ed urbano in un luogo tanto malagevole.
I documenti fanno risalire la prima menzione a Viganella al 1217, relativamente a delle miniere di ferro lì presenti. La storia del borgo si lega quindi allo sfruttamento e alla lavorazione del ferro, per la quale erano fondamentali l’acqua e il legname, di cui il territorio era ricco, per l’alimentazione dei forni. Si ipotizza che la gente abituata al lavorare al buio delle miniere o vicino ai forni desse quindi poca importanza alla luce del sole, almeno fino all’arrivo delle lampadine.
Nel corso del ‘900, poi, Viganella ha subito in forte spopolamento che ha imposto la ricerca di una soluzione.
Il sole artificiale
Tutto cominciò nel 1999 in occasione della realizzazione di una meridiana sulla Chiesa parrocchiale. Consapevoli del fatto che la meridiana non sarebbe stata visibile da novembre a febbraio per la mancanza di sole, nacque l’idea di portare artificialmente il sole sulla piazza attraverso uno specchio istallato a monte del paese, in località Scagliola, a 1050 mt d’altezza, dove il sole si mantiene dalle 9 alle 15. La luce dello specchio riflette la luce a valle e, pur non colpendo alla stessa maniera tutti gli angoli del paese, riesce a sconfiggere le tenebre per circa 6 ore al giorno. Il prototipo, ideato dall’allora sindaco Franco Midali e realizzato dall’architetto Giacomo Bonzani, ha avuto due varianti prima di essere adottato definitivamente il 17 dicembre 2006. Il momento in cui il sole artificiale fu inaugurato è ricordato come “il giorno della luce”.
Fonte foto: Sempione news
Un’opera ingegneristica
Il sole di Viganella, che fa tanto pensare agli specchi ustori di Archimede, è in realtà un foglio d’acciaio computerizzato di otto metri per cinque, realizzato con vetro e resina. Il foglio poggia su uno stelo metallico ancorato al suolo in un basamento di cemento armato.
Durante il giorno un computer regola lo specchio il quale ruota per inondare di luce il paese. Di notte, poi, si piega su se stesso e si riposiziona in orizzontale, in modo che polvere, neve o pioggia non possano posarsi e che il giorno dopo possa essere pronto a ripartire.
Lo spiacevole esito
Nei primi anni dopo la realizzazione del sole artificiale, grandi masse di turisti sono state attratte dalla grandiosa opera ingegneristica, acclamata dalla stampa e dalla comunità scientifica internazionale.
Nel 2013 la cittadina norvegese di Riujan, similmente collocata su un fondo valle, ha realizzato un sole artificiale molto simile a quello di Viganella.
Ma gli esiti del congegno tecnologico italiano non sono stati dei migliori: nel 2015, a causa dell’assenza di manutenzione, il sole artificiale ha smesso di funzionare, spegnendo la luce su Viganella. Il borgo, inoltre, non ha saputo sfruttare l’occasione di capitalizzare quel turismo alternativo che stava cominciando a conoscere con un offerta di servizi turistici e commerciali che potessero consolidare il fenomeno.
Viganella, in breve tempo, è dunque ripiombata nell’oscurità e nell’immobilismo di un qualunque paesino montano abitato da anziani e bisognoso di cure e attenzioni.
Classe ’84, laureata in lingue straniere e discipline dello spettacolo. Ama il cinema, le serie tv, il teatro, l’arte e la scrittura. Indossa spesso gli occhiali da sole “per avere più carisma e sintomatico mistero”.
Ha scritto due fumetti (“I Voccapierto’s – Le Origini” e “I Voccapierto’s – Back to the Vocca”) e ogni tanto insegna quel poco che ha imparato in giro. Il resto del tempo aspetta che suo figlio si addormenti per leggere un libro.