Sembrerebbe proprio che da un po’ di tempo a questa parte le banane siano il frutto preferito per quanto riguarda, diciamo, la creatività nel campo dell’arte.
Nel 2019, si è fatto un gran parlare sui media e sui social dell’installazione che Maurizio Cattelan ha realizzato per la galleria francese Perrotin, all’Art Basel di Miami Beach.
“Comedian”, questo è il titolo, è una semplice banana, appesa sul muro con un pezzo di scotch grigio. Il prezzo poi, a cui è stata venduta sarebbe di ben 250mila dollari.
“La creatività richiede coraggio” disse Henri Matisse. Il coraggio dei pionieri, degli sperimentatori, che si mettono in gioco ed osano quando e dove i loro atti aprono nuove strade e nuovi profili di pensiero anche a costo di essere giudicati pazzi.
Il gesto di Cattelan non appartiene certamente a questa categoria. Se mai si può inscrivere in una fase “decadente” dell’arte e dell’idea stessa di creatività, appunto, che da un po’ attraversa il mondo della realizzazione artistica e non solo.
E tanto più plateale si può giudicare il gesto di un altro “artista”: David Datuna, che, molto meno noto di Cattelan ha avuto il suo momento di “gloria” quando ha afferrato la “banana” e se l’è bellamente mangiata. Il tutto naturalmente e rigorosamente filmato. In linea con le esposizioni mediatiche a cui ci hanno abituato.
La signora delle banane
Di altro registro è invece il “gioco” inventato da Anna Chojnicka, una ragazza inglese che, nel marzo 2020, durante la forzata permanenza domestica a causa del covid, ha cominciato a “disegnare” , premendo con un oggetto appuntito, sulla buccia delle banane. Le “ammaccature” così ottenute con pressioni e tempi diversi, provocano differenti gradi di ossidazione del frutto, dando forma ai disegni voluti.
Nulla di pseudo concettuale, quindi, e nemmeno la velleità del fare arte. Solo la voglia di esprimersi in un modo stravagante, se vogliamo , certamente effimero, di cui rimane documentazione solo nelle fotografie sui social.
La Chojnicka con le sue banane, ha però ottenuto una grande visibilità mediatica che le ha permesso di tenere lezioni di “banana art” agli anziani che si sentono isolati per via della pandemia e di raccogliere fondi per una organizzazione benefica del Regno Unito che distribuisce cibo alle persone bisognose.
Dopo aver seguito studi artistici si interessa appassionatamente ad approfondire i meccanismi e l’evolversi della storia dell’arte contemporanea.
Proprio in qualità di critico d’arte e corrispondente, negli anni ’80 e ’90, ha firmato saggi e recensioni per alcuni dei maggiori periodici del settore, tra i quali: Terzoocchio delle edizioni Bora di Bologna, Flash Art di Milano Julier di Trieste ed il genovese ExArte .
Inoltre affiancherà attivamente come consulente la famosa galleria d’Arte avanguardistica Fluxia durante tutto il periodo della sua esistenza.
Ha partecipato all’organizzazione di numerosi eventi, tra i quali l’anniversario del centenario dell’Istituto d’Arte di Chiavari e la commemorazione del trentennale della morte del poeta Camillo Sbarbaro a S. Margherita L.
Nel 2010 pubblica il suo primo romanzo: “La strana faccenda di via Beatrice D’Este”, un giallo fantasioso e “intimista”.
Nel 2018 pubblica il fantasy storico “Tiwanaku La Leggenda” ispirato alla storia ed alle leggende delle Ande pre-incaiche.
Attualmente collabora con alcuni blog e riviste on-line come “Chili di libri, “Accademia della scrittura”,
“Emozioni imperfette”, “L’artefatto”,” Read il magazine” e “Hermes Magazine” occupandosi ancora di critica d’arte e di recensioni letterarie.