Dolci napoletani che non possono mancare il giorno di Natale

Dolci napoletani che non possono mancare il giorno di Natale

Napoli è un tripudio di sapori e colori in ogni periodo dell’anno, ma a Natale i partenopei si sbizzarriscono non solo a preparare le varie pietanze per il cenone, ma già qualche giorno prima iniziando a preparare i dolci di Natale, che saranno serviti a fine pranzo o cena a tutti i commensali.

Gli struffoli

Innanzitutto ci sono gli struffoli, che molto probabilmente sono tra i dolci natalizi napoletani più famosi. Sono palline di pasta fritta, cosparse i miele e arricchite da canditi e confetti colorati. Gli struffoli sembra che abbiano origini greche o forse mediorientali, e a Napoli venivano preparati nei conventi dalle suore dei vari ordini e portati in dono a Natale alle famiglie nobili, che si erano distinte per atti di carità.

Paste reali

Poi ci sono le paste reali, o anche paste di mandorle. In realtà questi dolci sono molto diffusi in Sicilia, preparati con mandorle, succo di limone, uova, cannella e bicarbonato. Secondo la leggenda un giorno Ferdinando IV di Napoli si recò al convento di San Gregorio Armeno, dove le monache gli prepararono un ricco buffet. Il re, che era una buona forchetta, declinò l’invito. Le suore insistettero fino a quando il re si accorse che tutto quel ben di Dio in realtà erano dolci e tra questi c’erano anche quelle che poi sarebbero diventate le paste reali.

I mustacciuoli

Altro dolce tipico napoletano è il mustacciuolo, preparato con un impasto a base di farina, acqua, zucchero semolato, miele, mandorle, bicarbonato di ammonio, cacao amaro, scorza d’arancia grattugiata, cannella, noce moscata, chiodi di garofano e cannella, il tutto ricoperto da cioccolato fondente. La ricetta antica prevedeva l’utilizzo del mosto da parte delle famiglie contadine, oggi però con l’evolversi della cucina, la ricetta è cambiata.

I roccocò

Anche il roccocò è un dolce molto amato dai napoletani, ma è adatto solo a chi ha una buona dentatura, infatti sono molto duri e i più anziani hanno spesso difficoltà a mangiarli. L’origine dei roccocò risale al 1320, grazie alle monache del Real Convento della Maddalena ed il nome deriva dal francese “rocaille”, elemento decorativo a forma di roccia o conchiglia da cui, nel Settecento, trarrà origine anche il termine “rococò”.

Fonte foto: Buonissimo

I susamielli

Poi ci sono i susamielli, con la loro tipica forma a “S”. Anche questi dolci sono una specialità delle suore del Convento di Santa Maria della Sapienza e la loro presenza nella città napoletana è già accertata nel XV secolo. Anticamente venivano preparate tre diverse ricette: i “susamielli dello zampognaro”, di farina grezza e ingredienti riciclati, come le bucce di agrumi; i “susamielli del buon cammino”, destinati ai chierici, ripieni di amarene; e i “susamielli nobili”, giunti fino a noi.

I raffaiuoli

I raffaiuoli, invece, sono dolci a base di pan di Spagna e ricoperti da marmellata di albicocche e da una glassa di zucchero. Di questo dolce tipico natalizio esiste anche la versione a cassata, in cui i raffaiuoli vengono farciti con una crema di ricotta, zucchero, cioccolato e canditi.

Fonte foto: Cookiest

La pastiera

Per ultima, ma ovviamente non meno importante c’è la regina pastiera. Questo è un dolce tipico pasquale, ma in realtà a Napoli viene preparato anche a Natale. È un dolce a base di grano, ricotta e canditi. È buonissimo, ma anche molto pesante. La leggenda narra che alcuni pescatori, a causa dell’improvviso maltempo, erano rimasti in balìa delle onde per un giorno e una notte. Una volta rientrati a casa, a chi domandasse loro come avevano potuto resistere in mare così tanto tempo, risposero che avevano mangiato la pasta del giorno precedente, fatta con ricotta, uova, grano ed aromi. Per questo motivo la pastiera iniziò ad essere simbolo di rinascita, oltre che per gli ingredienti, perché aveva dato una seconda vita a questi quattro pescatori.

E voi li avete mai provati?