Fonte foto: Primo Chef
Il Migliaccio Napoletano non rientra tra i dolci più conosciuti dell’antica pasticceria napoletana, eppure è forse uno dei dolci più antichi della tradizione pasticcera. Il suo nome deriva dall’ingrediente principale con cui si realizza la speciale torta: il miglio. Oggi questo dolce, dal sapore delicato, è il re delle feste di Carnevale, e dato che c’è bisogno di un po’ di allegria e di sorrisi al rientro dall’estate, quale argomento migliore se non il buon migliaccio napoletano? Andiamo dunque a scoprire la storia del dolce e a conoscere la ricetta dell’antico migliaccio napoletano.
La storia del migliaccio napoletano
Si crede che il migliaccio abbia origini molto antiche, addirittura si pensa che sia stato inventato nel medioevo. Il nome attuale infatti deriva dalla parola miliaccium, che indicava il pane medioevale a base di miglio. E’ nell’entroterra, nelle campagne della Campania Felix, che il miglio veniva coltivato. Arrivato in Italia con gli antichi greci, usato poi anche dai latini, il miglio era uno degli ingredienti principali dell’alimentazione medioevale. Ed è proprio nelle campagne Campane che il dolce probabilmente è stato inventato. Con il miglio poi altri ingredienti semplici, presenti nell’alimentazione contadina: uova, latte, zucchero e ricotta di capra. Con l’avvento del mais americano, il miglio è stato gradualmente sostituito e anche la ricetta originaria del dolce è cambiata, sostituendo al miglio la semola. Tuttavia è proprio questo ingrediente principale, il miglio o la semola, che rende il migliaccio napoletano diverso da tutti gli altri migliacci italiani, in particolare da quello emiliano, realizzato con il sangue di maiale, e da quello fiorentino, preparato con farina di castagne, meglio conosciuto come castagnaccio.
Il migliaccio napoletano oggi
La ricetta del migliaccio napoletano è stata tramandata di generazione in generazione. Questo perché considerato un dolce più popolare, che sicuramente non si acquistava in pasticceria, dove invece primeggiava il babà o la sfogliatella, dolci dalla preparazione certamente più complessa. Oggi, con il rinnovato amore per la cucina e soprattutto per la cucina tradizionale, le antiche ricette sono ritornate a conquistare non solo le case degli appassionati di cucina, ma anche i numerosi locali e pasticcerie che si adoperano sia per far conoscere ad un pubblico più vasto i dolci tradizionali, come la delizia al limone , che inventare nuovi dolci partenopei. Tuttavia il migliaccio napoletano, resta rilegato ad un dolce casalingo, ma forse, vista sotto un altro punto di vista, ciò conferma la forte identità del dolce, che resta, pur dopo tanti anni, un dolce fieramente popolare.
La preparazione
Preparare il migliaccio napoletano è davvero molto semplice. Come primo step va cucinato il semolino, circa 200gr. Per cucinarlo versate in un pentolino, mantenuto a fiamma bassa, circa 500gr di latte, 500gr di acqua, un pizzico di sale e a questo punto potete aggiungere una scorza di arancia e, un po’ alla volta, aggiungere il semolino. Mentre versate il semolino, con una frusta amalgamate fino a che non si condensi il tutto. A questo punto potete già versare il semolino in una pirofila da forno, e lasciarlo intiepidire.
A parte invece montate 4 uova, un baccello di vaniglia e 250 gr di zucchero a cui aggiungerete, un po’ alla volta, della ricotta setacciata, 350gr. La ricetta originale prevede che sia ricotta di pecora, ma se preferite un gusto più delicato, potete usare anche quella vaccina. A questo punto unite i due composti e infornate il tutto a forno statico a 180° per 60 minuti. Il dolce va servito freddo anche perché tagliarlo subito rischierebbe di rovinare il dolce, che è particolarmente morbido e umido, quasi vellutato. Quando sarà freddo completate il tutto con una spolverata di zucchero a velo.
Laureata in lingue, sono approdata nel bellissimo mondo della comunicazione e marketing. La mia storia preferita da piccola era L’isola del Tesoro e da grande porto ancora dentro di me quella smania di scoprire mondi nuovi e di percorrere strade poco battute, qualità che trasferisco anche nel mio lavoro. Da maggio 2020 sono sbarcata in Hermes Magazine, dove in qualità di editor ho l’occasione di poter condividere le mie scoperte ed interessi. Siete pronti a venire con me nella mia prossima avventura?