Sanremo 2021, tra sbrilluccichii e paillette, vincono il Rock e la personalità

L’interpretazione passa anche attraverso l’abito, deciso a monte e studiato come le note del pentagramma, perché tutti lo sanno, Sanremo è la miglior vetrina per il fashion made in Italy.

 

Tutti esprimiamo un giudizio, dal più colorato: “Ma non era finito Carnevale” al più professionale “Perfetta palette di colori e giusto taglio dell’abito”, ma quest’anno è stato un tripudio di giacche, guanti che lanciano la nuova tendenza, tailleur over e performance teatrali.

 

Vediamo chi si salva e chi no in questa 71esima edizione di Sanremo

 

 

Un caloroso e gigantesco SI a tutti i travestimenti e performer futuristici: vince Achille Lauro, spettacolo puro, seguito da La Rappresentante di Lista e Madame.

 

 

Sul palco nazionale gli uomini in giacca hanno confuso il palco del Festival della musica italiana con quello degli spettacoli di magia o concerto dell’ultimo dell’anno.

 

 

In testa i due conduttori Amadeus, capo mago dalle giacche scintillanti e Fiorello, con uscite da karaoke vintage style, seguiti da Bugo, che “nell’indecisione che faccio? Li indosso tutti e due” e Irama in versione Massimo di Cataldo anni ’90.

 

 

Si ai dolcissimi e abbinatissimi Coma Cose con Francesca Mesiano che rilancia il mullet anni ‘80, vago ricordo di David Bowie, sarà stato un omaggio al cantante?

 

 

C’è chi poteva fare di meglio come Arisa, dalle unghie troppo lunghe e i fili bianchi tra i capelli, a mio avviso troppo strong per la sua personalità, l’unico outfit davvero azzeccato, il tailleur rosso Maison Margiela, accompagnato da un beauty da 10 e lode, come gli altri. 

 

 

 

In forma Noemi ma non in palette per i suoi colori caldi, per me è no. Annalisa decisamente no dall’inizio alla fine, poco valorizzata seppur bellissima, pare non abbia trovato ancora il suo stile. Francesca Michielin, al contrario, in Miu Miu sicuramente particolare e carico di personalità, tanto da offuscare un timido Fedez nonostante il total look Versace

 

Cosa ricorderemo di questo Festival?

 

 

L’usignolo Orietta Berti con le sue conchiglie di strass stile zia buona della Sirenetta, il mantello Armani della stupenda Laura Pausini. La perfezione di Vittoria Cecchini, ruggente e chic anche nella pronta risposta a Fiorello sulla sua magrezza, la ”giustezza” di  Elodie, internazionale e performante.

 

La mia preferita: Matilda De Angelis, mix di intelligenza, eleganza e bellezza. Tutte giovani, frizzanti ma soprattutto grandi comunicatrici.

 

 

Sono stati i look a cantare le canzoni o viceversa?

 

Direi tutti e due. Ad ogni modo hanno vinto i Maneskin, perfetti e coerenti sotto ogni punto di vista, con un frontman che cavalca il palco alternando sfrontatezza maschile a genderless, stile rock puro. Si alla scelta degli outfit, si al make-up, si al rossetto nero, si al corsetto, ai tacchi e alle trasparenze.

 

 

 

Perché Sanremo non è solo voce, Orietta docet e nemmeno solo abito, Lauro insegna, questa volta Sanremo è stato totale.