Long Faraway Noise, alla scoperta del post-rock abruzzese

 

Un suono, un rumore che proviene da molto lontano. Questo è quello che sono i Long Faraway Noise, una band emergente nata da 5 ragazzi abruzzesi, Fabio Notarfranco alla chitarra, Simone Catena al basso, Andrea Di Vincenzo alla batteria, Ermindo Civitarese al sassofono e Luigi Buzzelli al synth/piano.

Nessuna voce, solo una commistione di strumenti che lavorano in perfetta armonia per una sperimentazione post rock, alla volta di un viaggio cosmico.

Prima di lasciarci trasportare dal sound dei Long Faraway Noise,  li abbiamo intervistati per capire cosa c’è dietro i trip sperimentali della loro musica.

 

 

1. Come è nato il vostro progetto?

 

Il progetto nasce dall’incontro di tre amici di vecchia data che dopo diversi anni si riuniscono per mettere su qualcosa di nuovo e particolare, cercando di creare una vera e propria famiglia. Dopo pochi mesi questa famiglia si è allargata con due nuovi componenti che hanno completato il nostro sound con il synth e il sax.

 

 

2. Long Faraway Noise. Da dove nasce il nome della band?

 

Da sempre siamo amanti di nomi lunghi e particolari, che portano l’ascoltatore in un percorso personale e sperimentale: proprio per questo siamo alla ricerca di un suono, un rumore che proviene da molto lontano e che racchiude i nostri diversi percorsi e stili di vita.

 

 

3. Quali sono le vostre influenze?

 

Veniamo tutti da diverse influenze musicali, dal metal al rock classico, dal grunge alla new wave, ma lavoriamo con la giusta attenzione miscelando il tutto per creare il nostro sound.

 

 

4. Oggi è sempre più difficile spiccare in un mondo pieno di Trap e pseudo-indie. In che genere vi inserireste?

 

Nel mondo di oggi siamo consapevoli che la musica inedita è complicata da far girare, soprattutto se fai un genere di nicchia come il nostro. Noi ci collochiamo nel post rock strumentale con tinte post metal, per chi non conosce questo sound vi invitiamo ad approfondire, vi farete dei grandi viaggi infiniti.

 

 

5. Non poche sono state le band che, per farsi conoscer dal grande pubblico, hanno utilizzato la scorciatoia dei talent show della tv generalista e non. Che idea vi siete fatti a riguardo?

 

I Talent sono trasmissioni studiate a tavolino, che il più delle volte risultano finte e snaturano l’artista e la musica, purtroppo sotto c’è un sistema organizzato esclusivamente in funzione dei guadagni e delle classifiche di vendita.

 

 

6. Nei primi mesi del 2020 è uscito il vostro primo singolo, Lifeless, disponibile da aprile su Spotify. Che lavoro c’è dietro?

 

Il percorso di Lifeless parte dagli esordi quando eravamo ancora un trio, sotto c’è un significato ben preciso e profondo, che rispecchia un po’ lo stato d’animo di diversi periodi della nostra vita, il brano scorre in modo piacevole, per poi esplodere nel finale, con l’aggiunta del sax e del synth il tutto risulta ancora più particolare e fuori dagli schemi.

 

 

7. Ci siamo lasciati alle spalle un lungo periodo di stop. Come avete vissuto i mesi di lockdown?

 

Durante il lockdown abbiamo provato a portare avanti il lavoro da casa, anche se non è stato facile: sono stati dei mesi duri da affrontare e il nostro auspicio più grande è di tornare presto a fare musica dal vivo, ci mancano i palchi e il contatto con il pubblico.

 

 

8. Lemuria e The Lady Who Saw the Devil, gli altri due pezzi disponibili sul vostro canale YouTube, così come Lifeless, sono esclusivamente strumentali. Avete mai pensato di sperimentare anche con la voce?

 

All’inizio del progetto ci siamo posti questa domanda, ma poi abbiamo iniziato ad evolverci in studio cercando di trovare qualcosa adatto alle nostre esigenze, ci piace molto sperimentare e magari in un futuro aggiungere anche qualche linea vocale potrebbe essere una strada percorribile, l’importante è arrivare al giusto risultato finale.

 

 

9. Quali sono le vostre aspettative? Che obiettivi vi siete posti?

 

Stiamo lavorando molto giorno e notte per presentarci al meglio appena tutto tornerà alla normalità, magari prendere un contatto con qualche etichetta discografica interessata a collaborare con noi. Gli obiettivi futuri sono tanti, in primis l’uscita di un nuovo singolo e la pubblicazione del primo album in studio.