Foto in evidenza: Corriere della sera, PrimaBergamo
I ragazzi dei service per luci e audio hanno fatto la loro comparsa in Piazza Vecchia, al centro di Città Alta, a Bergamo esattamente mercoledì mattina, di buon ora. Come un tempo, neanche troppo lontano, dove gli allestimenti per uno spettacolo si realizzavano sul salotto bello e piu’ prestigioso della città con una frequenza a cadenza quasi settimanale. Nessuno ci faceva un gran caso allora, ma in tempi di pandemia, la frenesia di questo mercoledì tra tecnici e impianti, ha attirato non poco l’attenzione di qualche curioso in più tra i passanti e i clienti dei bar. Che cosa stava succedendo? I fari coperti e puntati verso Palazzo della Ragione e il Campanone hanno preso il posto delle sedute dei locali pubblici; quelle sul lato che punta a nord della piazza sono finite ammassate una per una sotto il porticato di via Mario Lupo, mentre quelle sul lato sud sono state raccolte ordinatamente all’ingresso dell’Università. Una piazza vuota, insomma. Di quelle che siamo abituati a vedere da tempo. Da ormai un anno. Una piazza che è diventata un simbolo, per quasi tutti i bergamaschi, durante i giorni pià duri.
Poi, però, come per magia nei pressi della Fontana Contarini, sono comparse anche le transenne (mamma mia ve le ricordate le transenne?), è stato posizionato un pianoforte e altre quattro sedute disposte per i musicisti, oltre ad un microfono che guardava dritto verso la biblioteca Maj. È successo tutto nell’arco di mezz’ora. Perché nella piazza più bella di una città che ha visto spegnersi tante luci e tante anime, le stesse, come recita una frase di Dante apposta in Piazza Mercato, che a poco a poco sono uscite a riveder le stelle, è avvenuta una piccola grande magia. A portare speranza, sorriso e musica per una mezz’oretta circa è stato Marco Mengoni, in un’ambientazione al riparo da occhi, obbiettivi e flash indiscreti. Tanto che anche chi abita sulla piazza è stato diffidato dal riprendere immagini o scattare foto.
In Piazza Vecchia, Mengoni ha interpretato con la sua voce imponente e unica una della canzoni più intense nella storia della musica leggera italiana, “L’anno che verrà”, il brano più conosciuto scritto dal grande Lucio Dalla. La performance è stata registrata e la messa in onda di quanto è accaduto avverrà domenica, su Raiuno, dalle 20.35 alle 20.40, dopo il Tg1. Per il cantante viterbese si tratta di un’inedita performance e cover che non aveva mai incluso nel suo vasto repertorio. L’appuntamento inedito, dal titolo Speciale per Bergamo – A un anno dal primo contagiato Covid un omaggio musicale da piazza Vecchia, a Bergamo Alta, è volto a creare un momento di riflessione alla memoria collettiva, ad un anno esatto dall’esplosione della pandemia in provincia, a Bergamo ed in tutta Italia, sull’attuale oggi caratterizzato dall’emergenza sanitaria che stiamo vivendo. Ma vuole essere anche una coraggiosa voce di speranza per il futuro. Proprio lo scorso 21 febbraio, era cominciato il tutto. Quando l’anestesista e rianimatrice Annalisa Malara dell’Ospedale di Codogno aveva tanto insistito per sottoporre al tampone Mattia Maestri, conosciuto alle cronache come il «paziente uno», ovvero il primo caso di Covid-19 accertato in Italia e in Europa. Due giorni dopo, il 23 febbraio, fu scoperto il primo caso anche all’ospedale di Alzano. Da quel momento, il tracollo.
La scelta del brano, affidato a Marco, ha un valore decisamente e fortemente simbolico: il pezzo venne scritto sottoforma di lettera da Dalla, nel 1979, ed inizialmente fu dedicato all’amico Giuseppe Rossetti. La storia e le parole di questa canzone passano però anche tra le mani di un frate domenicano di Bologna, fra Michele Casali, al quale si pensa sia stato successivamente dedicato. Musica e testo raccontano quali siano le speranze, le paure, ma anche la voglia di ricominciare nel momento in cui si chiude un periodo difficile. A quell’epoca l’Italia aveva vissuto gli anni di piombo e della tensione, con gli attentati in piazze, banche, l’assassinio di Aldo Moro e la strage di Bologna nell’82 eppure, ieri come oggi, qualcuno ha detto che:
“ (…) il nuovo anno porterà una trasformazione e tutti quanti stiamo già aspettando, sarà tre volte Natale e festa tutto il giorno, ogni Cristo scenderà dalla croce, anche gli uccelli faranno ritorno, ci sarà da mangiare e luce tutto l’anno”
E se lo dice, Mengoni, che crede negli esseri umani, voglio crederci, tanto anche io.
Mi chiamo Alessia, scrivo per difendermi, per proteggermi e per dare una mia visione del mondo, anche se in realtà io, una visuale su tutto quello che accade, non ce l’ho, e probabilmente non l’ho mai avuta. Ho paura di ritrovarmi e preferisco perdermi.
Culturalmente distante dal pensiero comune. Emotivamente sbagliata. Poeticamente scorretta. Fiore di loto, nel sentiero color glicine. Crisantemo all’occorrenza. Ho più paure che scuse. Mi limito a scrivere e leggere la vita. Mi piace abbracciare Biscotto, anche da lontano. Anche se per il mondo di oggi sembra tutto più difficile.
Scrivo per questo magazine da circa un anno. Ho pubblicato anche un libro ( ma non mi va di dire il titolo perché qualcuno penserebbe “pubblicità occulta”). Ho aperto un mio blog personale: “Il Libroletto” dove recensisco libri per passione.