Prospettiva Nevski, il capolavoro di Battiato


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Prospettiva Nevski è il titolo di un brano di Franco Battiato, cantautore italiano purtroppo recentemente scomparso a causa di una malattia, pubblicato per la prima volta nel 1980 nell’album Patriots e ripubblicato nel 1994 nell’album Unprotected. Nel 1985, la cantante Alice inserisce il brano in Gioielli Rubati, album tributo a Battiato, per poi registrare una nuova versione nel 2000 per l’album Personal Juke Box. I due hanno poi avuto modo di duettare insieme la canzone in diversi concerti.

Ad oggi, questa è una delle canzoni più conosciute e amate del Maestro, considerata all’unaminità di chi la ascolta come un capolavoro. Ad ogni modo, il titolo del brano è riferito all’omonima strada presente a San Pietroburgo. La canzone è infatti ambientata in Unione Sovietica, nell’epoca immediatamente successiva alla rivoluzione d’ottobre nel 1917.

Nella prima strofa, Battiato parla dell’Unione Sovietica descrivendone le fredde temperature: “Un vento a trenta gradi sotto zero, incontrastato sulle piazze vuote e contro i campanili. A tratti come raffiche di mitra disintegrava i cumuli di neve“. Nel corso del testo, poi, numerosi sono i riferimenti alla cultura della Russia di quegli anni: “Poi guardavamo con le facce assenti la grazia innaturale di Nijinsky. E poi di lui si innamorò perdutamente il suo impresario e dei balletti russi“; “Un giorno sulla prospettiva Nevski per caso vi incontrai Igor Stravinsky e gli orinali messi sotto i letti per la notte e un film di Ejzenstejn sulla rivoluzione“, e in questo verso cita fra l’altro la rivoluzione d’ottobre, che come abbiamo già detto è precedente al periodo in cui il brano è ambientato.

Tutto il testo dà un sentore di antichità, in un verso si ha proprio un riferimento ad una tecnologia piuttosto antica: “E studiavamo chiusi in una stanza la luce fioca di candele e lampade a petrolio“. La canzone si chiude poi con un verso ripetuto più volte, forse il più bello e conosciuto della discografia di Battiato, un verso con cui molti l’hanno voluto ricordare quando è purtroppo scomparso: “E il mio Maestro mi insegnò com’è difficile trovare l’alba dentro l’imbrunire”. Si tratta ovviamente di una metafora, che parla di come sia difficile trovare luce infondo al tunnel, di come sia difficile ricordare che i momenti belli possono arrivare e farci superare quelli brutti.

Sicuramente un messaggio potente e di aiuto in questi tempi duri.