“Solo noi” l’inno alla vita dei dimenticati di Achille Lauro

Condividi su

Dopo il side project che ha visto il genio Achille Lauro sulle piste da ballo degli anni venti di un secolo fa, sempre lui, con la sua solita originalità torna con brano che, a differenza di molte altre sue canzoni, sembra fatto e scritto apposta per gli ultimi, per quelli che nonostante una vita difficile, ce l’hanno fatta. Dal titolo “Solo noi” singolo ormai disponibile dal 19 febbraio, a pochi giorni dal ritorno dell’artista poliedrico, che tutti abbiamo potuto vedere sul palco del teatro Ariston in occasione della kermesse di Rai1. Coinvolto in tutte le cinque serate del Festival di Sanremo infatti, Lauro ha portato altrettanti quadri tra musica e iconografia in un Sanremo che si è rivelato diverso dal solito sotto molti punti di vista.

La traccia di “Solo noi”, è stata annunciata da una serie di post social rigorosamente in bianco e nero che mostrano un’umanità urbana strettamente correlata al complicato mondo della periferia. Foto che ritrae un bambino solo davanti a un vecchio pullmino, una famiglia con lo sfondo dei palazzoni lontani dal centro, un interno che racconta le grandi solitudini del mondo di oggi. La giungla urbana raccontanta da Lauro spazia nell’immaginario di periferia che il cantante conosceva già dai suoi inizi. Un luogo che ha fatto parte della sua vita e dei primi anni di carriera. Proprio per presentare il singolo, Achille Lauro ha voluto scrivere nel suo post instagram, i destinatari del messaggio di questa canzone:

“Parlo a te, ovunque tu sia, venuto al mondo senza sapere come, che stai imparando cosa vuol dire crescere. Ricordati che non sei solo”.

Il pubblico dell’artista romano in quest’ultimo anno si è davvero allargato perchè attraverso il suo estro, a volte suggestivo, ed anche la pubblicazione del suo libro “Io sono Amleto” è riuscito a toccare le corde umane degli animi più affini a determinate modalità artistiche, sfiorando anche coloro che vivono una situazione di disagio, da chi sta soffrendo per una malattia, chi non ha avuto una famiglia, ma soprattutto alla sua generazione figlia di una vita che spesso si dimentica. Non è la superficie rivestita di paillettes che fa il cuore dell’uomo, non è l’esterno che si mostra. Lauro ce lo fa capire ogni volta che canta, che si esibisce. Le parole, certi gesti, sono frutto di un’intelligenza dimenticata e di un’anima nascosta, che solo i più sensibili (e fortunati) riescono a vedere.

 

Parlo di noi – si legge in un altro post sempre su instagram– Figli di una vita veloce, dell’irresponsabilità, di una leggerezza calcolata. Generazione sola, Senza limiti. L’asfalto che brilla poco prima dello schianto. Per chi non ha qualcosa per cui vivere, chi ha trovato la cosa per cui morire. Parlo di voi, Che state appassendo in un letto da soli, Figli di nessuno. A voi che conoscete il valore del pane e di un abbraccio. A voi che state guardando passare fuori dalla finestra un mondo che si sta scordando di voi.” Per tutti, il medesimo finale: “Ricordati che non sei solo”.

 

 


Condividi su