Il cashback; la sua utilità e il rovescio della medaglia

Foto: ContoCorrenteOnLine.it

 

Come molti di noi sanno, il Cashback è un’iniziativa del Governo per incentivare l’uso del bancomat o della carta di credito, scoraggiando la pratica del denaro contante. Scaricando l’app IO, a cui si associano i suddetti metodi di pagamento, abbiamo la possibilità di un rimborso del 10% delle spese saldate con la moneta elettronica, fino a un massimo di €150; a condizione che, in un periodo di sei mesi, vengano effettuate almeno 50 operazioni. 

 

Tutto questo porta a un tracciamento delle spese di noi italiani, dando la possibilità allo Stato di combattere in maniera efficace l’evasione fiscale, una delle piaghe più fastidiose della nostra economia, basti pensare che ogni anno vengono sottratti al fisco più di cento miliardi di euro, il triplo della finanziaria 2020. Ho appreso con entusiasmo l’iniziativa: “Così le casse dello Stato avranno dei benefici non indifferenti” pensavo. Ma poi, giorno dopo giorno, provavo una punta di amarezza che disturbava l’esaltazione iniziale e che non riuscivo a spiegarmi. Qualche giorno fa, ho capito il perché di quella strana sensazione. Quasi per caso, infatti, mi sono imbattuto in un articolo, al cui interno c’era un riferimento a Tommaso Padoa Schioppa, che era stato Ministro dell’Economia nel secondo Governo Prodi; durante quel periodo aveva affermato che “le tasse sono una cosa bellissima”.

 

Quella frase, aveva generato una serie di polemiche, molti si erano indignati per quello che aveva detto l’allora Ministro; in realtà quella dichiarazione era stata estrapolata da un’intervista e usata dai suoi detrattori per metterlo in cattiva luce. La frase completa era stata: “La polemica anti-tasse è irresponsabile. Dovremmo avere il coraggio di dire che le tasse sono una cosa bellissima e civilissima, un modo di contribuire tutti insieme a beni indispensabili come la salute, la sicurezza, l’istruzione e l’ambiente”.

 

Bingo! Ecco il perché di quella amarezza, seppur lieve, che provavo: noi italiani non abbiamo un senso molto sviluppato delle istituzioni, tant’è che il più delle volte consideriamo le imposte una rottura di scatole, dimenticando o, nel peggiore dei casi, ignorando i benefici che esse portano, tipo ad esempio usufruire di servizi pubblici come la sanità o l’istruzione. Ne consegue che – per fortuna non è cosa da tutti – le tendenze è quella di evitare il pagamento delle imposte, o di una parte di esse, quando ne abbiamo l’occasione.

 

E allora lo Stato cosa fa? Cerca di arginare il problema dell’evasione e così quest’anno ha avuto la bella pensata del Caskhback.

 

Un’ottima trovata, nulla da ridire, però è evidente che chi ci governa, non può fare affidamento col carente senso civico di noi italiani, e allora si scervella per trovare certi espedienti per ovviare al problema. È proprio questo il punto: gli espedienti, anziché insistere nel far capire che le regole sono necessarie per una convivenza civile. Noi italiani siamo un popolo di immaturi e, in quanto tali, ci meritiamo di essere trattati come quei bambini a cui i genitori regalano un giocattolo, per invogliarli a fare i compiti. Mi ricordo di un episodio in cui raccontavo a un mio amico che avevo preso e successivamente pagato, una multa per divieto di sosta, quest’ultimo, dopo aver raccolto il mio sfogo mi aveva detto: ”Se me l’avessi detto prima, ti avrei fatto annullare la contravvenzione da un mio conoscente che lavora al Comune”.

 

Siamo fatti così: ci vantiamo di essere un grande popolo che ha a disposizione la Costituzione più bella del mondo, che è alla base delle norme che regolano la nostra convivenza civile, ma non appena si presenta l’occasione facciamo i nostri comodi. Vi ricordate dell’App Immuni, uno strumento utilissimo per il tracciamento dei contagi? Non ha avuto il successo che avrebbe meritato, anzi, è stato al centro di numerose polemiche, in quanto minava la privacy di noi italiani, dal momento che bisognava inserire i dati personali.

 

Anche per la app IO bisogna fornire le proprie generalità, oltre che i dati delle carte di pagamento, ma in questo caso – visto che c’è un rimborso – il server è andato in tilt, a causa del boom di richieste. Il fine giustifica i mezzi, che però, in alcuni casi, lasciano l’amaro in bocca.