Galimberti e l’etica del viandante

Galimberti e l’etica del viandante

“Ogni essere vivente è destinato a nascere, crescere e morire, così è la vita”.

                                                                         Umberto Galimberti

Questa domenica, 12 novembre, abbiamo preso parte alla prima di quattro giornate di eventi culturali, organizzati dall’associazione culturale, Rinascimento culturale, che porta a Cologne nomi celebri e interventi unici e davvero interessanti. Il primo a dare il via a questo festival nel festival è un filosofo celebre per le sue perle di saggezza e i suoi pensieri sull’etica, Umberto Galimberti.

Galimberti

Galimberti inizia il suo intervento dicendo: “Presto saremo tutti viandanti”. Le sue parole fuoriescono con naturalezza e leggerezza, nonostante siano parole che fanno riflettere ed hanno peso se ascoltate e capite, coinvolgendoti e trasportandoti nel suo pensiero. Durante questa serata Galimberti ci ha raccontato dell’etica del viandante e l’età della tecnica, un viaggio che ci trasporta nel tempo in cui sapere l’orizzonte dentro al quale ci stiamo muovendo era molto importante, ma questa sicurezza è decaduta con Cartesio, con l’arrivo della scienza moderna.

Il suo racconto sull’età della tecnica è stato qualcosa che dovrebbe aprire gli occhi a molti, in quanto come dice Galimberti la tecnica non ha storia ed è solo un impianto di procedure. Il passato si butta e il futuro è tutto un sistemare procedure, prima dell’età della tecnica invece, si imparava dal passato e ci si chiedeva che senso avesse la nostra vita.

E il 55% degli italiani utilizza psicofarmaci, questo proprio perché la società ci spinge a dare sempre il massimo. Galimberti paragona l’età della tecnica al nazismo. Siamo ridotti a strumenti e non a persone, viene valutato a cosa serviamo e non come persone, soprattutto nel mondo del lavoro. Ci sono sempre giovani che si suicidano, ragazze che soffrono di anoressia, autolesionisti, chi abusa di droga… tutto per anestetizzarsi dall’angoscia che si prova guardano al futuro. Ed è questo pensiero che predomina l’epoca della tecnica.

Non esistono scopi ultraterreni, mete da raggiungere. Il viandante è colui che traccia il sentiero, che fa esperienza, incontra popolazioni, persone diverse da lui, facendo in questo modo esperienza.

Galimberti ci ha aperto gli occhi su come in effetti oggi come oggi, siamo ancora troppo chiusi come popolo rispetto al resto del mondo. Tutto ciò parte dai bambini, che sin dai primi anni di scuola, giocano con tutti i bambini. Poi iniziano ad escludere bambini di altre etnie, a fare distinzioni e a chiudersi proprio come il resto del popolo italiano.

Non siamo aperti alle differenze, a mischiarci tra etnie. In Italia non accetteremmo mai un presidente marocchino, indiano o di qualsiasi altra etnia, a differenza del resto del mondo. Diciamo che ci portano via il lavoro, ma non è così, diciamo che violentano le nostre donne, ma noi siamo molto bravi in questo è non ci servono loro.

Per il futuro Galimberti dice che dovremmo creare la deterritorializzazione, ovvero non avere più confini, né barriere di alcun genere. E che si abolisca il pensiero dell’antropocentrismo, ovvero che tutto è creato per l’uomo, e l’uomo è padrone del mondo, quando invece non è così. Il viandante raccontato da Galimberti, infatti, sa che non abitiamo il centro del mondo. Il viandante sa che abitiamo la periferia di un pianeta, nella periferia inserita in una galassia, in una periferia di un universo.

La natura, la terra fa il suo corso anche senza uomo, il viandante conosce i processi della vita, della natura, conosce e sa quali sono i bisogni per vivere. Lui sa perché cammina nella terra, fa esperienza, perché vive.

“Lo so, noi adesso ci troviamo con l’inquinamento, il mare pieno di plastica, l’acqua inquinata, e questo cosa dovrebbe farci pensare? Di smettere di mettere al centro l’uomo, ma iniziare a mettere al centro la vita! Assecondando la terra e iniziando a rispettarla e rispettare la nostra specie. L’uomo deve iniziare a difendersi non dagli altri, ma da sé stesso.”

                                                                          Umberto Galimberti

Un’altra parte molto interessante dell’intervento di Galimberti è stato quello sulle specie, infatti egli sostiene, che se la specie è ciò che ci accomuna tutti, la difesa della specie non può avvenire se non attraverso la difesa della terra, ma per avvenire questo deve esserci una politica cosmopolitica, ovvero un Unione tra i popoli, menzionando i valori che una volta rappresentavano la Francia: Libertè, Égalité, Fraternité.

E parlando di valori Umberto Galimberti ha spiegato come questi non scendono dal cielo e non possono essere comuni per tutti, perché in questo modo andrebbero a minare la libertà.

Secondo Galimberti dobbiamo passare all’etica del trascendimento, ovvero passare da una cultura all’altra proprio per evolverci, non solo da scimmie a uomini… e dice: l’uomo è un animale non ancora stabilizzato. La direzione deve essere verso il rispetto dei diritti di tutti gli esseri viventi, non solo l’uomo.

 

Chi possiede strumenti è più ricco di chi possiede la tecnica.

                                                                  Umberto Galimberti

Galimberti