La figura di Narciso, figlio della ninfa Liriope e del dio Cefiso, bellissimo, ma perfido cacciatore condannato ad amare solo se stesso è molto lontana da quella del narcisista patologico. Dunque: chi è il narcisista o la narcisista patologico/a?
Nella prima parte di questo articolo, grazie al fondamentale ausilio dell’equipe dell’associazione Palo Giallo cerchiamo sia di rendere chiaro questo concetto, che di dare alle persone dei mezzi per valutare e in caso riconoscere se stessi e chi si sceglie di avere vicino.
In che modo è possibile individuare i segnali, anche in chat, di una persona che cerca di manipolarti e nello specifico quando deve accendersi il campanello d’allarme che ci avvisa che siamo davanti ad una persona affetta da disturbo narcisistico della personalità?
“Normalmente il narcisista è piacevole, seduttivo al primo contatto. Se però siamo in grado di rimanere in ascolto di noi stessi percepiamo un senso di ferita, come se ci sentissimo squalificati da qualcosa che dice, anche se non sappiamo precisamente identificare da cosa. Il narcisista sembra dapprima molto interessato a noi, molto in ascolto. Ci sentiamo spronati a raccontare, ad aprirci, ma tutto questo ha lo scopo di raccogliere informazioni su di noi, in modo da poterle poi usare per farci sentire inadeguati e richiamare alla nostra mente delle sofferenze precedenti. Questa finta apertura può essere scambiata per empatia, in realtà il narcisista è interessato solo a quanto gli è necessario per soddisfare i suoi bisogni. Un tratto a cui prestare molta attenzione, e che spesso costituisce un indizio molto prezioso del fatto che stiamo discutendo con un narcisista, è la sua tendenza a distorcere la realtà, piegandola alle necessità del suo racconto, per rafforzare la sua posizione a nostro danno.”
Come fare a non demonizzare e confondere una persona semplicemente egocentrica o che tiene molto al suo aspetto e ai suoi spazi, con una persona con un disturbo patologico?
“Mentre l’egocentrico è focalizzato su di sè, e i suoi obiettivi si risolvono tutti all’interno del confine della sua persona, il narcisista esamina l’ambiente per trovare ogni possibilità di sfruttarlo a suo vantaggio: il primo ci ignorerà, preso nel suo percorso solitario e chiuso dentro se stesso, il secondo cercherà di usare quanto più gli è possibile di noi, del nostro aiuto, della nostra energia, senza alcun rispetto per i nostri confini, invadendo in nostri spazi a suo piacimento ogni volta questo gli sembrerà necessario.”
Chi sta vivendo una relazione con un narcisista patologico cosa deve cercare dentro di sè per tornare a vivere e riappropriarsi del proprio vero io?
“Chi vive con un narcisista patologico non deve perdere contatto con se stesso, deve ritrovare il senso del proprio valore, prendersi cura del proprio benessere stabilendo dei confini per arginarlo. Concretamente, bisogna imparare ad opporsi alla sua strategia, che mira a toglierci a poco a poco, gesto dopo gesto, piccola rinuncia dopo piccola rinuncia, tutti i nostri spazi di felicità e realizzazione personale. Occorre prendere posizione per ciò che per noi è importante, e imparare ad essere fermi nel difendere il nostro diritto a vivere una vita completa.”
Vista la vostra esperienza vi chiedo un’ultima cosa: che consiglio vi sentite di dare ai lettori per imparare ad amare se stessi in modo da poter anche amare il prossimo?
“Il concetto fondamentale è non avere paura. Per poter amare se stessi e il prossimo occorre vincere quel senso di blocco che ci paralizza, abbracciare i nostri limiti e difetti, perdonarci e rivendicare il nostro diritto a vivere felici nell’autenticità di quello che siamo, senza bisogno di fingerci altro, di recitare una parte assegnata da chi comunque ci giudica negativamente e farà quanto in suo potere per sminuirci, indebolirci, sottrarci tempo, attenzione e affetto senza alcuna intenzione di occuparsi mai del nostro benessere o della nostra sofferenza.”
Adesso che abbiamo in testa il quadro generale di: chi è, come si comporta e di come è possibile affrontare una persona affetta da disturbo narcisistico della personalità, è il momento di rendere concreta questa patologia. Possiamo fare questo passo grazie alla gentilezza di cinque persone che hanno accettato di condividere con noi la loro esperienza di vita al fianco di un narcisista.
Quando vi siete conosciuti, com’era?
M.P.: “Era la persona perfetta, il principe azzurro arrivato a salvarmi, premuroso, romantico, attento. Sempre pronto nel promettermi sicurezza e attenzioni.”
G.F.: “La persona in questione faceva già parte della mia vita, si presentava come un inguaribile romantico al quale si susseguivano continuamente delusioni amorose. In ogni momento di difficoltà lui c’era, veniva a prendermi a lavoro, mi accompagnava, mi faceva piccoli regali. Era una persona molto sensibile, c’era per me, mi faceva sentire speciale ed importante. Sembrava un amore da favola. Lui sapeva un sacco di cose che mi riguardavano, sapeva perfettamente i miei gusti. Avevamo fin troppe cose in comune, libri, film, cibo, posti preferiti.”
M.G.R.: “Era gentilissimo sembrava una favola, attento ad ogni particolare, il bigliettino al mattino per la colazione, cucinava aiutava in casa. Pensava a ogni piccolo gesto come ad esempio lasciare un cioccolatino di fianco allo spazzolino il giorno di San Valentino. Mi accompagnava ovunque e si prendev carico di qualunque cosa. Presentissimo e quando ho vissuto un problema di salute importante lui era preoccupato e sempre presente. Mi presentava a tutti. Sembrava una favola e nonostante non creda e non abbia mai creduto nel principe azzurro pensavo di avere trovato una persona capace di essere presente.”
M.C.: “Amico da sei anni, carattere difficile agli occhi di tutti e un po’ bullo ma anche piacione, imprenditore, gli si lasciavano passare comportamenti a volte troppo esuberanti. Sapevo che era un traditore seriale. Decisi di provare questa relazione con lui perché nonostante sapessi questo ero affascinata da lui. Avevo deciso di viverla come una relazione senza troppe pretese nonostante io fossi innamorata. Ho cercato di entrare in questa relazione con la consapevolezza che non poteva essere nulla di davvero serio o su cui investire speranze e sentimenti. Ma dopo pochi mesi, a differenza del comportamento che aveva avuto con le varie ex, mi aveva chiesto di andare a convivere. A questo punto mi ritrovai a pensare di essere quella giusta, la fortunata che era riuscita a conquistarlo complice dei tanti anni di amicizia e accettai la convivenza. Lui era sempre attento, premuroso e gentile, notavo che c’erano dei comportamenti un po’ autoritari che giustificavo con il fatto che eravamo all’inizio della convivenza. Anche perché tolti questi comportamenti io mi sentivo proprio come se fossi una principessa, al punto che pensavo di aver trovato il principe azzurro. Apprensivo, amorevole, sesso fantastico, premuroso. Mi faceva parlare tanto e ascoltava con attenzione senza dire quasi mai il suo punto di vista.”
V.P.: “Era molto chiusa e diceva che le persone fossero cattive con lei nonostante lei fosse sempre buona con tutti.”
Quando ti sei accorta/o di chi avevi davvero di fronte?
M.P.: “In realtà fin da subito ho capito che c’era un secondo fine ma non ho voluto fidarmi del mio istinto e sono andata avanti nonostante le sensazioni negative che mi dava. Dopo era troppo tardi perché ormai ero già più che manipolata e plasmata quindi appena sentivo che qualcosa era sbagliato in lui, lui riusciva a confondermi facendomi sentire in colpa e dicendo che avevo le allucinazioni, che non sapevo amare, che ero irriconoscente e altre cattiverie che non serve dire, penso che la situazione sia già chiara.”
G.F.: “Spesso e volentieri faceva scenate di gelosia per nulla, non potevo parlare con un ragazzo altrimenti iniziava ad insultarmi in pubblico. Io lo giustificavo poiché era da tanto che non stava con qualcuno. Perché aveva avuto una vita difficile, soprattutto l’infanzia della quale mi parlava spesso e volentieri. Inoltre minava i rapporti con i miei amici e i miei colleghi di lavoro. Pian piano queste scenate sono diventate sempre più frequenti finché una notte è arrivato a picchiarmi, minacciando inoltre che se non fossi rimasta con lui di sarebbe tolto la vita. Dopo questo episodio ho tagliato completamente i ponti con lui ma lui ha iniziato a stalkerarmi, a dire in giro che ero pazza, che lui non mi aveva fatto nulla. Mise in giro queste voci nonostante io non avessi detto nulla a nessuno perché mi vergognavo.”
M.R.G.: “Ho realizzato chi era solo nel momento in cui si è staccato, nel senso che prima ero convinta di essere io quella sbagliata. Di essere io quella che non riusciva a capire e che fossi io quella inadeguata. Mi ha fatto terra bruciata intorno ma di tutto questo io me ne sono accorta solo dopo. Ho capito pian piano, una volta che ne ero fuori perché mentre ero nella relazione ero completamente assuefatta e non mi rendevo conto di quello che stava accadendo. Sempre dopo che la relazione era finita ho saputo che il sabato mattino, mentre a me diceva di dover andare in ufficio , si vedeva con un’impiegata della posta”.
Il fatto che M.R.G. Sia stata lasciata non ha reso la cattiveria del partner meno incisiva nel moneto del distacco improvviso, letteralmente da un giorno all’altro. Lasciarla davanti agli amici mentre stava festeggiando il suo compleanno non gli basta. Decide di andarsene con un’altra proprio dopo aver inviato tutti a cantarle tanti auguri a te. Aggiunge che quello che l’ha salvata è stato avere la risolutezza di tagliare i ponti direttamente quel giorno bloccandolo anche su tutti i social e le chat. Durante l’intervista mi porta a riflettere sul fatto che tutti i tradimenti le vengono raccontati da terzi solo dopo la fine della relazione chiedendo a se stessa ma anche a tutti noi, il perché la gente tende a coprire i comportamenti di questa tipologia di persone.
M.C.: “Non me ne sono accorta subito ma percepivo la sensazione di essere manipolata. La storia con lui è durata sei mesi ma per staccarmi completamente ho avuto bisogno di un anno. Nonostante la percezione del tentativo di manipolazione ci sono caduta in pieno, anche se ne avevo parlato con amici. Mi ha poi isolato da amici e parenti e anche nel lavoro cercava di essere presente. Con il mio isolamento le cose sono precipitate e sono andata via. Mi sono resa davvero conto di cosa mi era accaduto, e stavo ancora vivendo, dopo otto nove mesi dall’inizio della relazione. Quando ormai ero già andata via da un pò. Ricordo che quando gli avevo detto basta e sono andata via, perché continuava ad attaccarmi su vari fronti e non facevo oltre che dovermi giustificare, mi disse che voleva distruggermi. Nonostante queste parole io cercavo ancora di dimostrargli che si era fatto un’idea sbagliata su di me.”
V.P.: “Mi sono accorto che in realtà le perone le stavano lontano perché lei pretendeva da tutti attenzione e favori senza mai ridare indietro nulla, anzi chiedeva sempre di più e parlava pure male di chi non reputava gentile con lei.”
Quale parte di te hai rischiato di perdere?
M.P.: “Ho perso me, in senso letterale. Non ero più io e non mi riconoscevo. Sicuramente ora ne vivo ancora le conseguenze: diffidenza a trecentosessanta gradi, lo stato di allerta perenne, ansia e depressione. La mia voglia di socializzare è pari a zero. Questa non sono io.”
G:F.: “Ha minato i rapporti con le mie amicizie, mi ha fatta risultare pazza di fronte a molte persone. Ho praticamente perso il lavoro.
Ha sminuito la mia persona e mi ci è voluto molto tempo per ricominciare ad avere un po’ di autostima.Dopo l’accaduto una parte della mia persona risultava rotta, avevo problemi a concentrarmi, avevo vuoti di memoria… Non funzionavo più e ci ho messo tre anni a guarire da tutto ciò.”
M.R.G.: “Ho perso molto, ho perso tutto. Dal punto di vista emotivo ho lasciato dietro veramente tutto. Sono cambiata tantissimo.”
M.C.: “Ho rischiato di perdere me stessa, la me dei ricordi di chi ero. In molti mi facevano notare che non era giusto e io gli davo anche ragione ma non riuscivo ad uscirne. Nonostante cercassi di seguire i consigli che mi venivano dati ad un certo punto ci ricadevo perché mente e cuore andavano in contrasto. Solo quando ho cominciato a ricordare chi ero sono riuscita a trovare la forza per uscirne. Ho ricordato che cosa ero riuscita a fare prima della relazione con lui: sul lavoro, quali erano gli insegnamenti che avevo ricevuto a casa e quali erano i miei valori. Che sono poi tutte quelle cose che lui aveva cercato di distruggere. Non era semplicemente una questione di autostima, non bastava averne perché aveva trovato il modo per riplasmarmi. In questo modo, assecondandolo senza accorgermene, io avevo gradualmente dimenticato chi ero e il mio valore.”
V.P.: “Ho rischiato di perdere il sorriso, gli amici (dei quali molti li ho persi comunque) e la voglia di ridere.”
Oggi che consiglio ti senti di dare a chi ancora cerca l’amore utopico da favola che i media cercano di vendere e che spesso ci porta a vivere una relazione tossica?
M.P.: “Se sembra troppo perfetto, troppo magico o da film: scappate! Non esiste l’amore da favola o l’uomo perfetto. Se avete anche solo la benché minima sensazione di disagio stando con lui, se vi sentite sbagliate con lui e se qualcosa non vi convince è perché il vostro istinto ha ragione. Ascoltatevi e scappate senza se e senza ma fidandovi di voi stesse.”
G.F.: “Mi pento di non essermi accorta prima di questo rapporto tossico. Una persona che ti controlla, che vuole sapere cosa fai, cosa mangi, con chi parli, a che ora vai a dormire di sicuro non si sta interessando perché prova amore. State lontani da persone del genere.”
M.R.G.: “Non fidatevi, non lasciatevi incantare, state attente perché spesso finiamo per immolare noi stessi su altari che ci creiamo da soli. Abbiamo delle aspettative e pensiamo che tutti siano disposti a dare tanto quanto ricevono. Non è così! Le persone molto spesso, quando si trovano davanti a qualcuno di empatica o disponibile alla condivisione, finiscono per approfittarsene. Fate attenzione, analizzate bene la persona alla quale state per regalare il vostro tempo e la vostra fiducia.”
M.C.: “Dovete essere in grado di stare bene con voi stessi, in modo da cercare nell’altro qualcuno in grado di dare emozioni sincere e non costruite per ingabbiarvi. Cercate di osservare chi avete di fronte nel modo più obiettivo possibile. Non lasciatevi andare subito. Io sono sempre stata molto credulona, credo nell’amore fiabesco. Nonostante tutto spero ancora di poter vivere quell’amore travolgente capace di farti dire: oh che bello! Ma che sia vero non simulato. Lasciatevi andare ma con riserva, cercate sempre di valutare se quello che dice coincide davvero con quello che fa e state attenti a chi fa tante domande ma non si sbilancia nelle risposte.”
V.P.: “Quello che mi sento di dire oggi è che è davvero difficile capire quali siano le persone che si nascondo dietro a scuse di cattiverie da parte di altri sopratutto quando loro sono le prime ad esserlo. Le persone non sono cattive con te se tu non lo sei con loro. Quindi se sapete di non fare del male non accettate di riceverne ingiustamente.”
Non penso che serva aggiungere molto altro, credo che siano chiare e agghiaccianti le evidenti somiglianze nei comportamenti dei vari narcisisti che abbiamo indirettamente incontrato. Questo però non deve fare paura visto che ora sappiamo che per evitarli ci è sufficiente amarci davvero e ascoltare il nostro istinto.
Lavoro come grafica-creativa, illustratrice e content editor freelance.
Sono diplomata in grafica pubblicitaria e parallelamente ho studiato disegno e copia dal vero con Loredana Romeo.
Dopo il diploma ho frequentato beni culturali presso l’università di lettere e filosofia e parallelamente seguivo un corso di formatura artistica, restauro scultoreo e creazione ortesi per il trucco di scena.
A seguire l’Accademia Albertina di Belle Arti con indirizzo in grafica d’arte (che mi ha permesso di approfondire: disegno, illustrazione, incisione, fumetto).
Sono sempre stata interessata e assorbita dal mondo dell’arte in tutte le sue forme e dopo la prima personale nel 1999-2000 non ho mai smesso di interessarmi alle realtà che mi circondavano.
Nel 2007 ero co-fondatrice e presidente dell’Associazione Arte e Cultura Culturale Metamorfosi di Torino e in seguito ho continuato e continuo a collaborare con vari artisti e ad esporre.
L’amore per l’arte in tutte le sue forme, il portare avanti le credenze e le tradizioni familiari hanno fuso insieme nella mia mente in modo indissolubile: filosofia, letteratura, esoterismo, immagine e musica.