L’Ulivo in Puglia: una magia che dura 3000 anni

L’ulivo è un arbusto sempreverde e un albero latifoglie, la cui attività vegetativa è pressoché continua, con attenuazione nel periodo invernale. Ha crescita lenta ed è molto longevo: in condizioni climatiche favorevoli può diventare millenario e arrivare ad altezze di 15-20 metri. La pianta comincia a fruttificare dopo 3-4 anni dall’impianto, inizia la piena produttività dopo 9-10 anni e la maturità è raggiunta dopo i 50 anni.

 

Il fusto è cilindrico e contorto, con corteccia di colore grigio e legno duro e pesante. La chioma ha una forma conica, con branche fruttifere e rami penduli o patenti (disposti orizzontalmente rispetto al fusto) secondo la varietà.

 

L’ulivo attraversa un periodo di riposo vegetativo che coincide con il periodo più freddo, per un intervallo di tempo che dipende dal rigore del clima. Da maggio alla prima metà di giugno, secondo la varietà e la regione, ha luogo la fioritura, piuttosto abbondante.
 

In condizioni di umidità favorevoli, i frutti, ossia le olive raggiungono  il completo sviluppo a settembre. Eventuali piogge tardive (da fine settembre a ottobre), dopo una forte siccità estiva, possono in pochi giorni far aumentare le loro dimensioni in modo considerevole, tuttavia la resa in olio sarà bassissima perché l’oliva accumula soprattutto acqua. In regime non irriguo, invece,  sono le piogge dalla metà di agosto e tutto il mese di settembre, ad influire sia sull’accrescimento sia sull’accumulo di olio nei lipovacuoli: in condizioni di siccità le olive restano di piccole dimensioni,  e daranno una bassissima resa in olio. La prima olivicoltura si sviluppò in paesi come la Palestina, la Siria e Creta, luoghi di origine delle più antiche civiltà, e diverse sono le testimonianze che lo attestano.

 

La storia

 

I primi ad introdurre in Puglia la coltivazione degli ulivi probabilmente furono gli antichi Messapi e da allora , fino ad oggi, questa coltura, rappresenta un tratto identificativo di una terra antica e fertile.

L’incontro con questi olivi millenari ha un che di magico: rivestono dolci colline e le loro pendici fino a raggiungere il mare, formano boschi che ancora oggi regalano la sensazione di poter andare indietro nel tempo, di potersi calare nella storia, di immergersi in un paesaggio eterno, rimasto intatto nei secoli.

Tra le terre di Bari e le antiche terre d’Otranto è custodito, perciò,  un tesoro che un tempo è servito a massaggiare atleti olimpici, ungere re, profumare faraoni e riempire antichi forzieri, e oggi come allora impreziosisce ogni cibo, con un aroma intriso di storia. Quel tesoro dai greci fu chiamato elaion, dai latini oleum e fu, come è, per tutti i popoli del Mediterraneo autentico oro liquido.

Una tale ricchezza non è stata mai trascurata nel tempo ed è per questo che la Puglia vanta i più antichi arbusti della storia.  Un’importante opera di valorizzazione del territorio, proprio attraverso questa risorsa agricola, una delle più redditizie,  è intrapresa da “Millenari di Puglia” che è  un’associazione che organizza escursioni naturalistiche, da oltre sei anni, nei territori della valle d’Itria , e del Salento, allo scopo di rendere noto agli escursionisti, l’importanza e la bellezza, il fascino antico, e la magia di un arbusto che affascina sempre di più.  Essi, infatti, rimangono vere e proprie sculture, dall’aspetto di creature, che spesso rappresentano anche volti umani. Ma non rappresentano solo bellezza, gli olivi: sono il “paesaggio storico”, quello stesso che ha accompagnato i Normanni e gli Aragonesi, gli Angioini e gli Spagnoli, i Borboni e i Piemontesi. 

 

L’associazione Millenari di Puglia ne ha fotografati, fra i più rappresentativi, in zona Torricella, Maruggio e Manduria. In quest’ultima cittadina si trova un ulivo famoso, denominato Il Barone, all’interno della Masseria Fellicchie della famiglia Basile. ll motto del progetto Millenari di Puglia è: “L’Ulivo in Puglia, una magia che dura da oltre 3.000 anni”.

 

Quella parte di Puglia compresa tra il territorio di Ostuni, Monopoli, Fasano e Carovigno, infatti,  rappresenta l’area a maggior concentrazione di ulivi secolari di cui molti certamente millenari. E proprio da questa area che passa una delle vie più antiche, la via Traiana fatta costruire dall’imperatore Traiano circa 2mila anni fa per favorire la comunicazione di Roma con il porto di Brindisi e con l’Oriente. La via Traiana ha permesso lo sviluppo del commercio dell’olio grazie alla migliore comunicazione con i porti vicini, luoghi in cui le navi olearie, cariche di vasi contenenti il prezioso oro giallo, partivano verso il nord Italia e il nord Europa. Questa è la ragione per cui  ai lati della Traiana sono sorte un gran numero di antiche masserie, ognuna con il loro frantoio ipogeo e i loro alberi d’ulivo di età romana o addirittura messapica.

 

Un cenno importante , benchè pesantemente triste, è da fare sul batterio killer chiamato Xylella, che infettando  l’arbusto ne provoca l’essicamento, perchè blocca l’afflusso di acqua e sostanze nutritive. In Puglia molti ulivi sono stati abbattuti per cercare di contrastare il diffondersi della malattia, provocando ingenti danni all’economia agricola. E pensare che un tempo gli antichi greci, avevano instituito la pena di morte per chi arrecava danno agli ulivi. Purtroppo, ad oggi, non è ancora stata trovata una cura efficace, e per questo, si ricorre a metodi estremi. Ciò che resta, comunque, è la volontà e gli sforzi degli agricoltori e delle associazioni che curano gli aspetti naturalistici e storici di una coltura così importante, che non si fermano in attività mirate alla salvaguardia di una terra dove tale risorsa così antica, rappresenta un sistema complesso in cui storia, natura e agricoltura si sono intrecciati armoniosamente nei millenni.