E se vi dicessero che soltanto uno dei vostri due genitori può considerarsi giuridicamente tale?
E se aggiungessero che a stabilirlo è la legge? Cosa fareste? Rinuncereste a quel punto a vostro padre o a vostra madre?
Se vi siete, almeno per un momento, indignati di fronte ad una di queste domande, forse allora siete sulla buona strada per comprendere pienamente il dramma in cui si trovano migliaia di bambini Italiani, figli delle famiglie arcobaleno.
Le origini
Il problema trae le sue origini dal vuoto normativo efferente la Legge n. 76 del 2016, che regola le unioni civili ossia il riconoscimento giuridico delle coppie formate da persone dello stesso sesso, che nulla dice in merito al riconoscimento dei figli/e. In pratica, non esiste uno strumento giuridico che consenta al genitore non biologico di poter automaticamente riconoscere il figlio, con la conseguenza che i bambini finiscono con l’avere solo un genitore legalmente riconosciuto.
Da ciò deriverebbero situazioni oltremodo problematiche sia nella gestione del quotidiano (pensiamo a tutte quelle volte in cui serve un genitore ufficiale) fino ad arrivare a quelle più drammatiche (in caso di separazione o peggio di morte del genitore biologico).
È chiaro che se la legge rimane ferma ad un modello arcaico di famiglia l’inevitabile effetto sarà la discriminazione indistinta di tutti i componenti delle famiglie arcobaleno, compresi i minori che, in quanto soggetti vulnerabili e più fragili, vengono più duramente colpiti.
Basterebbe semplicemente capire che l’orientamento sessuale non può essere considerato metro di misura per valutare le capacità genitoriali, e che il modello tradizionale di famiglia non rappresenta una garanzia certa di qualcosa che funzioni.
Non esiste la formula perfetta per fare una “buona famiglia”, esiste però la triste consapevolezza che ci sono figli a cui vengono riconosciuti diritti che ad altri vengono invece negati, ed uno Stato garantista come quello in cui viviamo ha il dovere di intervenire e correggere il tiro.
Bisogna per prima cosa chiedersi: “qual è l’interesse del minore?” e, in risposta a questa domanda, agire.
Un primo passo in quest’ottica potrebbe essere il riconoscimento del genitore sociale che potrebbe considerarsi, più che un diritto del singolo individuo, una vera e propria garanzia per i figli.
Perché per preservare i legami affettivi di un bambino è necessario riconoscerli anche sul piano giuridico, solo così potremo consentirgli di vivere serenamente e in modo pieno la propria vita sicuro di poter contare sul sostegno pieno di tutti i componenti della sua famiglia, qualsiasi essi siano.