L’incredibile storia di Giovanna D’Arco

Fonte foto: Cultura – Biografieonline

È la vicenda di una donna giovanissima, che combattendo con coraggio, è diventata ed è tuttora un mito della coscienza nazionale francese.

Nata nel 1412, a Domremy, in una famiglia contadina, Giovanna fin da piccola fu influenzata dalla religiosità della madre Isabella. In quegli anni la Francia era impegnata in un duro conflitto contro l’Inghilterra, noto come la Guerra dei cent’anni (1337-1453), per di più era in netto svantaggio, dal momento che, con il Trattato di Troyes del 1420, Carlo di Valois – il legittimo successore al trono – era stato diseredato, di conseguenza Enrico IV divenne formalmente, oltre che Re d’Inghilterra, anche sovrano di Francia; il reggente era Giovanni di Lancaster, Duca di Bedford, il cui principale scopo era quello di estendere il dominio inglese su tutta la nazione.

Di fatto la stessa Francia era occupata quasi interamente per la zona settentrionale, in questo contesto gli abitanti di Domremy, il villaggio in cui viveva Giovanna, furono costretti ad abbandonare le proprie abitazioni.

All’età di tredici anni, iniziò a sentire le “voci”, provenienti da messaggeri di Dio, il quale l’aveva scelta per una missione: sconfiggere gli inglesi per permettere a Carlo di Valois di sedersi al trono. Nell’intraprendere la missione divina, Giovanna fece un voto di castità, a tal proposito riuscì a convincere il tribunale locale che rifiutare un matrimonio, che suo padre Jacques aveva organizzato per lei, rientrava pienamente nei suoi diritti. 

Nel 1428, si diresse a Vaucouleurs, per unirsi ai fedeli del delfino Carlo: in un primo momento fu respinta, ma dopo le sue insistenze accettarono la sua volontà a combattere con loro. La ragazza si tagliò i capelli, si vestì da uomo e si diresse verso Chinon, alla corte di Carlo di Valois, in compagnia di una scorta. Giovanna gli illustrò il suo piano: liberare la città di Orleans dagli invasori britannici, incoronare il nuovo Re di Francia a Reims per poi sconfiggere definitivamente gli inglesi e i Borgognoni, loro alleati. Chiese, quindi, un esercito – cosa che le fu concessa – per avere la possibilità di provare che la missione fosse voluta da Dio.

Giovanna era molto popolare, motivo per cui ci furono molti volontari tra le fila dell’esercito degli Armagnacchi, i principali sostenitori del legittimo Re. Nel 1429, la giovane donna risollevò il morale alle truppe francesi – in quel periodo molto a terra – e fu l’artefice della vittoria contro gli invasori inglesi che furono costretti a ritirarsi da Orléans. La sua fama continuava a crescere e si guadagnò i favori di alcuni importanti esponenti del clero. Gli assalti continuarono e i britannici ebbero un’altra cocente sconfitta a Patay, l’esercito francese continuò a marciare verso Reims, dove Carlo fu incoronato Re di Francia.

La nostra protagonista, non soddisfatta, voleva andare alla volta di Parigi, ma il sovrano – temendo che il potere della fanciulla potesse diventare incontrollabile –  tergiversava, sostenendo che sarebbe stato più opportuno trattare con i Borgognoni; nel frattempo ricompensava lei e la sua famiglia con un titolo nobiliare. 

Ci fu un periodo di inattività a causa della momentanea tregua tra Francia e Inghilterra, fino al 1430, quando Carlo VII le ordinò di partecipare alla difesa di Compiégne da un imminente attacco dei Borgognoni, ma durante un assalto all’accampamento nemico, a nord della città, la ragazza, vittima di un agguato, venne catturata.

Fu condotta presso il Castello di Beaurevoir, da dove tentò in più occasioni di evadere, ma senza successo; i Borgognoni la consegnarono – per 10.000 lire tornesi, valuta della Francia medievale – agli inglesI che la portarono a Rouen, principale centro in loro possesso.  

Giovanna fu processata, contro di lei c’erano settanta capi d’accusa, tra cui l’eresia, la stregoneria, e persino l’essersi vestita da uomo. L’obiettivo del processo era in realtà politico: gli Inglesi e i Borgognoni dovevano liberarsi della condottiera, screditando allo stesso tempo Carlo VII,  la cui reputazione era legata alle imprese della pulzella. 

Dal canto suo il re di Francia – a cui non conveniva essere associato a una strega – preferì evitare tentativi per ottenere la sua liberazione. Dopo quattordici mesi di prigionia e sotto minaccia di morte, la Pulzella d’Orleans si dichiarò colpevole, firmando una confessione in cui negava di aver udito delle “voci”.

Alcuni giorni dopo, però, Giovanna si era vestita nuovamente da uomo: atteggiamento che le autorità videro come un’eresia ripetuta, motivo per cui la condannarono a morte.  Il 30 maggio 1431, all’età di 19 anni, nella piazza del mercato di Rouen, venne pubblicamente bruciata su una pira. Più tardi i Borgognoni tornarono fedeli al re di Francia, così Parigi, nel 1436, tornò definitivamente francese. A vent’anni dal rogo, la Pulzella d’Orléans fu riabilitata: un nuovo processo, voluto da Carlo VII, la giudicò innocente. 

Giovanna d’Arco, probabilmente troppo rivoluzionaria per il suo tempo, divenne così una figura sospesa tra storia e mito che avrebbe ispirato diverse opere d’arte, di musica e di letteratura.

 Nel 1909 fu beatificata presso la cattedrale di Notre-Dame, e nel 1920 Papa Benedetto XV la canonizzò.