Il mondo dell’astronomia, della scienza e dell’astrofisica è davvero ricco e pregno di eccellenze femminili, donne che si sono impegnate, svolgendo lavori eccezionali nei campi di ricerca (che di solito sono attribuibili solo a grandi uomini di scienza e storia), con scoperte che hanno cambiato il corso della storia. Basta pensare a Margaret Hamilton e Wang Zehnyi. Tra queste donne spicca anche la nostra Jill Tarter, la prima a proporre, nella sua tesi di dottorato, il termine di “nana bruna”, nel 1975.
Ma che cosa è la Nana Bruna?
Fonte: La notte stellata, Nana Bruna
La nana bruna è un corpo celeste con una massa un po’ più grande di quella di un pianeta, ma con una dimensione appena più piccola di quella del sole (7-8%). In pratica è il punto minimo oltre il quale (per il rapporto dimensione/massa) non può verificarsi la fusione dell’idrogeno. In pratica è una stella che non produce luce e pochissimo (in proporzione) calore.
L’incoraggiamento del padre
Jill nasce e cresce a New York. Ed incoraggiata dal padre, morto quando lei aveva soli 12 anni, nell’avere la curiosità e la voglia d’imparare sempre a portata di mano. Cosa che la contraddistingueva dalle altre bimbe. Sostenendola, nel suo sogno di diventare un’ingegnera spaziale.
La carriera e la ricerca di vita aliena
Jill nel corso della sua carriera è stata a capo e promotrice di molti e importanti progetti scientifici, la maggior parte dei quali riguardanti le altre forme di vita extraterrestre. Come direttrice del Centro di Ricerca SETI , ha pubblicato numerosi documenti e scritti scientifici a proposito di questo argomento, e ha tenuto decine di conferenze focalizzate sulla ricerca di intelligenze extraterrestri e sulla necessità di una corretta educazione scientifica su di esse.
Dalle stelle ai sogni
Frame di De Ja Vu (Roger Waters)
Salda ai suoi obiettivi, ha poi ottenuto premi ed onorificenze come la Bachelor of Engineering Physics presso la Cornell University per essere l’unica donna nel programma di ingegneria. Poi, successivamente dopo un Master’s degree e un PhD alla Università della California, nella sua tesi di dottorato ha proposto per la prima volta il termine “brown dwarf”, di cui abbiamo parlato sopra. Nei suoi impegnativi trentacinque anni di carriera, ha vinto un Lifetime Achievement Award da parte di Women in Aerospace nel 1989, un Telluride Tech Festival Award of Technology nel 2001, due medaglie del servizio pubblico da parte dalla Nasa, un TEDPrize nel 2009. Ed infine, porta il suo nome anche un’asteroide della fascia principale 1999 TJ16, scoperto nel 1999, proprio in suo onore si chiama 74824 Tarter. Solo nel 2012, decide di lasciare le stelle e dedicarsi alle coperte di casa.
Un film per Jill
Inoltre proprio per la sua la ricerca di vita aliena, la Tarter è nota anche per aver ispirato il personaggio interpretato da Jodi Foster nel film Contact del 1997, incentrato proprio sulla ricerca della vita extraterrestre.
Mi chiamo Alessia, scrivo per difendermi, per proteggermi e per dare una mia visione del mondo, anche se in realtà io, una visuale su tutto quello che accade, non ce l’ho, e probabilmente non l’ho mai avuta. Ho paura di ritrovarmi e preferisco perdermi.
Culturalmente distante dal pensiero comune. Emotivamente sbagliata. Poeticamente scorretta. Fiore di loto, nel sentiero color glicine. Crisantemo all’occorrenza. Ho più paure che scuse. Mi limito a scrivere e leggere la vita. Mi piace abbracciare Biscotto, anche da lontano. Anche se per il mondo di oggi sembra tutto più difficile.
Scrivo per questo magazine da circa un anno. Ho pubblicato anche un libro ( ma non mi va di dire il titolo perché qualcuno penserebbe “pubblicità occulta”). Ho aperto un mio blog personale: “Il Libroletto” dove recensisco libri per passione.