Marlene Dietrich: simbolo del ventesimo secolo

Marlene Dietrich nasce il 27 dicembre 1901 a Schöneberg (divenuto nel 1920 un quartiere di Berlino). “Marlene” è uno pseudonimo composto dal nome e dal secondo nome dell’attrice, Maria Magdalena.

Il successo di Marlene Dietrich

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Quando il regista Joseph von Sternberg portò l’attrice 29enne a Hollywood, nessuno riconobbe la star del Blue Angel in questa donna grassoccia con una corta chioma castana. Era alta 165 cm, con un torace piatto, fianchi larghi e un naso rialzato. Questa donna tedesca non si adattava affatto ai canoni di bellezza di Hollywood; pertanto non suscitò alcun interesse da parte dei produttori. Tuttavia, Sternberg era ben consapevole dell’arte della trasformazione e nelle sue mani c’era materiale malleabile.

Prima di incontrare Sternberg, la Dietrich aveva già recitato in dieci film muti tedeschi e si era guadagnata una stravagante fama nei circoli decadenti di Berlino. Fin dal primo mattino poteva avvolgersi in un boa, indossare un monocolo e passeggiare per la città con scarpe col tacco altissimo, che erano assai rare. Le sue gambe furono motivo d’orgoglio sin dalla giovane età. Sua madre considerava polpacci e polsi sottili attributi da “cavalla“.  Quando si convinse che la piccola Maria avesse le gambe storte, fece dormire la figlia per due anni in pesanti calze d’acciaio e la fece camminare solo con stivali alti ben allacciati. In seguito, però, l’attrice sfoggiavA solo scarpe col tacco alto. La preoccupazione materna per le gambe portò la futura star ai primi guadagni.  La ragazza trovò lavoro al teatro locale; sul palco si sdraiò sulla schiena e mosse le gambe “pedalando”.

Lungo il percorso recitò in spot pubblicitari per collant e biancheria intima di nylon. Più avanti, le sue fantastiche gambe furono assicurate per $ 1 milione.  Nemmeno una pellicola con la sua partecipazione potrà dirsi completa senza un primo piano delle sue gambe.

Pigmalione e Galatea

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Marlene è diventata una star per il mondo intero grazie alla luce, al trucco e al genio del regista von Sternberg. Per Blue Angel, fu costretta a tirare quattro molari per farle incavare le guance e allungare il viso. Alzò le sopracciglia, schiarì favorevolmente gli zigomi alti. Ridusse il labbro inferiore, troppo carnoso, con l’aiuto di cosmetici, e dipinse le labbra con un cuore sottile. E, con il gioco di luci e ombre, l’ampio naso si trasformò in una specie di fragili ali di farfalla. Da allora fu filmata solo sotto l’illuminazione dall’alto: il suo viso sembrava brillare alla luce della luna.

Tuttavia, ciò non fu sufficiente per conquistare Hollywood, e “Pigmalione” continuò a migliorare la sua “Galatea”. Mise l’amante della zuppa d’orzo e dei pasticcini rigorosamente a dieta. Di conseguenza, perse 15 kg. Il sale di Epsom in litri di acqua calda, caffè e sigarette divennero il suo cibo quotidiano. Pochi mesi dopo, in Marocco, Dietrich sbalordì tutti. Un’onda liscia di capelli biondi, sopracciglia sottili sollevate, un misterioso bagliore di occhi e guance infossate le conferivano uno sguardo triste e misterioso. Invece di una donna tedesca grassoccia sullo schermo apparve una donna fatale. Ma lo shock piu’ grande furono il suo abbigliamento e il suo comportamento: Dietrich in frac, in un cappello a cilindro, con un bastone ha cantato una canzone francese dal nome di un uomo e ha baciato frivola una donna al tavolo.

Per i successivi 50 anni lucidò diligentemente la propria immagine nei film e nella vita. Lei stessa asponeva la luce sul set molto prima che apparissero altri attori. La sua energia ed efficienza catturavano chiunque intorno a lei. Pagò i conti dei suoi cari per il resto della propria vita. Fin dall’infanzia fu inculcato in lei un senso del dovere, disciplina e autocontrollo: diventò il fondamento della sua leggenda.

Regina dell’oltraggioso

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“Mi vesto per me stessa.  Non per l’immagine, non per il pubblico, non per la moda, non per gli uomini “.  M.D.

Il tailleur pantalone che prese il suo nome fu uno shock per il mondo intero, e per lei era solo un comodo pigiama. Fu la prima a indossare un nuovo costume di scena: stivali alti, pantaloncini corti e un cappello a cilindro bianco. Ma la gloria di una vera icona le fu donata dall’abito “nudo” di Jean Louis sotto un manto di piume di cigno: miriadi di paillettes su tessuto color carne creavano l’effetto di un corpo nudo in una radiosità abbagliante. Con l’aiuto di un ventilatore, il tessuto sottile svolazzava mentre Marlene saliva la lunga scalinata, trascinando dietro a sé lo strascico delle sue vesti.

Non indossava sandali, solo scarpe chiuse.  Le sembrava che i piedi fossero la parte più brutta del corpo di una donna che doveva essere nascosta. Il petto dell’attrice si sformò dopo la nascita di sua figlia, ma il suo seno sembrava impeccabile senza reggiseno, grazie al nastro adesivo incollato. Indossava un corsetto speciale sotto abiti sottili per enfatizzare la forma anche in età molto avanzata. La figlia dell’attrice descrisse il rituale quotidiano di indossare un corsetto segreto: per prima cosa, la Dietrich allacciava la cintura a taglia, con l’aiuto della cameriera. Quindi fasciava le braccia e le gambe con bende elastiche. Il petto era sostenuto da speciali coppe. Ecco perché non solo ogni suo movimento e respiro era controllato, ma anche il suo eccellente aspetto e armonia.

Tessuto dalle contraddizioni

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Per essere una donna che curava fanaticamente il proprio aspetto e visse novant’anni aveva molte cattive abitudini. Marlene fumava molto e posò spesso per i fotografi con una sigaretta in mano.  A causa del fumo eccessivo e della circolazione sanguigna insufficiente, le sue gambe erano molto gonfie. Dopo un concerto di due ore e una standing ovation di 62 minuti, immerse i piedi nell’acqua salata per alleviare il dolore e la stanchezza. Poi rimise i tacchi e salì sul tetto dell’auto per firmare autografi. Alla fine, si recò dal chirurgo. Una foto, inviata in segno di gratitudine, con uno spacco magnetico sull’abito da sera, attestava la buona riuscita dell’operazione. A Marlene piaceva molto bere: durante le esibizioni, tra le canzoni, beveva whisky scozzese o champagne nel backstage. Una volta, non calcolando gli spazi, cadde nella fossa dell’orchestra. Dietrich, nonostante la spalla rotta, continuò il concerto fino in fondo. Ribattè ai medici: “Sono già sopravvissuta a due guerre mondiali. Potrà mai fermarmi qualche specie di frattura?”

Negli ultimi anni, Dietrich beveva tre bicchieri del suo “tè” al limone al giorno. Tuttavia, invece del tè, c’era del brandy nel bicchiere. Inotlre, per ragioni di lavoro, non smetteva mai di dormire ed era convinta che una donna che aveva dormito bene somigliasse a una regina. Al mattino, dopo aver dormito, apriva la finestra e respirava profondamente. Dopo le inalazioni si sdraiava sul pavimento e faceva una “bicicletta”, quindi le sue gambe sembravano tese. Prima delle riprese seguiva sempre una dieta rigorosa, e al termine mangiava con piacere: le cosce di maiale, gli gnocchi e la zuppa di birra erano le sue specialità. Con esse nutriva tutto il suo clan, che l’accompagnò costantemente per tutta la vita: il suo amante, il marito, la sua amante, la figlia e la cameriera.