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Il palco del Teatro Sannazzaro è avvolto nel buio per “Il bacio della Vedova”. Soltanto un tavolo con un paio di sedie gettati lì, quasi per caso, per fare da supporto ad una storia di vendetta che si consuma silenziosa e lenta.
La regia di Teresa Ludovico e le traduzioni di Mariella Minozzi, che si rifanno al soggetto originale del drammaturgo statunitense Israel Horovitz, tessono i fili di una vicenda attuale, cruda e violenta, che colpisce lo spettatore in pieno con tutta la sua prepotenza.
Un trauma che ritorna a galla
Tutto inizia durante una giornata di apparente normalità. I due amici di vecchia data Archie Crisp e George Ferguson, nel magazzino di una cartiera in cui entrambi lavorano come operai, tra una birra e l’altra ridono, scherzano, ricordano gli amici e le vecchie conquiste amorose.
Sembrerebbe di vivere un clima divertente e leggero, se non fosse che fin dal principio nel parlare i due uomini si dimostrano arroganti e strafottenti, maschilisti e retrogradi al punto di definire la donna come un “oggetto”. Arrivano a parlare anche di una loro vecchia compagna di scuola, Margy detta anche “senza tette” o “coniglietta”. Pare infatti che la donna, un soggetto “facile” nell’adolescenza e rimasta di recente vedova, sia tornata nella città natale dopo un lungo periodo di assenza e abbia chiesto ad Archie di uscire.
L’apparente equilibrio è scosso dall’entrata in scena di Margareth. Inaspettatamente la giovane donna si presenta sul luogo di lavoro, facendo percettibilmente crescere la tensione. I tre ex compagni di scuola rievocano ricordi nostalgici e sembra quasi che si sia creata una sorta di complicità, ma presto i toni sarcastici, i punzecchiamenti, le frasi provocatorie fanno emergere pian piano una verità buia.
Il segreto, inizialmente poco chiaro, viene a galla: Margy, chiamata dagli amici la “coniglietta senza seno”, a diciassette anni è stata violentata. Una notte, sulla spiaggia, tutti i ragazzi compagni di liceo si sono messi in fila per avere un momento di estasi approfittando della succulenta occasione. Portata all’esasperazione, la donna arriva a rivelare anche l’ordine di coloro che ne hanno approfittato: il primo è stato George, il secondo Archie, il terzo il fratello stesso della ragazza e poi tutti gli altri.
Un faccia a faccia ineluttabile
I due protagonisti, presi com’erano dalla routine di una vita di provincia, in fondo si illudevano cercando di fuggire da un passato infangato dalle loro colpe. Alla fine però, com’è giusto che sia, il faccia a faccia arriva e l’evento traumatico si ripresenta come un’ondata di acqua gelida nelle loro vite.
Margy, una Diletta Acquaviva struggente e carismatica, tiene le redini di un carro che sta per scomporsi. Archie e George, arrivano a massacrarsi l’un l’altro con le parole, prima, e con la violenza fisica, poi; gli attori Alessandro Lussiana e Michele Schiano Di Cola dimostrano l’impeto e la fisicità giusti per interpretare la brutalità machista, quella di chi non riesce ad andare oltre il proprio istinto virile. Diventano rabbiosi e iracondi, e giungono a compiere un atto tremendo, assecondando inconsciamente la volontà di una donna che con la sua intelligenza dirige tutto dall’esterno.
Parte della vendetta si compie: Archie, che si dice dispiaciuto per le sue azioni passate e cerca di farsi perdonare da Margy, assesta un colpo mortale a quello che pochi minuti prima sembrava essere l’amico di una vita.
Margy non è tornata in città per caso e per ritrovare Archie e George, naturalmente, ma è lì per attuare la sua vendetta, costruita su una rabbia covata per anni e anni. Il fratello sta già morendo, George, il più violento, è stato ucciso da Archie, mentre quest’ultimo si guadagna il perdono.
Ma per la donna non c’è tempo per fermarsi e, come lei stessa dice, “la lista è lunga…”.
“Il bacio della vedova” chiede al pubblico da che parte stare, e spinge ad interrogarsi sul proprio concetto di giustizia, anche se i risultati portano irrimediabilmente ad una fine tormentata per ciascuno dei protagonisti.
Le luci si spengono sulle note di “Where is My Mind”, nella versione dei Placebo, quasi a rievocare il plot twist finale di “Fight Club”. La platea non può che fare una standing ovation per la sbalorditiva performance.
Laureata in Archeologia, Storia delle Arti e Scienze del Patrimonio Culturale alla Federico II di Napoli. All’età di 5 anni volevo fare la “scrittrice”, mentre adesso non so cosa di preciso mi riserverà il futuro. Ma una cosa certa è che la scrittura risulta essere ancora una delle mie attività preferite, una delle poche che mi aiuta di tanto in tanto ad evadere dal mondo.