La grande storia del piccolo Teatro di Villa Mazzacorati

Oggi si chiama Villa Mazzacorati ma in origine prendeva il nome di Palazzo a Camaldoli, una sorta di piccolo castello dotato anche di cinta muraria. Scopriamola insieme.

La villa

Sita poco fuori Bologna, la Villa viene interamente ristrutturata per volontà di Gianfrancesco Aldrovandi per passare da fatiscente dimora per l’estate a villa nella quale vivere ed ospitare: letterati, nobili e politici di spicco. L’aspetto neoclassico con il quale ci si mostra ancora oggi le è stato dato da Francesco Tadolini con l’aiuto del fratello Petronio Tadolini (quest’ultimo autore degli stucchi della galleria). Anche il colonnato e l’ultimo dei piani di elevazione appartengono ai lavori di restauro avvenuti nel corso del ‘700.

Fonte foto:teatrodel700bologna.it

Il teatro

È nel teatro che la personalità di Gianfrancesco Aldrovandi si riflette in tutte le sue sfaccettature: libertino di grande fama, letterato, attore dilettante, politico e facente parte dell’Accademia dell’Arcadia. Riversa gran parte delle energie alla creazione del teatro che occupa l’ala ovest della villa.

Viene dotato di doppio accesso dall’esterno e da uno che porta direttamente in villa, di foyer, palco sopraelevato e retropalco. E per dare un tono in più ai padroni di casa, la balconata superiore ha una porta di accesso riservata alla famiglia.

Accesso inutilizzabile oggi, dopo che a seguito della seconda guerra mondiale i bombardamenti hanno causato un dissestamento che ha causato un dislivello nella pavimentazione.

Statue, stucchi e affreschi

A pianta rettangolare ospita al suo interno due ordini di palchi entrambi strutturati in modo da formare due U continue.

A rendere unico questo teatro sono le 24 statue: tritoni e cariatidi che sorreggono le balconate.
Queste bellissime statue risaltano grazie ai colori pastello e ai trompe d’oil, che le circondano, raffiguranti putti con ghirlande e scene di caccia.

Durante lo studio per la loro realizzazione le mani ed i cesti posti sopra le loro teste sono stati concepiti per ospitare decorazioni ogni volta differente, in base all’evento che il teatro si trova ad ospitare. Avevano inoltre la funzione di reggere l’illuminazione della sala.
Nonostante terminino tutte con una coda da tritone o sirena le statue, in perfetto stile romantico, sono tutte diverse una dall’altra.

Affreschi e statue dal gusto barocco e romantico si fondono con quello che ormai stava diventando la corrente artistica predominante sulla penisola, il neoclassico. Stile che domina a livello architettonico su gran parte della ristrutturazione voluta da Gianfrancesco Aldrovandi e gli amorini dominano le balconate in modo spregiudicato.

Inaugurazione

Il teatro viene inaugurato il 24 settembre del 1763. In scena la tragedia Alzira di Voltaire su traduzione di Vincenzo Fontanelli, gli attori sono tutti nobili e amici di Gianfrancesco Aldrovandi. La sua acustica lo rende celebre su tutto il territorio, motivo per il quale la sua ridotta capienza ad un massimo di 80 ospiti lo rende semplicemente ancora più particolare. Proprio come per altri piccoli teatri presenti sul territorio.

Così, a partire dalla sua inaugurazione, si susseguono al suo interno intense stagioni teatrali, concerti, opera lirica e conferenze.

Si spengono le luci

Per la villa il declino arriva quando la famiglia Sarti, dopo averla acquistata, la cede nel 1928 ai Fasci. Fortunatamente l’uso che ne viene fatto non ne compromette la struttura ma la villa non tornerà mai all’antico prestigio.

Passa da ospedale per bambini a ospedale per i tisici, anagrafe.

Finalmente nel 2020 diventa della regione, mentre, già a partire dal 2002 a prendersi cura del teatro è l’Associazione Cultura e Arte del ‘700.