Il Miacetto, dolce tipico di Cattolica

Il Miacetto, dolce tipico di Cattolica

Alcune storie meritano davvero d’essere raccontate. Una di queste parla della Regina dell’Adriatico, Cattolica; l’ultimo lembo della costa adriatica riminese prima che la Romagna lasci il posto alle vicine Marche. Il Miacetto nasce proprio qui. Testimonianza della cultura gastronomica strettamente cattolichina fin dagli albori del Seicento, seppur non un caso isolato in regione. I rimandi a piatti tradizionali preparati solo in ambiti territoriali ben delimitati, popolano infatti non pochi scritti dedicati alla cucina locale. Libretti il più delle volte recuperati per caso, attraverso una non facile opera di ricucitura tra passato e presente.

Ecco, allora, il prezioso lavoro degli storici. Pronti a darci indicazioni sulla sua genesi e sul perché non sia possibile trovarlo altrove.

Fonte foto: Romagna a Tavola

Maria Lucia De Nicolò spiega che il Miacetto si fa soltanto a Cattolica nella striscia di terra compresa tra il porto e le colonie: poco più d’una manciata di chilometri. Un dolce natalizio la cui etimologia, scrive, deriva forse dall’aspetto – torta formata da mille acini – o come naturale derivazione del mosto, detto anche mnàcia

Fatto sta che nelle famiglie del paese, soprattutto quelle gelosissime nella conservazione dei ricettari tramandati di generazione in generazione, la ritualità del Miacetto è sopravvissuta. Non senza adattarsi alle varianti dettate dal gusto e dalle abilità culinarie. E comunque, un’autentica squisitezza un tempo messa in tavola rispettando le rigide regole della Vigilia natalizia: dunque in quel periodo dell’anno e mai oltre.

L’economia legata al passo, cioè al transito di viaggiatori e pellegrini – chiarisce meglio la storica Maria Lucia De Nicolò – tanto da definire Cattolica, già nel Cinquecento, una contrada di taverne, potrebbe aver rappresentato l’occasione propizia dell’offrire durante l’Avvento, tempo d’astinenza, un dolce sorpresa per il viandante. Qualcosa di somigliante al panforte toscano, alla certosa bolognese o al pan pepato modenese e tuttavia privo delle classiche spezie.

“Tra le varianti – commentano anche Michele Marziani e Piero Meldini nel volume “La cucina riminese, tra terra e mare (Panozzo Editore, 2005) – c’è la possibilità di aggiungere cannella oppure cacao in polvere, come di aumentare la presenza di buccia di agrumi. Insomma, si fa un po’ come nel laboratorio di un alchimista”.

Il miacetto oggi

Oggi il Miacetto non è più unicamente legato al periodo del Natale e lo si può acquistare quando se ne ha voglia. Soprattutto da chi ne ha fatto una specialità assoluta della propria arte pasticcera, diventandone poi il custode ufficiale: l’Antica Pasticceria Staccoli. Dal 1952 lo prepara e lo confeziona “alla vecchia maniera”, unendo i frutti della campagna romagnola – noci, mandorle e pinoli – alla scorza grattugiata degli agrumi, al miele millefiori, all’acqua, all’olio d’oliva e alla farina integrale.

Nel 2006, il Miacetto prodotto dalla Staccoli ha vinto a Madrid il “Gran Prix della Pasticceria” quale Migliore Dolce da Viaggio; mentre nel 2019 l’Accademia Italiana della Cucina, fondata da Orio Vergoni nel 1953, lo ha premiato con il XXXI° “Dino Villani” riconoscendo in pieno l’eccellenza artigianale.