“Cara pace”: il nuovo romanzo di Lisa Ginzburg

Lisa Ginzburg nasce a Roma il 25 ottobre 1966, si laurea in Filosofia alla Sapienza di Roma e si perfeziona alla Normale di Pisa. Si distingue inizialmente con i suoi studi sulla mistica francese del seicento e come traduttrice. Lavora per rai radio3 e collabora con giornali quali Il Messaggero e Domus. Con l’inizio del nuovo millennio si afferma anche come scrittrice, pubblicando con Feltrinelli, Marsilio, Gaffi Editore, Italo Svevo Edizioni, Editori Uniti e Laterza. Attualmente vive e lavora a Parigi. È madre e si definisce “una grandissima amante del camminare e della musica”. Si sente grata ai suoi studi di filosofia perché le hanno insegnato ad ancorarsi al pensiero quando la vita tradisce, o non insegna, o non nutre abbastanza.

 

Il romanzo

 

Cara pace è la storia di due sorelle molto diverse tra loro e di un dolore condiviso. Nina è bella, magnetica ma difficile; Maddalena al contrario è timida, ponderata, introversa e deve continuamente fare i conti con l’egocentrismo della sorella.  La forte diversità delle due ragazze trova un elemento comune, una voragine nella loro vita scavata brutalmente dall’assenza dei genitori. Gloria, la loro madre, porta dentro di sé una sorda solitudine, si sente sradicata da un mondo a cui non sa dare ancora una forma. L’abbandono a cui la lascia il marito, costantemente impegolato nel suo lavoro di fotografo in giro per l’Italia, non fa altro che risvegliare questo buco interiore, con le sue ineluttabili conseguenze: Gloria lo lascia. Seba risponderà a questa assenza con la più tragica delle conseguenze, impedendo alla moglie di vedere le bambine per quanto possibile, ma manca egli stesso di adempiere alle incombenze genitoriali.

 

Maddi e Nina si trovano così a essere orfane senza esserlo, ed è intorno a questa mancanza incolmabile che dovranno crescere, combattendo da sole ma insieme contro i vuoti lasciati in una casa enorme a Roma, colmati solo in parte dalla presenza di Mylène, la babysitter che dà loro la forza di crescere attraverso una disciplina fisica che, in un modo o nell’altro, avrà delle ripercussioni interiori molto importanti.

 

Ma questi sono i ricordi di una vita passata, dopo trent’anni Maddalena vive a Parigi e ogni giorno, rinchiusa nel suo carapace, attraversa la città in lungo e in largo senza fermarsi, adempiendo ai suoi compiti di moglie e madre. Affetta da un principio di inquietudine interiore e costantemente inseguita dalla natura fagocitante della sorella, che da New York tenta ancora di invadere la sua vita, Maddi decide di tornare a Roma, dove vivrà un’esperienza intensa.

 

Edito dalla casa editrice Ponte alle Grazie, Cara pace è un romanzo che mette al centro dell’attenzione le sofferenze di una “famiglia esplosa”, di persone che sono state private di una felicità innocente e primordiale. Le due ragazze vivono di fatto da sole, di rado sono circondate dalla presenza di un padre che diventa sempre più ingombrante e tende a deteriorarsi progressivamente, mentre la madre intraprende una strada opposta.

 

Le vicende sono adornate dalla descrizione delle città in cui si muovono, pensano e parlano i protagonisti. Da Roma a Parigi a New York, i loro rapporti si sviluppano attraverso i fili infiniti tessuti dall’irrefrenabile memoria di Maddalena, i richiami sporadici di Nina che urla, si intromette, avvolge e distrugge in un vortice di sentimenti e sbalzi d’umore che ora estenuano ora sorprendono e sollevano Maddi. Perché nonostante tutto, il loro vincolo di sangue ha un significato profondo, esse possono contare soltanto l’una sull’altra, un’addizione, Maddi più Nina: “un’intima indistinzione che ci lega, invisibile filo mai spezzato da niente”.   

 

Di seguito riporto la preziosa intervista rilasciata dall’autrice:

Lisa Ginzburg, filosofa, scrittrice, traduttrice e molto altro, la ringrazio di aver accettato questa intervista. Prima di addentrarci nelle varie domande riguardanti il suo nuovo libro, ci parli un po’ di lei: chi è Lisa Ginzburg e quali sono le fonti di ispirazione e il percorso di vita che l’hanno condotta a Cara Pace?

 

Sono una scrittrice e qualcuno che ha conosciuto diverse fasi della vita, diversi luoghi, diverse appartenenze.

 

Dietro a una grande personalità ci sono sempre persone, libri/film ed esperienze significative, positivi o negativi che siano. Con quali nomi e titoli indentificherebbe ognuna di queste categorie e perché?

 

Persone: mi limiterei alle “positive”, Tzvetan Todorov, grande intellettuale che ho avuto la fortuna di avere come amico negli ultimi anni della sua vita; Maria Lai, l’artista sarda che ho avuto il privilegio di incontrare nella sua casa in Ogliastra per tutta una lunga giornata di primavera, mai dimenticata. Due maestri di libertà.

Libri: “I Buddenbrook” di Thomas Mann letto da giovanissima e che mi ha insegnato cosa sia lo struggimento del passare del tempo

Film: “La signora della porta accanto” di Truffaut, lectio magistralis sull’amore (ma non per il tragico finale!).

 

Ma ora veniamo subito al romanzo. Volevo innanzitutto farle i complimenti: lo stile del libro è raffinato, l’uso delle parole è consapevole, ognuna è collocata nel punto giusto, permettendo a chi legge di sentire sulla propria pelle, e nel cuore, un sentimento vivo. 

 

Dopo aver scritto già altri libri e realizzato traduzioni, ora è arrivato Cara pace. Scrivere questo romanzo è stata un’esperienza molto diversa rispetto al passato?  E quali sono stati i dubbi e le difficoltà, se ne ha avuti, che ha incontrato durante la strada? 

 

Grazie, mi fa piacere lo abbia apprezzato. È il mio terzo romanzo, ma diversamente dagli altri ha un grado di maggiore autonomia da me che l’ho scritto. Ha preso e scelto le sue strade con maggiore naturalezza. Rispetto ad altri libri che ho scritto, qui i dubbi durante la lavorazione sono stati pochi, pochissimi. Ma il dolore mentre scrivevo, e l’ossessione, quelli tanti.

 

C’è stata una motivazione in particolare che l’ha spinta a scrivere questo romanzo? 

 

Da molto tempo desideravo scrivere una storia su due sorelle.

 

Attraversiamo in modo approfondito le pagine del romanzo:

Il legame tra le due sorelle, Maddalena e Nina, e le sofferenze derivanti da una comune causa vengono descritti in modo profondamente realistico. Le chiedo se questo rapporto tra di loro e con gli altri personaggi del romanzo sia il riflesso di una relazione simile che lei ha avuto nella sua vita, visto che ne riesce a descrivere così bene le sensazioni e i sentimenti, creando un punto di contatto empatico con il lettore.

 

No, nessuna autobiografia, Del resto chiedere cosa ci sia di autobiografico in un romanzo a me sembra sempre un po’ un’assurdità, perché ogni invenzione ha implicazioni personali così come ogni implicazione personale ha la sua dose di invenzione.

 

Nella narrazione riesce a spiegare in modo apprezzabile le cause e le ragioni del dolore interiore delle due sorelle, che si esterna attraverso comportamenti irrequieti e intrisi di livore, lasciando poi che siano alcuni personaggi a suggerire, indirettamente, una possibile soluzione a quelle problematiche. Ha voluto dare una funzione pedagogica al romanzo?

 

Assolutamente no, nessuna intenzione pedagogica. Se un romanzo insegna qualcosa è qualcosa della e sulla vita; o almeno, questo mi auguro per Cara pace.

 

Abbandonata in una monotona e spenta routine quotidiana da suo marito, sempre indaffarato per il lavoro, Gloria, la madre delle due sorelle, decide di lasciarlo. Dal canto suo Seba, il marito, crea un distacco irreversibile tra la moglie e le sue figlie, condannandole a portare con sé una mancanza incolmabile. Crede che l’abbandono possa giustificare la fine di un amore, a fronte delle responsabilità dei genitori?

 

Gloria lascia la casa e la famiglia non soltanto perché il marito la trascura. Si sente sola, sradicata, ma i suoi sono una solitudine e uno sradicamento che lei porta già dentro di sé. Ciò detto, non penso che nessun abbandono coniugale giustifichi la privazione per i figli di presenza, accudimento, amore. Mai, in nessun modo.

 

Nel romanzo ci sono intense descrizioni riguardo al modo in cui le sorelle – Una a Parigi e l’altra a New York – comunicano a distanza, perlopiù tramite Whatsapp. A mio parere, lei riesce a rappresentare in modo molto incisivo la nuova forma di comunicazione moderna, indicandone di riflesso i limiti ma anche i punti di forza. Lei cosa ne pensa dei social e che rapporto ha con gli stessi nella sua vita personale e professionale? Crede che si possa comunque creare una solida relazione a distanza tramite videochiamate, messaggi e note vocali?

 

Per le relazioni private, intime o comunque personali, diffido moltissimo dell’abuso di messaggi e di ogni forma di comunicazione indiretta, che non sia quella “occhi negli occhi”. La virtualità genera malintesi e nella lunga durata altro non fa che allontanare profondamente le persone le une dalle altre. Quanto all’uso dei social in ambito professionale, io ho solo Facebook, da qualche anno, dopo avere esitato a lungo se farne uso o meno. Lo trovo a volte un po’ ottundente, anche scemo, e depressivo, ma non posso riconoscerne anche la grande utilità. Non saprei di molte cose che accadono, di molte letture interessanti, né avrei ricevuto inviti molto belli se non avessi usato questo social network.

 

Mi incuriosisce molto il piccolo spazio narrativo dedicato all’astrologia. Vista la sua formazione filosofica, lei cosa pensa al riguardo?

 

I miei amici più illuministi disapprovano la mia passione per gli astri (interesse che in effetti nutro e coltivo: ma non tanto per gli oroscopi e le diagnosi zodiacali, piuttosto per la posizione dei pianeti e cosa essa determina su larga scala e nella lunga durata).

 

Tempo fa lei ha detto che il mondo va veloce e le esigenze della società mutano continuamente. Da filosofa, ma anche in qualità di scrittrice e come persona, cosa vede per il futuro della nostra società?

 

Grazie, ma io non sono una filosofa, solo qualcuno che ha fatto studi – anche specialistici – di filosofia. Cosa vedo? Vedo che il mondo deve accettare di modificarsi, questa pandemia e i tantissimi problemi che stiamo attraversando mi pare dicano questo: che va affrontato un cambiamento, umano, politico, sociale. Radicale.

 

Sulla base del suo bagaglio esperienziale, quale consiglio darebbe agli aspiranti scrittori?

 

Consiglierei di scegliere di raccontare storie che li toccano da molto vicino, di non fare nulla che non sia da loro sentito come intimamente necessario.

 

Quali sono i suoi progetti futuri?

 

Ho diversi progetti, ma ora ho appena pubblicato Cara pace e non ho voglia di parlarne. Grazie molte.

 

Dott.ssa Ginzburg, la ringrazio ancora per il tempo speso per questa intervista. Le auguro di raggiungere un grande successo con questo romanzo, perché lo merita. Ringrazio anche la responsabile dell’ufficio stampa, la Dott.ssa Maia Terrinoni, per la sua disponibilità.