É di un bambino guerriero la tomba numero diecimila

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Pontecagnano, zona est della provincia di Salerno.

Un’area viva sin dal 3500 a.C., terra del Gaudo, degli Etruschi, dei Sanniti, dei Greci. Memorie oggi custodite da due necropoli, larghi spazi sepolcrali che mantengono tuttora saldo il legame della città con il suo antico passato, e che hanno continuato ad espandersi dagli inizi del IX secolo a.C. fino all’età romana.

La prima viene solitamente identificata come la “Necropoli del Piacentino“, impiantata in prossimità dell’omonimo fiume durante la Prima Età del Ferro (ca. XIII secolo a.C.) e poi concretamente sviluppatasi ad est durante il Periodo Orientalizzante (ca. IX secolo a.C.) verso l’abitato. La seconda necropoli prende invece forma nell’Orientalizzante Antico come piccolo sepolcreto a carattere gentilizio ed estende le sue dimensioni in periodo più tardo.

É in questo contesto che gli archeologi stanno scavando da oltre 60 anni, per continuare a far sempre più chiarezza su di un periodo storico non ancora del tutto ben conosciuto. Ed è sempre qui che, ad inizio Luglio, è stato fatto un nuovo ritrovamento: la tomba di un giovanissimo ragazzo guerriero.

Un cinturone e due coppe

La scoperta è avvenuta durante alcune indagini archeologiche preventive condotte dalla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Salerno e Avellino, in un’area in cui è in fase di progettazione un nuovo complesso residenziale. La maggior parte delle sepolture ritrovate appartiene al periodo dei Sanniti, dalla fine del V secolo a.C. ad incirca la metà del III secolo a.C., e la presenza di così tante tombe ha permesso agli esperti di delineare un’immagine piuttosto chiara delle usanze funerarie dell’epoca, le quali adottavano modalità piuttosto differenti a seconda della classe sociale, del generale e dell’età del defunto.

Fonte della foto: facebook.com/museopontecagnano/

Ed è proprio nei dettagli che la tomba del giovane ragazzo si distingue dalle altre. Una tomba a cassa composta da blocchi perfettamente squadrati, di utilizzo frequente all’epoca, ma realizzata in tufo grigio campano, un materiale senza dubbio importato appositamente per l’occasione e ben diverso dal travertino, la pietra locale di facile reperimento.

Fonte della foto: facebook.com/museopontecagnano/

Al suo interno, lo scheletro di un bambino di circa 10-12 anni, deceduto approssimativamente nel IV secolo a.C. Attorno ai suoi esili fianchi è subito visibile un massiccio cinturone in bronzo, elemento tipico dei guerrieri, ma soprattutto segno di alto status sociale. Ai suoi piedi, due coppe di ceramica in vernice nera, una delle quali dotata di anse; uno skyphos, la tipica coppa destinata al vino. Non era invece presente l’arma, solitamente un giavellotto o una lancia, comune tuttavia nelle sepolture dei maschi adulti. Una tomba minimalista, ma, come spiega anche il nuovo Direttore Generale dei Musei Massimo Osanna, segno in realtà del cambiamento nelle tradizioni e nelle usanze: non si soleva più accompagnare i morti con le loro ricchezze terrene, ma solamente con alcuni oggetti simbolici.

Sfortunatamente, solo la parte inferiore dei resti si è ben conservata, mentre la parte superiore sembra aver sofferto le conseguenze di infiltrazioni d’acqua, di radici e di incursioni da parte di animali.

Un ritrovamento commovente e degno del numero che porta. Chi era questo ragazzo? Che cosa gli è successo? Com’era la sua quotidianità? Sono solo alcune delle domande a cui gli esperti dovranno continuare a cercare una risposta; non solo per far luce sul periodo storico di appartenenza, ma anche per proseguire nell’opera di valorizzazione dei siti archeologici di Pontecagnano, ad oggi ancora poco conosciuti dal grande pubblico.

Presenti nel cantiere di scavo c’erano la Soprintendente Archeologa Francesca Casule, il Sindaco di Pontecagnano-Faiano Giuseppe Lanzara, il funzionario archeologo e direttore del Museo di Pontecagnano Luigina Tomay, la professoressa Antonia Serritella dell’Università degli Studi di Salerno e Bruno Baglivo, l’archeologo responsabile dei lavori. Il percorso espositivo “Gli Etruschi di frontiera” del Museo di Pontecagnano vuole proprio onorare questa lunga collaborazione tra la Soprintendenza, l’Università degli Studi di Salerno e il Museo, la quale da oltre 60 anno persegue i suoi obiettivi di tutela e promozione di un territorio che custodisce la storia di ciascuno di noi.


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