Fonte foto: Esquire
L’uomo che cerca sempre strade e mondi nuovi, adesso sta pensando di colonizzare Marte. Progetto ambizioso e ben lontano dalla realizzazione. Ma ne siamo proprio certi?
Sono notizie quasi giornaliere i progressi delle varie missioni che gli Stati Uniti, la Cina e il Giappone stanno collezionando.
Adesso è il momento degli insediamenti, delle dimore per gli uomini.
Un rapporto del 2017 ha rivelato che potrebbe costare fino a 2 milioni di dollari spedire su Marte un singolo mattone, pensate dunque, come sarebbe fantascientifico la realizzazione di case come quelle che si costruiscono sulla Terra.
Cosa dice la scienza?
Ma la scienza, e lo sottolineiamo, la scienza, non la fantascienza, ha già pronta la soluzione. Bisogna trovare modi per creare materiale utile sul posto, utilizzando quello che c’è. Compresi noi stessi.
L’ingegnere Aled Roberts dell’Università di Manchester ha dichiarato che sono stati effettuati una serie di esperimenti per ottenere un cemento speciale che un giorno potrebbe essere utilizzato per la costruzione di colonie fuori dal pianeta Terra.
Gli esperimenti si sono conclusi con successo ed è nato l’AstroCrete, frutto della combinazione di tre elementi: regolite, materiale che si trova su Marte o sulla Luna, una proteina, l’albumina, che si trova nel plasma sanguigno umano che serve a legare il cemento, e un composto trovato nel sudore umano e nelle lacrime, con l’aggiunta del quale il cemento ottenuto diventa ancora più resistente. Varie fonti danno anche, come elemento del composto, l’urina.
AstroCrete, è risultato essere resistente alle sollecitazioni pressorie fino a 25 megapascal, un valore vicino ai 20-32 megapascal osservati nel calcestruzzo ordinario.
Aggiungendo alla mescola terriccio-sangue, l’urea , un prodotto di scarto biologico che espelliamo con l’urina, il sudore o le lacrime, i ricercatori si sono accorti che la resistenza alla compressione aumenta ulteriormente, portandosi fino a quasi 40 megapascal. Ciò ha permesso loro di ottenere un materiale da costruzione addirittura più resistente del normale calcestruzzo.
A fornire le sostanze umane necessarie saranno gli astronauti che comporranno la missione. Nell’arco di due anni, sei persone potrebbero donare abbastanza albumina per costruire 500 chilogrammi di AstroCrete. Il contributo di ciascun membro dell’equipaggio basterà, secondo gli scienziati, a espandere l’habitat per ospitare se stesso.
Un buon risultato, stando a quello che si legge sui rapporti dei ricercatori, che sperano in un futuro prossimo, di perfezionare i loro studi.
A che punto siamo?
Sono ancora necessarie ulteriori indagini per determinare la fattibilità di questo esperimento, in particolare la valutazione della resistenza e della durata in condizioni marziane simulate (cicli termici estremi, basse pressioni, radiazioni elevate, ecc.) e gli effetti sulla salute a lungo termine della donazione di plasma in un ambiente a gravità ridotta.
La quantità di albumina sierica che potrebbe essere effettivamente estratta dagli astronauti senza influire sulla loro salute è ancora in via di definizione e sono in corso esplorazioni di opzioni alternative, ad esempio l’uso di proteine vegetali.
Nonostante ciò, ci fanno sapere in conclusione i ricercatori, si può ritenere che la regolite bio-composita extra-terrestre basata su albumina sierica umana potrebbe potenzialmente avere un ruolo significativo in una nascente colonia marziana, per poi essere sostituita da bioreattori versatili o altre tecnologie che nel frattempo si spera possano essere prodotte.
Il futuro, dunque, potrebbe essere rosso e non stonerebbe con l’abitat marziano.
Ma voi, ci andreste fin lassù, per vivere in case fatte con il vostro sangue, non solo in senso metaforico?
Per gli appassionati dello spazio interplanetario vi offriamo un video di approfondimento delle missioni di colonizzazioni su Marte.
Mi rimetto in gioco sempre. Cerco ogni giorno il meglio da me e per me. Curiosa, leggo e scrivo per passione. Imparo dal confronto, dalle critiche costruttive e rinasco cercando di superare i miei limiti. È così che approdo a nuove mete dopo scelte di studio e lavoro completamente diverse, quali la contabilità e un impiego in amministrazione in un’azienda privata e mi dedico a ciò che avrei dovuto fare fin dall’inizio.