Dal Giappone un pezzo di Marte sulla Terra

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Fonte foto: Global Science

La meta è ambiziosa.

Si legge in rete circa l’esplorazione del pianeta Marte – di cui già vi abbiamo accennato in un nostro articolo precedente che potrete leggere qui – che la Japan Aerospace Exploration Agency, o JAXA, prevede di lanciare un “esploratore” nel 2024 per atterrare sulla luna marziana Phobos per raccogliere 10 grammi di materiale e riportarlo sulla Terra nel 2029.

L’obiettivo è quello che perseguono tutti: trovare tracce di vita.

Il Giappone dunque vuole battere sul tempo la NASA con i suoi rover e la Cina con la sua missione Tianwen-1 già in orbita.

Il rover Perseverance della NASA sta operando in un cratere di Marte dove deve raccogliere 31 campioni che devono essere restituiti sulla Terra, con l’aiuto dell’Agenzia spaziale europea, già nel 2031.

La Cina ha fatto atterrare un veicolo spaziale su Marte a maggio e prevede di riportare campioni in giro 2030.

Il Giappone con questo colpo andrebbe in testa a tutti, in quella che sembra essere diventata una gara dai risvolti politici e di immagine molto importanti.

Ha annunciato, così, una nuova tabella di marcia per la sua missione Mars moon explorations (Mmx): liftoff nel 2024, arrivo intorno a Marte nel 2025 e ritorno sulla Terra nel 2029, con a bordo il primo campione mai raccolto di Phobos, la più grande e più interna luna di Marte.

Forte del successo della missione Hayabusa2, che lo scorso anno ha portato a Terra un campione prelevato dall’asteroide Ryugu a oltre 300 milioni di chilometri di distanza, il Giappone punta a utilizzare una strategia simile.

Il piano

Dopo l’inserzione di Mmx nell’orbita marziana, una sonda più piccola si staccherà dalla navicella madre e atterrerà su Phobos. A quel punto raccoglierà un campione della superficie del satellite.

È lì, sostiene l’agenzia spaziale giapponese, che potrebbero nascondersi tracce di una passata presenza di vita su Marte.

Phobos potrebbe infatti contenere ancora parte del materiale primitivo staccato alla crosta marziana in seguito all’impatto con antichi asteroidi.

Gli scienziati della Jaxa hanno chiamato queste possibili impronte biologiche con la parola shigai, che in giapponese significa ‘resti’ ma che è anche l’acronimo dell’inglese Sterilized and Harshly Irradiated Genes, and Ancient Imprints (geni sterilizzati e fortemente irradiati e antiche impronte).

Il prezioso carico verrà chiuso ermeticamente in una capsula, che si separerà dal resto della sonda e inizierà il suo ritorno verso il nostro pianeta.

Se tutto andrà come previsto, nel 2029 avremo quindi nei laboratori terrestri il primo pezzetto di luna marziana.

Il responsabile di progetto Yasuhiro Kawakatsu in una conferenza stampa ha dichiarato che il buon esito della missione «metterebbe il Giappone davanti a Stati Uniti e Cina nel riportare campioni della regione marziana, nonostante l’inizio più tardivo della stessa».


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