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Icaro e Guccini
Icaro è un libro di Francesco Guccini. Oltre ad essere un cantautore, egli ha infatti anche una meno nota attività ultratrentennale di scrittore. Che era poi il suo primo vero sogno, poi chissà cos’è successo. A tal proposito ha affermato:
Non è poi che scrivere canzoni sia così diverso, si tratta sempre di raccontare. Scrivo romanzi, racconti, canzoni, ma sono anche un narratore orale, ai concerti racconto moltissimo.
Guccini prima di Icaro
Che l’autore di Icaro sia uno scrittore a tutti gli effetti comunque è indiscutibile. Non a caso Tiziano Sclavi sceglie il suo nome quando crea lo pseudonimo di Francesco Argento.
In questa carriera di scrittore l’autore ha lavorato e collaborato alla stesura di saggistica e narrativa, scritta e a fumetti (indimenticabile Storie dello spazio profondo, con Bonvi). Ha indagato più o meno tutti i contesti di scrittura, con ricerche particolari nel noir, nel racconto breve e nell’autobiografia (quanti autori conoscete che abbiano scritto tre autobiografie?).
Fonte foto: ©1970 Editrice Naka (attualmente ©2016 Mondadori)
Guccini e Icaro
In generale, Guccini è un autore che volge spesso lo sguardo ammiccando al passato, sottolineandolo o compatendolo. A volte paragonandolo. Ed è quello che fa nei sette scritti che compongono questo libricino del 2008: racconta di ragazzi partigiani del fine guerra emiliano, ragazzini del dopoguerra che giocano con residuati bellici inesplosi, indigeni che si fanno beffe di diversamente scaltri vacanzieri, palermitani d’altri tempi che devono possedere la capacità di tener segreti.
Fino ai protagonisti di Icaro, il racconto che da il titolo alla raccolta. Elemento caro all’autore, essi sono un vecchio e un bambino.
Nella mia mente si svolge alla periferia di Bologna, sulla riva del Reno, all’altezza del Pontelungo.
Con un ribaltamento: stavolta il bambino è l’essere razionale, mentre l’altro è il sognatore che, seppur nella tragedia, riesce temporaneamente a volare. Esattamente come l’Icaro mitologico, senza però che vi sia il sogno di un Dedalo a spingerlo. Casomai il bambino ben radicato al suolo vive di sogni personali, che però sa ben distinguere dalla veglia (da notare che il racconto è stato scritto ben sette anni prima della nota canzone).
Una raccolta di racconti che poteva essere un album di canzoni
Come sempre con poesia Guccini disegna mondi. Li lega con filo invisibile e racconta una storia unica mascherandola da tante storie diverse.
Lui finge di no, o meglio, ritratta.
Umberto Eco dice che sei buon scrittore se hai due aggettivi e ne usi uno. Io se posso allungarmi ne uso anche cinque o sei: il romanzo mi tira verso il barocco. La canzone al contrario è tiranna: devi raggrumare, condensare.
Dice in buona sostanza che raccontare con le canzoni è possibile (lui lo fa), ma il ritmo che l’autore deve scegliere è diverso. Lui canta:
[…] Picchiettavo un indù di latta di una scatola di tè, ma se avesse scritto un racconto sarebbe stato mi ero messo a tamburellare nervosamente con le dita sulla scatola di latta di una marca di tè. Notai distrattamente la curiosa etichetta su cui era disegnato un indiano.
E anche Autogrill avrebbe assunto un senso noir.
Fonte foto: ©2008 Mondadori
Laureato in Belle Arti, grafico qualificato specializzato in DTP e impaginazione editoriale; illustratore, pubblicitario, esperto di stampa, editoria, storia dell’arte, storia del cinema, storia del fumetto e di arti multimediali, e libero formatore. Scrittore e autore di fumetti, editor, redattore web dal 2001, ha collaborato e pubblicato con Lo spazio Bianco, L’Insonne, Ayaaak!, Zapping e svariate testate locali.