Fonte immagini: per l'immagine di testa, ritratto fotografico di Tiziano Sclavi © Tiziano Sclavi; per la copertina originale del romanzo (l'unica esistente, essendone la ristampa del 1991 scevra), con illustrazione di Bruno Tosi, ©1974 Tiziano Sclavi-Il formichiere.
Questioni sulla prima opera di Tiziano Sclavi
C’è da precisare qualcosa, ovviamente. Abbiamo detto che avremmo analizzato i libri di Sclavi in ordine, e già qui bisogna guardare le cose più nello specifico. Il romanzo breve (brevissimo!) Film è stato pubblicato nel 1974 da Il formichiere (una casa editrice che da tempo non esiste più), lo stesso anno in cui è stato pubblicato I misteri di Mystére. Tuttavia, per parole dello stesso Sclavi, questo è stato scritto nel 1972, mentre I misteri di Mystére è stato pubblicato precedentemente a puntate nel 1973 sul Corriere dei ragazzi.
A guardare l’anno, quindi, sarebbe Film la prima produzione romanzata dell’autore, non I misteri di Mystére. Però, e c’è sempre un però, è anche vero che Film è rimasto inedito per almeno un anno dopo la prima pubblicazione di I misteri di Mystére, e di solito è più corretto prendere l’anno di pubblicazione per stabilire l’età di un’opera (è quel che dice anche la legge sul diritto d’autore, del resto), non quella di stesura. Questo perché fino a che non è pubblicata l’opera potrebbe ancora essere rivista, rimaneggiata, corretta.
I temi sempre attuali delle opere di Sclavi
Ma ci sono almeno altri due motivi per i quali vogliamo considerare Film il secondo libro dell’autore e non il primo, come lo stesso afferma. In primo luogo, I misteri di Mystére è un libro tendenzialmente per ragazzi, maturo ma soft: oggi lo considereremmo da bollino verde. Film invece affronta già tematiche più importanti: omicidi, demenza senile, rapporti profondi. È come se i due libri fossero stati scritti da due autori differenti (e infatti sono anche firmati, almeno nell’edizione originale, con due nomi diversi: con il nome originale dell’autore Film, e Francesco Argento, suo vecchio nome d’arte, I misteri di Mystére).
Ci piace pensare quindi che tra i due libri, sebbene pubblicati nello stesso anno, ci sia uno spartiacque profondo. Ecco, possiamo dire che Film è il primo libro di Sclavi se non consideriamo I misteri di Mystére. Oppure possiamo anche dire che è il primo libro di questo Sclavi. La vera, grande produzione letteraria romanzata di Tiziano Sclavi inizia (e in realtà termina anche, si potrebbe dire in un certo senso) qua. Con un libricino piccolo piccolo (appena 43mila battute, praticamente 24 cartelle) di 72 pagine che ha vinto la prima edizione del Premio Scanno (premio vinto, tra gli altri, nel corso degli anni, anche da Luciano De Crescenzo, Dacia maraini, Michael Ende, Susanna Agnelli, Antonio Tabucchi, Alberto Bevilacqua, Valerio Massimo Manfredi; e, nella multidisciplinarità, da Mario Monicelli, Michelangelo Antonioni, Vittorio Sgarbi, Michele placido, Norberto Bobbio), sezione narrativa, nello stesso anno della sua pubblicazione; e che è un romanzo decisamente minimal (Sclavi inizia qui a essere lo scrittore che vorrà essere) composto di tanti pezzettini, tante storie non intersecate tra loro se non in minimi tasselli, con piccoli sfociamenti nell’orrore (di tutti i giorni e meno) e nel grottesco, financo al sovrannaturale (che però non è mai l’elemento portante delle storie di Sclavi, ma al massimo l’ambient); noia quotidiana, fatti di cronaca (di poca importanza, al massimo curiosi) e gli stessi raccontati all’interno della vita di redazione di un giornale (dell’epoca in cui ancora si montavano i piombi. La vita di redazione è uno degli elementi fortemente ricorrenti nelle opere di Sclavi), il tutto montato e rimontato a ripetizione, come se fosse la pellicola di un film.
L’ “esorcista” della vita quotidiana
Noi lettori leggiamo le stesse scene più volte, con minime differenze che ci portano a non renderci conto immediatamente di averle già viste (persino noi cadiamo nel tranello!); i personaggi si rendono conto del fatto che le cose “sembrano essere già successe”, ma il tutto si ferma lì. Un arcano senso di deja-vu che se non fosse per il lettore che li vede ripetersi in continuazione non sarebbe poi troppo diverso dalla vita di tutti i giorni. Amara, ridicola, ripetitiva. Grottesca. Vita che nel mettere nero su bianco Sclavi cerca di esorcizzare (ma ci sarà mai riuscito?) con quella che sembra essere una notevole forma di meditazione: l’osservazione e la trasposizione della struttura stessa della realtà.
La stabilità che trova ispirazione dall’instabilità
In questo romanzo c’è già tutto lo Sclavi che verrà: le persone solo parzialmente consapevoli (Apocalisse), il giornale che esce completamente bianco (Non è successo niente), i morti che ritornano (Dellamorte Dellamore), i nomi (Francesco su tutti, nome per il quale Tiziano sembra avere una particolare fissazione), il disorientamento (La circolazione del sangue e Tre); eppure è tutto ancora in fase embrionale. Sembra quasi che l’autore non fosse ancora pronto a raccontare le sue storie nella loro totalità (eppure lo sarebbe stato nel giro di pochi anni, tre al massimo).
Un lungo viaggio nell’inferno delle idee sarebbe giunto molto presto, e avrebbe avuto un peso su di lui quasi insopportabile. La produttività di Sclavi, infatti, in quegli anni va di pari passo con una personalità di sempre più difficile stabilità, e tale instabilità è la stessa linfa vitale della sua creatività. Difficile trovare uno scrittore che sia stato in grado di descrivere l’orrore della vita (sia quello lapalissiano che quello nascosto) meglio di lui che lo viveva realmente tutti i giorni. Non è un segreto la sua dedizione all’alcolismo ed all’autolesionismo, come lo stesso ha narrato più volte. Un autolesionismo, tuttavia, dal quale lo stesso tentava disperatamente di uscire, come testimoniano i ricoveri e la fase estrema, l’elettroshock, fino ai passi decisivi che lo porteranno a entrare negli alcolisti anonimi, alla terapia, allo smettere di bere nel 1987 e infine a trovare l’amore.
L’inizio della fine
Sarà la rinascita personale di un uomo che però in tal senso da quel momento in poi non avrà più niente da raccontare.
È una lunga storia.
Film è stato ripubblicato nel 1991, in appendice al romanzo Nero. (anche perché ormai introvabile e troppo piccolo per ripubblicarlo a sé stante). L’autore dichiara apertamente che se ci rimettesse le mani lo riscriverebbe completamente (la tentazione deve essergli venuta, data anche l’enorme richiesta di quegli anni), e probabilmente sarebbe stata al contempo una cosa incredibilmente più completa ma anche incredibilmente diversa, data la nuova epoca nella quale ormai era entrato.
Una curiosità che ormai non potremo più levarci. Di sicuro, oggi possiamo dire che per come sono andate le cose se nel 1991 Sclavi avesse riscritto Film del 1974 (o 1972) come romanzo lungo esso sarebbe stato contemporaneamente il primo e l’ultimo romanzo di questa fase autoriale dello scrittore (e di genere, probabilmente) che proprio con questa opera stava nascendo.
Laureato in Belle Arti, grafico qualificato specializzato in DTP e impaginazione editoriale; illustratore, pubblicitario, esperto di stampa, editoria, storia dell’arte, storia del cinema, storia del fumetto e di arti multimediali, e libero formatore. Scrittore e autore di fumetti, editor, redattore web dal 2001, ha collaborato e pubblicato con Lo spazio Bianco, L’Insonne, Ayaaak!, Zapping e svariate testate locali.