Il domani di Tiziano Sclavi, il padre di Dylan Dog

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© Tiziano Sclavi. Per le etichette delle camicie © 1996 con Giunti editore; per Non è successo niente © 1998 con Mondadori editore.

È in uscita il quarto numero di Dylan Dog presenta: I racconti di domani, l’unico modo rimasto per leggere ancora una storia di Tiziano Sclavi, un autore di cui in pratica non esiste più una produzione letteraria.

Un personaggio come Sclavi non ha certo bisogno di presentazioni: famoso soprattutto per essere il creatore di Dylan Dog, è tuttavia stranamente meno noto per la sua attività di scrittore letterario, uno dei migliori autori (esattamente come nel fumetto) che abbiamo mai avuto. Dotato di capacità descrittive innovative, misto tra la sceneggiatura cinematografica e la scrittura dettagliata fatta soprattutto di sensazioni, tale scrittura è un gioiello raro, di quelli che potremmo descrivere come storie di una realtà condivisa, fatta di vita di chiunque che si mescola ad attimi di pura, triste, follia. Che è sempre realistica (da qualche parte, in qualche altro tempo o altro mondo, essa potrebbe essere stata reale, almeno come le sensazioni che la raccontano). Eppure, la sua scrittura è un mostro (elemento tanto caro all’autore, in tutte le sfaccettature che la parola stessa comporta) che cambia con il tempo, cresce e a un certo punto addirittura si autodistrugge.

Figlia della narrazione calviniana, della descrizione asimoviana, dell’attenzione ai particolari di Conan Doyle, ma anche (forse soprattutto) del fantastico naturale di Kurt Vonnegut, la scrittura sclaviana nasce prestissimo, nel 1974, con Film, romanzo grottesco con vaghe venature splatter (ai tempi di moda), già all’epoca definito “difficilmente inseribile all’interno di un genere o di una corrente romanzesca, e anzi difficilmente limitabile nella categoria stessa del romanzo”. Sclavi aveva 21 anni e si firmava Francesco Argento, in omaggio a due suoi grandi idoli, Guccini e Dario. Non è però la prima opera dell’autore: nello stesso anno esce anche I Misteri di Mystère, già pubblicato l’anno precedente a puntate sul Corriere dei ragazzi, che racconta le avventure dell’investigatore Jacques Mystère, che pochi anni dopo avrebbe ispirato la creazione del Martin Mystère di Alfredo Castelli, il cui nome completo è, appunto, Martin Jacques Mystère.

Nei primi anni ’80, mentre si occupa di Altai & Jonson, Ken Parker, e soprattutto Mister No e Zagor, scrive diversi romanzi e racconti che però, diversamente dalle opere fumettistiche, faticheranno a trovare pubblicazione. È di questi tempi la stesura de La circolazione del sangue (1982), Dellamorte Dellamore (1983) e Nero. (1984), oltre a racconti vari che verranno poi raccolti in seguito nel volume Sogni di sangue (nel quale confluiranno anche due racconti già pubblicati nel 1975 in una raccolta corale). Dellamorte Dellamore sarebbe stato in seguito fatto rinascere come Dylan Dog (1986). Occorre specificare che Dylan Dog non è Dellamorte Dellamore: tanto sono diversi i personaggi che nel terzo speciale dell’indagatore dell’incubo (1989) i due si incontrano. Il traino del fumetto, all’epoca probabilmente il trend italiano più ampio, risveglia subito l’attenzione per il personaggio originario e per lo Sclavi autore; ecco quindi che negli anni successivi assistiamo alla pubblicazione di tutti i suddetti inediti e non solo: Mostri, ad esempio, pubblicato come racconto nel 1985, sarebbe stato ampliato fino al romanzo omonimo del 1994, cui si sarebbe aggiunto molto velocemente anche Tre (1988), che dopo la pubblicazione avvenuta nello stesso anno sarebbe diventato la base per scrivere il numero 43 dell’albo regolare di Dylan Dog, Storia di nessuno, uno dei titoli più amati dell’intera serie. Per la cronaca, lo stesso Tre prende spunto da Mattatoio numero 5 di Kurt Vonnegut. Nel 1993 sarebbe uscito anche Apocalisse, versione definitiva di Guerre terrestri (1978).

Sclavi ha ritrovato la prosa letteraria e riprende a scrivere, sebbene con uno stile più maturo del precedente, comunque non distaccato. Ma è praticamente un “canto del cigno”: dopo Le etichette delle camicie del 1996, alternato nel 1997 dalla ripubblicazione di Tre, la produzione letteraria di Sclavi si sarebbe conclusa nel 1998, con Non è successo niente, in rapporto al quale lo stesso autore dichiara di non avere assolutamente più nulla da dire. Il romanzo è un’opera semi autobiografica e profondamente psicoanalitica, che descrive tre personaggi coesistenti: Tiz (lo stesso Sclavi, quello che deve essere stato negli anni ’70 e nei primi ’80), Tom (che rappresenta lo Sclavi più estremo, ricco, produttivo e autolesionista, quello tra la creazione di Dylan Dog e i primi anni ’90) e Cohan (lo Sclavi che ha scritto questo libro), che rappresentano le tre fasi sociali e autoriali che Sclavi ha attraversato. Cohan di fatto è l’ultima: ha raggiunto un equilibrio e una serenità affettiva, ma ha totalmente perso la vena creativa, dice. Non è vero, naturalmente: lo stesso modo in cui l’opera è scritta e la realtà che descrive raccontano tutta un’altra situazione, ma lo Sclavi/Cohan è un uomo disilluso, deluso, anche e forse soprattutto dal lavoro e dalla passione che l’avevano enfatizzato in tutte le prime fasi della sua vita; e probabilmente è per questo che non scrive più. L’autore, non più ricchissimo come era stato (il romanzo racconta anche perché) ma sicuramente non in difficoltà economiche, si definisce da quel momento “in aspettativa”.

Nel periodo di grande produzione (1980-1998) Sclavi ha scritto romanzi, fumetti, opere per l’infanzia, ballate e canzoni. Non è successo niente mette la parola fine a tutto. Nello stesso periodo la stessa produzione e supervisione fumettistica su Dylan Dog ha iniziato a rarefarsi fino a scemare praticamente del tutto. Le uniche eccezioni sono tre storie pubblicate nel 2006 e altre due, una nel 2016 (in occasione delle celebrazioni per il trentennale) e una nel 2017, che a tutt’oggi resta l’ultima storia di Dylan Dog scritta dal suo autore per la serie regolare. Nel 2019 esce tuttavia questa serie parallela per personaggio, Storie di domani, con cadenza grosso modo semestrale (forse il massimo che riesca a produrre allo stato attuale) nella quale la presenza del personaggio è fissa ma non è ugualmente sempre garantito che lo sia da protagonista. Esatto, la serie di cui abbiamo deciso di non parlare.

Eccezione che conferma la regola, dopo 8 anni da Non è successo niente, nel 2006 (lo stesso anno delle tre storie pubblicate su Dylan Dog), sarebbe uscito Il tornado di Valle Scuropasso, un thriller ufologico che a tutt’oggi, passati altri quindici anni, resta comunque l’ultima opera letteraria dell’autore. Di seguito, i titoli della sua produzione strettamente letteraria. I libri sono legati tutti da una strana eppur consistente continuity, pertanto l’elenco è ordinato secondo l’anno della stesura definitiva e non della pubblicazione, in qualunque sua versione. Se sarà possibile dedicheremo in futuro un articolo a ognuno degli stessi.

I misteri di Mystère, Bietti Editore, 1974;

Film, Il Formichiere Editore, 1974. È stato in seguito ripubblicato in calce a Nero., nel 1991;

Sogni di sangue, scritto (e in parte pubblicato) tra il 1975 e i primi anni 80. Pubblicato da Camunia nel 1992;

La circolazione del sangue, scritto nel 1982 e pubblicato da Camunia nel 1995;

Dellamorte Dellamore, scritto nel 1983 e pubblicato da Camunia nel 1991;

Tre, Camunia, 1988. Ristampato nel 1997 da Mondadori;

Nero., scritto nel 1984 e pubblicato da Camunia nel 1991;

Apocalisse, pubblicato in prima versione come Guerre terrestri da Rusconi nel 1978; ristampato a puntate nel 1992 come Il nemico su il Corriere della Sera, in versione definitiva come Apocalisse da Camunia nel 1993 e da Mondadori nel 1994;

Mostri, pubblicato come racconto nel 1985 nella raccolta Il bel paese e poi pubblicato nella versione definitiva come romanzo da Camunia nel 1994;

Le etichette delle camicie, Giunti Editore, 1996;

Non è successo niente, Mondadori, 1998;

Il tornado di valle Scuropasso, Mondadori, 2006.