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Traduzione letteraria: i casi che hanno fatto la storia

La traduzione letteraria è un’arte difficile: essa richiede tecnica, competenza e una certa dose di elasticità mentale. Ogni testo, infatti, si sottopone a diverse interpretazioni a seconda del contesto, dello svolgimento delle vicende e delle influenze locali. Ecco alcuni casi simbolici.

La saga di Harry Potter

Vi sono alcuni testi definibili “aperti”, ovvero traducibili in tanti modi differenti. Questo avviene perché il soggetto in questione può essere sottoposto a diverse interpretazioni a seconda del contesto in cui si trova, del periodo storico e a seconda degli elementi che fanno da contorno alla storia. Le opere fantasy rappresentano l’esempio perfetto di ciò che stiamo dicendo perché, oltre alle comuni difficoltà di traduzione, vi sono anche le peculiarità del mondo fantastico a cui si riferiscono. Proprio per questo, la saga di Harry Potter in particolare ha subito alcune modifiche nelle varie versioni. Come sappiamo, i libri del famoso maghetto hanno avuto un successo enorme, arrivando così ad essere tradotti in 80 lingue. La difficoltà maggiore è stata riscontrata nel momento in cui è stato necessario adattare i nomi dei protagonisti. J.K. Rowling, infatti, ha deciso di utilizzare dei giochi di parole che richiamassero il carattere o il fisico dei personaggi o che simboleggiassero qualcosa di specifico all’interno della serie. Così ogni Paese ha dovuto inventare nuovi nomi che richiamassero il significato originale ma in un’altra lingua. Non credo sia stato semplice.

In alcuni casi, però, i traduttori hanno avuto ampio spazio di manovra, e hanno deciso di modificare intere scene o, addirittura, cambiare le vicende. È emblematico il caso della traduzione araba in cui è stata modificata l’età di Harry Potter (12 anni anziché 11) e sono state tagliate tutte le scene in cui sono presenti effusioni. Anche gli alcolici sono stati fatti sparire dal romanzo, fatta eccezione per quelli consumati da Lord Voldermort: probabilmente per marcare ancora di più le sue cattive abitudini in quanto antagonista per eccellenza della storia.

La scelte politica di Sally Rooney e Alice Worker

Recentemente è uscito l’ultimo romanzo di Sally Rooney, Beautiful World, Where Are You. L’opera ha avuto molto successo sia in Irlanda che all’estero. Tuttavia, l’autrice non ha dato l’autorizzazione per la traduzione in tutti i Paesi che ne hanno fatto richiesta. Il libro non è stato ancora tradotto in ebraico perché Rooney si è rifiutata di cedere i diritti a una casa editrice con sede in Israele, affermando:

“Non credo che sarebbe giusto per me, nelle attuali circostanze, accettare un nuovo contratto con una società israeliana che sceglie di non distanziarsi pubblicamente dall’apartheid e di non rispettare i diritti dei palestinesi“.

Anche Alice Walker in passato ha negato i diritti di traduzione ad Israele per quanto riguarda Il colore viola. Anche la scrittrice ha fatto una scelta dettata da motivazioni politiche:

 “Sono cresciuta sotto l’apartheid americana il trattamento riservato ai palestinesi è decisamente peggio”.

 Caso Gorman

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Fonte foto: Wikipedia

Si tratta di una situazione spinosa: la traduzione riguarda la poesia The Hill We Climb, inserita in due antologie differenti.  Il testo è stato letto pubblicamente in occasione della cerimonia di insediamento del presidente Joe Biden negli Stati Uniti. Le prime traduzioni sono avvenute in lingua catalana e in lingua olandese, ma hanno ricevuto così tante polemiche da dover cambiare traduttore. Si trattava infatti di persone “bianche” e secondo molti sarebbe stato meglio affidare la traduzione ad esperti “neri”. L’autrice dell’opera è infatti Amanda Gorman, poetessa e attivista statunitense. Secondo alcuni si tratterebbe di appropriazione culturale, teoria per cui solo gli appartenenti ad una specifica minoranza sono in grado di tradurre un componimento che parla delle tematiche inerenti ad essa.