Il Museo del Patrimonio Industriale di Bologna, ente che si prefigge di documentare e divulgare la storia economico-industriale della città e del suo territorio, presenta presso la propria sede un percorso espositivo che documenta lo sviluppo imprenditoriale nel settore dei motocicli, motori e componenti che ha caratterizzato il tessuto produttivo di questa terra operosa.
Dal 17 ottobre scorso, sino al 15 maggio 2022 tutti i fine settimana, si può visitare la pregevole mostra che ospita, oltre alle collezioni permanenti del museo stesso, modelli che hanno fatto parte delle produzioni di industrie locali che hanno avuto un ruolo preponderante nello sviluppo del settore.
La puntualità e l’impegno dei curatori ha potuto ricostruire, con documenti, immagini fotografiche d’epoca e anche testimonianze orali o di giornali e riviste del momento, il panorama di evoluzione tecnica che ha caratterizzato il corso storico e l’evoluzione del compartimento.
Un tassello di una più vasta documentazione
Non è la prima manifestazione con cui il Museo analizza l’evoluzione tecnologica con esposizioni che documentino il lavoro e l’ingegno delle genti di questa regione. Con la prima esposizione del 2004 che ha approfondito il periodo degli anni 1920-1930 e la nascita delle prime piccole officine meccaniche, si è aperto un ciclo che ha visto nel 2006 l’analisi del ciclo 1930-1945, le difficili condizioni di quegli anni e la determinazione delle aziende nel continuare il lavoro di innovazione. Nel 2008 si è analizzato il periodo della ricostruzione dal 1946 al 1950, la ripresa dell’industria e la diversificazione delle cilindrate.
In questa edizione si prende in considerazione, appunto, il decennio 1950-1960, nel quale alla produzione di motociclette si affianca una industria automobilistica in espansione.
Moto e filmati d’epoca
Tra produzione e agonismo sono presenti in mostra, oltre a una selezione di moto di marche prestigiose come Ducati, Moto Morini, Comet, Malanca e altre, anche filmati dell’Istituto Luce o amatoriali che documentano le prime gare motociclistiche su strada come la Milano-Taranto e il Motogiro d’Italia o il crescente interesse in quegli anni per il nascente Motocross.
Dopo aver seguito studi artistici si interessa appassionatamente ad approfondire i meccanismi e l’evolversi della storia dell’arte contemporanea.
Proprio in qualità di critico d’arte e corrispondente, negli anni ’80 e ’90, ha firmato saggi e recensioni per alcuni dei maggiori periodici del settore, tra i quali: Terzoocchio delle edizioni Bora di Bologna, Flash Art di Milano Julier di Trieste ed il genovese ExArte .
Inoltre affiancherà attivamente come consulente la famosa galleria d’Arte avanguardistica Fluxia durante tutto il periodo della sua esistenza.
Ha partecipato all’organizzazione di numerosi eventi, tra i quali l’anniversario del centenario dell’Istituto d’Arte di Chiavari e la commemorazione del trentennale della morte del poeta Camillo Sbarbaro a S. Margherita L.
Nel 2010 pubblica il suo primo romanzo: “La strana faccenda di via Beatrice D’Este”, un giallo fantasioso e “intimista”.
Nel 2018 pubblica il fantasy storico “Tiwanaku La Leggenda” ispirato alla storia ed alle leggende delle Ande pre-incaiche.
Attualmente collabora con alcuni blog e riviste on-line come “Chili di libri, “Accademia della scrittura”,
“Emozioni imperfette”, “L’artefatto”,” Read il magazine” e “Hermes Magazine” occupandosi ancora di critica d’arte e di recensioni letterarie.