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Game Day: intervista a Federica Tronconi

Game Day è la storia di Stefania, giornalista. La quale dopo anni di gavetta desiderava il salto di qualità ed invece si ritroverà a seguire il campionato e la squadra della sua città. Oltre alla forte delusione dovrà affrontare Andrea Castaldi, l’uomo dell’anno. Da quanto si evince, infatti, lui è tutto ciò che lei odia ( o forse no.) Si ritroverà  così a dover compiere per l’ennesima volta una scelta tra ciò che vuole e ciò che deve.

Ma andiamo nel profondo (senza anticipare nulla)

Tutto accade nell’arco della stagione sportiva nella meravigliosa Firenze, nella squadra neo promossa nella serie maggiore nazionale di pallacanestro, e che sorprende tutti per audacia ed entusiasmo. Ci sono esistenze, però, tra il canestro e il campo, in cui i grandi snodi generano sofferenza. È proprio in questi momenti in cui la vita prende energia, che decidiamo di intraprendere, scriviamo ciò che siamo. Dentro e fuori dal campo.

L’autrice: Federica Tronconi

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Federica Tronconi, Twitter

Classe 1980, laureata allo IULM , da tempo lavora mondo della comunicazione (circa quindici anni). Ha mosso i primi passi nel giornalismo locale e nazionale, per poi passare  a Radio24 – Il Sole24Ore. Ha maturato esperienza in diverse agenzie sul territorio nazionale. Ha lavorato per case editrici come Giunti e Mondadori. Studia ed è appassionata della parola in tutte le due declinazioni: scrive per sé stessa e per gli altri (come ghostwriter).

 

Raccontaci un po’ di te: da dove vieni? Che cosa ti ha portato a voler scrivere un libro?

“Sono Federica Tronconi, lavoro nel mondo della comunicazione da quindici anni. Sono giornalista, copywriter/ghostwriter, content creator, attività che svolgo come consulente libero professionista in ambito maketing/comunicazione aziendale e editoriale. Amo leggere e da questa passione è nato il progetto culturale online ‘L’ultima riga’, da anni punto di riferimento per i lettori che vogliono condividere il piacere della lettura. Ho intervistato, tra gli altri, Ken Follett, Nicholas Sparks, Carlos Ruiz Zafron, Wilbur Smith, Veronica Roth, Lauren Kate, Pierre Lemaitre, Brian Freeman, Frank Ostaseski, Jean-Michel Guenassia. Altra mia passione è lo sport e in particolare la pallacanestro. Infatti, giro i palazzetti dello sport d’Italia per vedere basket (con in borsa sempre un libro).”

Quanto la scrittura ha influenzato il tuo percorso di vita?

“Sono diventata prima una lettrice forte e poi è maturata la passione per la scrittura. Mi è sempre però piaciuta la comunicazione e declinarla in vari modi, sperimentare nuove forme. Ma la consapevolezza è stato un percorso lungo di maturazione. Ci sono stati, poi, alcuni eventi della vita che mi hanno messo davanti la scrittura come qualcosa di urgente – inteso a livello personale. Da quel momento è come se qualcosa si fosse sbloccato a livello creativo.”

Il tuo libro parla anche e soprattutto di sport? Come mai ti è venuta questa idea?

“I miei maestri mi hanno sempre detto “Devi scrivere ciò che conosci”. Lo sport e la pallacanestro sono ambiti che conosco molto bene e in cui mi destreggio. E’ stato molto naturale raccontare del basket, perché è come se avessi parlato del più grande amore di una vita.”

Che cosa è secondo te il coraggio?

“Il romanzo è una storia di vita quindi tratta alcune tematiche comuni un po’ a tutti. La vita è un susseguirsi di scelte, a volte più facili altre sofferte. Le seconde mi hanno fatto riflettere. Perché non è sempre facile prendere una decisione quando c’è sofferenza. Veniamo, a volte, sopraffatti da paura, dubbi, incertezze. Emergono prepotentemente le nostre fragilità. Ecco, qui ci vuole coraggio per non immobilizzarsi e perdersi alcune opportunità che aspettano solo noi.

Il coraggio è un po’ il fil rouge di tutta la storia: coraggio di fare un sacrificio per la propria carriera, coraggio di abbassare le difese, coraggio di accettare le proprie fragilità, coraggio di accettare le diversità dell’altro, coraggio di non rimanere immobili, coraggio per affrontare una situazione delicata e di fare una scelta difficile, appunto.”

Lo sport è una metafora della vita? Per quale motivo?

“Lo sport è palestra di vita, certo. Impegnarsi in una partica sportiva da giovane dà la possibilità di sperimentare tutta una serie di situazioni che ci restituiscono un pacchetto di valori da poter portare sulle spalle nel proprio percorso personale. Quando vivi in una squadra devi confrontarti con i tuoi limiti e pregi, con le diversità degli altri e accettarle, c’è un leader, vedi talenti e impari a riconoscerli, hai a che fare con il sacrificio e l’impegno, con le rinunce, con la vittoria e con la sconfitta, impari che insieme si arriva più lontano. Insomma, è vita vera.”

Amore e sport…. Che cosa collega secondo te questo binomio?

“Il coraggio, cos’altro?”

Progetti per il futuro? Altri libri?

“Sto chiudendo un piccolo progetto editoriale personale e poi mi lascio un pochino di tempo per far sedimentare una nuova storia. Ho già nuovi personaggi che bussano, chiedono spazio.”

Consigliato!