Fonte immagine di copertina: everyeyecinema.it
“Encanto” è l’ultimo lungometraggio della Disney uscito al cinema lo scorso 24 novembre e poco dopo anche su DisneyPlus. Come tutti i capolavori sfornati dalla multinazionale più feconda d’America, il film è spassoso, divertente, ricco di colori ed emozioni . C’è da ammettere che in qualche aspetto narrativo il film ha qualche falla, ma certamente la Disney Animation continua a mostrare una sempreverde manifestazione delle proprie competenze tecniche e artistiche.
La semplicità di una storia familiare
Diretto da Byron Howard (Zootropolis e Rapunzel) e Jared Bush (co-regista di Zootropolis), Encanto ci racconta una storia molto semplice che si svolge tutta all’interno d un nucleo familiare.
Ci troviamo in Colombia. Durante un conflitto armato che la costringe a fuggire dal suo villaggio, la futura “Abuela” Alma Madrigal perde il marito Pedro, sacrificatosi per proteggere la famiglia, ma riesce a salvare i suoi tre figli gemelli neonati Julieta, Pepa e Bruno.
Il sacrificio di Pedro dà vita ad un miracolo che incanta una candela accesa tra le mani della donna, creando una magia per proteggere un piccolo villaggio tra le montagne nascosto in un encanto e una casa per la famiglia, che vive di vita propria e viene soprannominata Casita. La cosa sorprendente è che anche i vari membri della famiglia Madrigal ricevono in dono dalla forza misteriosa degli incredibili poteri magici.
Ma questa è solo una premessa, infatti con il passare del tempo la famiglia si allarga e, raggiunta l’età di cinque anni, tutti i giovani Madrigal ottengono un dono magico e speciale con la promessa di usarlo per il bene della famiglia e dei compaesani. La protagonista della storia è però Mirabel: non a caso, infatti, la figlia minore di Julieta è l’unica a non aver ricevuto alcun talento nello sgomento generale.
Il nodo critico della storia è messo in evidenza quando un giorno, la casa dei Madrigal inizia a mostrare segni di cedimento, così come i poteri dei diversi componenti della famiglia che sembrano indebolirsi. La candela magica che aveva dato vita a tutto minaccia di spegnersi e si comprende che c’è qualcosa che turba la magia presente nel luogo.
Si scopre di un’oscura profezia, quella di Bruno, zio di Mirabel che – come ripete la bellissima ballata – “non si nomina” ossia non può essere in alcun modo nominato per motivi avvolti nel mistero; Bruno infatti aveva come capacità quella di prevedere il futuro e un giorno decise di scomparire dalla vita dei suoi familiari, probabilmente per aver visto nel futuro qualcosa di tremendo.
Mirabel si ritrova così schiacciata dal peso di questo oscuro presagio, ma il suo coraggio e il suo immenso amore per la famiglia la spingerà a cercare a tutti i costi la verità.
L’importanza di avere un talento
L’ultimo lavoro della Disney non è un racconto eroico fatto di superpoteri e abilità incredibili, anche se la componente magica è presente, ma è una parabola sulla crescita personale e sulla riscoperta dei valori familiari.
Non essendo nata con un dono particolare, Mirabel deve farsi in quattro per essere utile alla sua famiglia, per non deludere le aspettative degli altri e per risultare sempre all’altezza del nome che porta. La sua “mancanza” infatti ha gettato un’ombra su tutta la famiglia e soprattutto sul rapporto tra la giovane e sua nonna, l’inflessibile matriarca.
Il talento è sicuramente qualcosa che rende le persone speciali e diverse, ma molto spesso viviamo con oppressione questi ideali di perfezione e unicità, senza accorgerci di essere nel nostro piccolo già in possesso di grandi talenti.
Mirabel è buona, gentile e disponibile con tutti; sempre solare e sorridente, dimostra una grande pazienza e capacità di sopravvivenza alle pressioni esterne. Risiede qui il suo grande talento.
La perfezione tecnico/visiva di “Encanto”
Il film, pur non avendo grandi momenti di commozione, nessun villain, nessun difficile punto critico da sciogliere, si afferma di certo per il suo valore artistico.
La Disney Animation realizza l’ennesimo spettacolo per gli occhi, con paesaggi ricchi di colori, di dettagli in grado di rappresentare alla perfezione l’estetica dei paesi latino- americani (come avevamo già visto in altri recenti film come Coco della Pixar). In più il film segue una ritmica sensazionale, con movimenti di camera progettati a posta per caratterizzare in modo unico e divertente le movenze dei personaggi, soprattutto durante i brani musicali (composti tutti da Lin-Manuel Miranda).
A proposito di questi ultimi, poi, c’è da evidenziare che qui, come nei più grandi classici Disney, le musiche sono molto presenti e imponenti: fanno da colonna portante del racconto, rendendolo di fatto quasi un musical.
Insomma, senza fare spoiler, forse la risoluzione dell’intreccio narrativo è un po’ debole e quasi banale. Ma Encanto resta un godibilissimo film d’animazione, con tanti spunti di riflessione e con un grande “apparato” musicale e scenografico. Da vedere sicuramente una domenica sera con gli amici o con la propria famiglia, con tanto di Pop corn e Coca alla mano.
Laureata in Archeologia, Storia delle Arti e Scienze del Patrimonio Culturale alla Federico II di Napoli. All’età di 5 anni volevo fare la “scrittrice”, mentre adesso non so cosa di preciso mi riserverà il futuro. Ma una cosa certa è che la scrittura risulta essere ancora una delle mie attività preferite, una delle poche che mi aiuta di tanto in tanto ad evadere dal mondo.