Italia

Oh mia bella Italia, ti racconto con l’arte che se è l’arte che siamo

In Italia, lo sappiamo, l’arte è un po’ come la pizza: la piu bella e la piu buona ce l’abbiamo solo noi. L’Italia è arte in mille sfumature differenti: in campo architettonico, pittorico, scultorio e monumentale. In questo articolo vi proporrò cinque opere d’arte, che hanno fatto grande il nostro bel paese (anche se non sono proprio nostre) ma sono qui, sul nostro suolo, e se ci sono, un motivo ci sarà… e che assolutamente non potete perdere per nulla al mondo se decidete di visitare questa o quella città, analizzandole in modo anche soggettivo.

L’Italia non solo bellezza esteriore

Tra quadri, sculture, passando da grandi monumenti l’Italia non è solo bella arte ma è anche significato e storia. La nostra penisola racchiude la bellezza eterea di quella Venere che sa rinascere da acque impetuose. Bellezza che si sparge, tra i muri dei musei ma anche tra le strade che conosciamo, ma che a volte non osserviamo attentamente. E forse, dovremmo cominciare a fare

Quello che voglio cercare di fare scrivendo questo articolo non è solo darvi mera conoscenza, ma anche invogliarvi a conoscere e stupire i vostri occhi con queste bellezze assolutamente potrete trovare qui nel bel paese. Sculture che qui sono nate. o che qui sono giunte.

L’impero delle Luci – René Magritte, 1949

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Fonte foto: arengario.net

L’impero delle luci è senz’altro uno dei dipinti più straordinari e suggestivi realizzati da René Magritte, per la sensazione atmosferica che riesce a comunicare a chi lo guarda. Esso uno dei quadri che richiama molto vivacemente gli ideali surrealisti del pittore. Innanzitutto, troviamo parte bassa molto piu oscura di ciò che viene presentato con il cielo. La componente in ombra è la casa, ma quello che richiama l’attenzione di chi guarda sono proprio le luci accese della costruzione.

Chiaro, scuro che affascina

L’immagine di per sé risulta fin troppo semplice, e sicuramente la domanda che molti si pongono è perché riesca cosi tanto ad attirare l’attenzione ed affascinare? Apparentemente quello che si presenta ai nostri occhi è una villetta un po’ isolata nel verde, immersa in una profonda e totale oscurità data dalla vegetazione e dell’ombra. Le uniche cose che attenuano il buio, sono delle luci artificiali provenienti dall’interno di alcune camere della villetta e da un lampioncino fa luce sul giardino esterno e il laghetto antistante. In un primo momento il nostro occhio coglie subito i dettagli quasi fotografici del dipinto. Ma che cosa racchiude, questa immagine cosi semplice?

Luci ed Ombre

Questo un accostamento tra momenti temporali diversi: guardando il dipinto con più attenzione viene subito da chiedersi se è giorno oppure notte. Infatti potete notare un cielo terso, luminoso, percorso da nuvole bianche, che pare proprio mattutino. Opposto a questo cielo azzurro e rassicurante davanti a chi ammira il quadro si vedono comporsi le ombre nere e buie degli alberi, accentuati ancora di più dalle luci accese, come se fosse già sera o notte.

Non è più il paesaggio mattutino che sembra all’inizio, ma qualcosa di ambiguo e davvero molto strano. L’accostamento è inatteso: il cielo è visto di giorno, mentre la metà inferiore, dove c’è la casa con il lampione acceso, è un’immagine notturna. È proprio questa diversità di luci che, passando quasi inosservata, riesce a creare un’atmosfera inedita e affascinante, forse inquietante in un dipinto come quella perché ci fa pensare a qualcosa di tragico che può accadere da un momento all’altro. O semplicemente denota, ciò che è non solo il passare della giornata, ma il passare della vita, da terrena a celeste

Dove trovarlo? Venezia, Collezione Peggy Guggenheim

Il ratto delle Sabine – Giambologna,1574-1580

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Fonte foto: analisidellopera.it

In questa scultura è racchiuso l’intero ciclo dell’esistenza umana, ed è di una profondità attualissima.

La storia

Il ratto delle sabine allude ad una storia o leggenda, che ha come protagonisti romani e sabini. Le donne all’epoca venivano considerate in grado di procreare e quindi di dare il via ed una continuità sicura alla storia di Roma. Anche se, su questo fatto storico ci sono tantissime versioni che in una prima “rivisitazione” accolgono l’idea di una società guerriera e patriarcale, Roma era stata fondata e resa forte da uomini; le donne servono a procreare e a stabilire vincoli con i popoli vicini. In questo senso il ratto delle sabine, simboleggia un modello politico sbagliato in quanto le donne vengono rapite con la forza, costrette a far parte della cittadinanza, che non è la loro, ma il vincolo del matrimonio diventa la premessa di un’alleanza.

Roma, e l’arte

Questo è il modo di agire che Roma utilizzerà anche in futuro, con le popolazioni conquistate, che non vengono sottomesse, ma inglobate nel modo di vivere e nelle usanze del loro conquistatore. È evidente che la storiografia latina ha mitizzato l’atto, ma da un altro punto di vista ma il ratto delle Sabine può derivare da un rituale di matrimonio in cui si rapiva effettivamente la sposa, ma in modo pacifico e consenziente. Una sorta di fuitina alla Romolo e Remo dei tempi che furono. Infine, dal punto di vista puramente storico, l’unione dei due popoli avvenne tra l’altro l’unione dei due popoli avvenne in modo del tutto pacifico.

Il significato

Detto ciò da questa scultura notiamo che i particolari della stretta forte dell’uomo, ed il divincolarsi spaventato della donna rappresentano quella che poi è effettivamente la vita, sfuggevole, ma a tratti quasi padrona. Possiamo rivederci l’amore stesso, la possessione, la voglia di lasciarsi trascinare ma anche l’importanza della libertà. Il rapporto tra uomo e donna in un altalenarsi di difficoltà e successi. Nonostante ciò la forza, dell’elevazione al cielo è dettata tutta dalla figura femminile.

Dove trovarlo: Firenze, Loggia dei Lanzi in piazza della Signoria

Caravaggio – Medusa, 1598

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Fonte foto: arthive.com

La leggenda racconta che Atena vuole vendicarsi della bellezza sordida e fatale della bella Medusa. Trasformandola in un orrendo mostro capace di uccidere solo con uno sguardo, impedisce ai mortali e agli dei di trovarsi di nuovo tra i capelli serpeggianti dell’allora seducente tentatrice. Finché un giorno, dalla sua gola lacerata, si scaglia un grido di orrore: Perseo è arrivato a fare il suo dovere di eroe. Il grido di Medusa, attraverso questo ritratto sembra ancora riecheggiare, agghiacciante e terrificante nelle sale degli Uffizi, pietrificato su uno scudo come vuole la tradizione. Ma lo scudo non è quello dell’eroe Perseo e neppure quello di Atena la Sapiente bensì quello di Caravaggio, il Genio della Luce, che questo dipinto, dona anche un’anima seppure agghiacciante, a ciò che è rimasto di Medusa.

Dove trovarlo: Firenze, Gallerie degli Uffizi

Gianlorenzo Bernini – Ratto di Proserpina, 1621

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Fonte foto: arte.it

Capitemi: già solo per il fatto che si trovi in una città come la capitale meriterebbe una visita, in più si trova  nei giardini di Villa Borghese e, detto questo, come non andare ad osservare questa opera di vicino? Parliamo ancora di donne e uomini,  ma stavolta, la posta in gioco si alza, e si va, tra gli dei, perché Proserpina, figlia di Cerere e Giove, sta venendo rapita dal dio degli inferi, Plutone, perdutamente innamorato di lei. Succede in un momento cosi candido, cosi puro, come la raccolta di alcuni fiori. Il dio della morte, si innamora della vita, generata da madre terra e dall0incontro con il divino.

I grandi punti di bellezza e significato di quest’opera non credo  si possano spiegare a parole senza rischiare di essere banali o cadere nei cliché più scontati e piu conosciuti. Sicuramente l’opera è densa di particolari, come la mano divina che affonda nella carne, che già di per se, da una chiara e netta impronta a quello che il Bernini voleva esporre con questa scultura.

Dove trovarlo: Roma, Galleria Borghese

 

Shilpa Gupta, I look at things with eyes different from yours, 2010

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Fonte foto:palazziarterimini.it

Shilpa Gupta, non c’entra nulla all’anagrafe italiana perché nasce a Mumbai nel 1976, ed è un’artista quasi sconosciuta che però ha esposto anche alla Biennale di Venezia.  Nelle sue opere cattura non tanto l’opera in sé ma  il coinvolgimento che  esse generano e che riflessioni fanno le persone che le ammirano.

“Cosa ci si può vedere da una finestra chiusa? “

Vedere cose in modo completamente differente da chi le sta guardando insieme a noi ci insegna e ci porta a comprendere come singolarmente vediamo ciò che accade.

Come vedo le cose io? Come le abbiamo viste durante i giorni della quarantena attraverso le finestre delle nostre case o attraverso i tanti schermi di cui facciamo uso a volte in modo spropositato? L’artista ci porta, ad una riflessione interiore ed esteriore, con la nostra immagine riflessa nello specchio che ci proietta in faccia solo ciò che stiamo solo “intravedendo” e non davvero “vedendo”. Che cosa è? Siamo noi o come ci vediamo soltanto? Siamo solo il nostro genere, la nostra cultura, la nostra storia? O sono tutti filtri che imponiamo a ciò che ci circonda e quindi anche a noi stessi. Cosa accadrebbe se togliessimo quei filtri tra noi e il mondo? E ancora tra noi e noi stessi?

Sarebbe solo arte? O sarebbe molto di piu?

 

Dove trovarlo: fa parte della collezione San Patrignano ed è stato successivamente esposto nel nuovo museo di arte contemporanea di Rimini.