Nell’antichità greca e romana il corpo umano, specialmente quello maschile, è stato celebrato nella sua possanza muscolare e nelle linee di forza. Sinonimo di eleganza e perfezione la nudità maschile si è per molti secoli imposta quale parametro estetico nell’arte e nelle manifestazioni sportive.
Mentre il corpo femminile, ritenuto molto meno importante dal punto di vista artistico, è quasi sempre riprodotto vestito o coperto da veli. Con l’avvento del cristianesimo poi, il corpo assume l’aurea di contenitore sacro dell’anima e quindi la rappresentazione delle sue nudità viene considerata un atto sacrilego e inaccettabile.
La riscoperta dei classici
Il legame con il mondo antico verrà avvertito più che mai vivo e proficuo durante quell’epoca che chiamiamo Rinascimento. Lo studio della letteratura, delle idee e della statuaria antica che veniva man, mano ritrovata ogni volta che si scavava specialmente negli ambiti romani, affascinava e rinsaldava la nuova cultura umanistica con le sue origini classiche per troppo tempo lasciate all’oblio perché assimilate al paganesimo.
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La prima esperienza di nudo maschile nell’arte dell’epoca è rappresentata dal “David” di Donatello (1386-1466), realizzato intorno al 1430. È un corpo acerbo di giovinetto, senza quegli attributi di potenza fisica che avrebbero più tardi segnato i lavori, sia scultorei che pittorici, di Michelangelo (1475-1564) che vede nel nudo la rappresentazione più realistica e vera dell’essere umano.
Anche Andrea Mantegna (1431-1506) nella celeberrima tela del “Cristo morto” del 1475-1478 circa, restituisce, con il fascino di una prospettiva unica, il corpo seminudo di Cristo nel quale l’aspetto antropico è fondamentale: è il corpo di un uomo quello che giace ormai senza vita di fronte a chi guarda, semicoperto dal sudario che ne mette in risalto le forme. Un corpo sul quale la luce e il segno incisivo rendono magnificamente le prerogative naturali.
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Lo scienziato
Chi più di ogni altro all’epoca ha considerato e studiato il corpo umano è senza dubbio Leonardo da Vinci (1452-1519). Il suo legame con la cultura classica lo ha portato a identificare il corpo maschile quale “Specchio dell’universo” come si evince nelle proporzioni ideali del “Uomo vitruviano” in cui il cerchio e il quadrato nel quale è inscritto il corpo rappresentano il cosmo e il mondo terreno. L’uomo quindi divine, come nella concezione platonica, il fattore unificante tra il cielo e la terra e la “misura di tutte le cose”.
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Ma una formidabile curiosità è andata oltre e lo ha spinto ad indagare all’interno del corpo per capirne i meccanismi di funzionamento, nascosti sotto la pelle. I precisi e dettagliati disegni anatomici leonardeschi, realizzati furtivamente, contro le leggi che allora imponevano la non violabilità dell’ente materiale umano, ci svelano il grande desiderio di sapere che proprio con il Rinascimento vedrà aprirsi le porte di una nuova era.
Dopo aver seguito studi artistici si interessa appassionatamente ad approfondire i meccanismi e l’evolversi della storia dell’arte contemporanea.
Proprio in qualità di critico d’arte e corrispondente, negli anni ’80 e ’90, ha firmato saggi e recensioni per alcuni dei maggiori periodici del settore, tra i quali: Terzoocchio delle edizioni Bora di Bologna, Flash Art di Milano Julier di Trieste ed il genovese ExArte .
Inoltre affiancherà attivamente come consulente la famosa galleria d’Arte avanguardistica Fluxia durante tutto il periodo della sua esistenza.
Ha partecipato all’organizzazione di numerosi eventi, tra i quali l’anniversario del centenario dell’Istituto d’Arte di Chiavari e la commemorazione del trentennale della morte del poeta Camillo Sbarbaro a S. Margherita L.
Nel 2010 pubblica il suo primo romanzo: “La strana faccenda di via Beatrice D’Este”, un giallo fantasioso e “intimista”.
Nel 2018 pubblica il fantasy storico “Tiwanaku La Leggenda” ispirato alla storia ed alle leggende delle Ande pre-incaiche.
Attualmente collabora con alcuni blog e riviste on-line come “Chili di libri, “Accademia della scrittura”,
“Emozioni imperfette”, “L’artefatto”,” Read il magazine” e “Hermes Magazine” occupandosi ancora di critica d’arte e di recensioni letterarie.