Il diritto di sognare: intervista a Sarah Pellizzari Rabolini

Il diritto di sognare è il titolo del romanzo di Sarah Pellizzari Rabolini, pubblicato da Mondadori nella collana Oscar Primi Junior. L’autrice è insegnante di lettere nella scuola secondaria di primo grado, collabora con alcuni magazine culturali ed è una formatrice certificata del Metodo Caviardage. Il suo curriculum letterario conta già diversi riconoscimenti.

il diritto di sognare

L’intervista

“Il diritto di sognare” è la sua prima opera per ragazzi: qual è la differenza di approccio per questo genere letterario?

“I ragazzi sono molto esigenti, forse più degli adulti. Credo sia importante un linguaggio chiaro, ma non troppo semplice e soprattutto un ritmo incalzante della trama. Se ci fossero due pagine di descrizione di un paesaggio, sono certa le salterebbero a piè pari! Inoltre, ogni tanto è bene inserire qualcosa di divertente, in cui si ritrovino: un litigio tra fratelli o una battuta nel loro gergo”. 

Il lavoro la porta a stare a contatto con i ragazzini in un’età delicatissima: quanto c’è della sua esperienza nel romanzo?

“Io non faccio la prof, ma sono una prof: sono immersa in questa professione che mi piace moltissimo e che svolgo ancora con passione, nonostante i momenti di sconforto soprattutto in questi ultimi anni di pandemia. Quindi, c’è un po’ di me nella storia; c’è l’insegnante di lettere, la prof. Benedetti che invita Bea, non solo a svolgere la ricerca su Claudette Colvin, ma soprattutto a “spiccare il volo” che è poi quello che i docenti dovrebbero essere chiamati a fare con i ragazzi: indirizzarli verso i loro obiettivi e farli camminare sicuri nel mondo.”

Trama e curiosità

Addentriamoci nella storia: può raccontarci un po’ la trama?

“Beatrice è una ragazzina di Milano in fissa con le classifiche: vuole sempre essere la prima in tutto, ma è brava, non è bravissima. Scopre la storia di Claudette Colvin che durante la segregazione razziale in America, nel 1955, non ha ceduto il posto sull’autobus a una donna bianca, nove mesi prima di Rosa Parks, diventata poi il simbolo della lotta per i diritti civili delle persone di colore. Una storia dimenticata quella di Claudette, pur essendo stata la prima persona a compiere questo gesto che darà vita al boicottaggio degli autobus guidato da Martin Luther King. Beatrice, scoprendo questa vicenda, farà un po’ pace con le classifiche.”

Bea è la protagonista della storia: si è ispirata a qualcuno in particolare o il personaggio è solo frutto della sua fantasia? 

“In ogni classe c’è una Beatrice: qualcuno che vuole sempre avere tutti dieci e si dispera se prende un sette! Quindi, sì, Bea è qualcuno che ho incontrato a scuola; è la sintesi dei miei alunni competitivi a cui insegno che ciò che conta, come dice nel romanzo la mamma di Bea, ‘è ciò che fai, non nei risultati che ottieni’. Poi, ci mancherebbe, il buon voto, la vittoria a una gara…fanno piacere! Bisogna insegnare, però, ai ragazzi a perdere, cercando di imparare anche dalle frustrazioni e limitare il giudizio a quel preciso evento (una verifica, un comportamento) e non pensare che sia rivolto a loro, al loro valore come persone. Difficile, lo so, ma fondamentale per vivere serenamente anche le cadute.”

Nel romanzo vengono affrontate le tematiche storiche legate ai diritti civili, al razzismo e alla lotta al pregiudizio: ha voluto lasciare un messaggio per chi legge? Se sì, quale?

“Nel romanzo il messaggio più forte è quello del coraggio, rappresentato da un semplice gesto, umano, non violento e non da super eroi. È il coraggio di osare, provare a capire le ingiustizie e modificare le leggi. Anche il compagno di Bea, Alex, vorrebbe fare l’avvocato: pur essendo nato in Italia, non ha diritto alla cittadinanza.  I ragazzi sono coraggiosi: chiedono, domandano, vogliono capire e a volte si scontrano con i pregiudizi, quelli che hanno, di solito, gli adulti. Per loro il mondo è già multietnico, multireligioso: fin dalla scuola dell’infanzia, i ragazzi di oggi hanno compagni che arrivano da altri paesi. Sono già abituati e per loro non fa differenza; se sono amici, sono amici e basta.”

Queste tematiche sono ancora attuali o risultano legate a vicende obsolete che oggi non si verificano più?

“Pregiudizi, discriminazione sono temi attualissimi e purtroppo non passano mai di moda. Sono insiti nella nostra cultura, nel nostro DNA. Mia nonna mi metteva in guardia dai meridionali, non perché fosse cattiva, ma a sua volta le era stato insegnato così. Io la ascoltavo inorridita: avevo moltissimi amici che venivano dal Sud ed erano in classe con me. Oggi guardiamo storto lo straniero, in generale chi è diverso. Dico sempre nelle scuole: “Se il tuo compagno facesse danza anziché calcio?” I ragazzi, però, sanno andare oltre i pregiudizi che hanno insegnato loro gli adulti. La persona ‘diversa’ è, in un primo momento, sinonimo di qualcosa che si deve allontanare perché fa paura: insegnare a conoscere la diversità e rispettarla credo sia il primo passo di una società civile e pacifica. “

L’opera è disponibile anche su Storytel

L’opera è edita anche sotto forma di audiolibro. Crede che questa possibilità possa avvicinare i giovani alla lettura o, invece, pensa che possa avallare una sorta di pigrizia di fondo?

“Leggere ad alta voce è qualcosa che ci riporta all’infanzia, quando qualcuno ha letto, almeno una volta nella vita, per noi, una storia. Io sono un fan della lettura ad alta voce e dell’ascolto: se poi a leggere una storia è una persona capace, come nel mio caso l’attrice Floriana Monici (sono un’appassionata di teatro e di musical in particolare) le parole sono ancora più melodiose. Si entra nel mondo dell’altro che è già oltre, proiettato nel suo immaginario fantastico: la storia prende vita, i personaggi hanno voce (prima avevano ‘solo’ un ‘corpo’, grazie alle illustrazioni di Ilaria Zanellato) e non si vede l’ora di vedere (sentire!) come va a finire. 

Inoltre, in questi anni, moltissimi sono gli alunni con difficoltà nella lettura: l’audiolibro è uno strumento utilissimo per loro! Li avvicina al testo, permette loro di utilizzare uno strumento diverso per raggiungere lo stesso obiettivo dei compagni che vanno d’accordo con le lettere.

L’audiolibro si porta ovunque: basta un paio di cuffie e puoi ascoltare fino a tardi senza dover spegnere la luce se condividi la stanza con qualcuno, mentre passeggi o sei sui mezzi. Ascoltare è una competenza trasversale che favorisce moltissime altre abilità cognitive, tra cui la concentrazione. Io ascolto moltissimi audiolibri e rileggo sempre ad alta voce le storie che scrivo. Per me è fondamentale sentire una frase, se suona in modo corretto.”

In conclusione

Ha in programma presentazioni ed eventi per parlare de “Il diritto di sognare”?

“Mondadori ha organizzato diversi progetti, tra cui “Gli scrittori fanno scuola”. Inoltre, ho partecipato a rassegne organizzate dai Comuni, biblioteche, librerie e istituti scolastici.  Non mi sono mai fermata e quando si è potuto, ho incontrato i ragazzi in presenza: nonostante i sorrisi dietro le mascherine, ho avuto occasione di confrontarmi con loro e ‘dal vivo’ è sempre una bellissima esperienza! Le loro riflessioni e domande, visionare i lavori che hanno realizzato dopo aver letto il libro… è una meraviglia: se il mondo fosse governato dai ragazzi, sarebbe decisamente più giusto!”