Si dice Perduto o Perso?
si dice in entrambi i modi. È bene fare subito una precisazione di quel che di dice: entrambe le forme sono corrette e in uso. Se qualcuno vi corregge “perduto” è lui ad essere in errore.
La sovrabbondanza
Si tratta, questo, di uno di quei casi in cui la lingua italiana presenta una sovrabbondanza di forme all’interno dello stesso paradigma verbale per esprimere lo stesso valore. È il caso, ad esempio, anche di veduto o visto, sepolto o seppellito, o, la mia preferita, lo ammetto, ceduto o cesso.
La differenza
La differenza sostanziale, secondo la visione d’uso, sta nel fatto che perduto è una forma più arcaica, preferita indubbiamente in passato ma che dalla metà del secolo scorso è stata semplicemente soppiantata dalla più comune perso. Manzoni stesso corresse in visto ogni apparizione di veduto in occasione della prima edizione de I promessi sposi.
L’uso comune
Cesso è appunto un caso interessante: ad un fruitore nato dopo la metà del ventesimo secolo forse solo ceduto apparirà forma corretta (unica con finire in forma debole uto), mentre sicuramente tenderà a riconoscere come corrette solamente le forme forti perso, visto, sepolto.
Tuttavia
Mente la forma veduto è praticamente uscita del tutto dall’uso comune, per perduto si conservano delle forme vitali. Nel cercare di trovarne modalità di scelta, per taluni esse non dovrebbero proprio esistere:
aver più modi di significar una cosa stessa, non è ricchezza, ma sopraccarico, non è libertà, ma impaccio; e impaccio tale, che l’uso tende naturalmente e di continuo a liberarsene
(Alessandro Manzoni, Della lingua italiana, 1840)
Mentre per altri è vero esattamente il contrario: in risposta ad un articolo apparso nella “Gazzetta di Milano” sull’uso della doppia forma reso e renduto, in una nota pubblicata nello Spettatore italiano, tomo VIII, 1817 Giacomo Leopardi replica che
credo che il tesoro della lingua si voglia piuttosto accrescere, potendo, che scemare.
La scelta
Come visto, una vera e propria scelta tra perduto e perso non si rivela pertanto necessaria, se non sul sentire dello scrittore (o dell’oratore). In tal caso, è bene ricordare come perduto, dal sapore pertanto più arcaico, venga spesso correlato ai contratti più altisonanti (e pertanto importanti): Paradiso perduto, Alla ricerca del tempo perduto, I predatori dell’arca perduta.
È interessante anche notare come tempo perduto e tempo perso abbiano due significati del tutto differenti.
In sintesi
Io ho perso le chiavi, ma ho perduto l’amore.
Laureato in Belle Arti, grafico qualificato specializzato in DTP e impaginazione editoriale; illustratore, pubblicitario, esperto di stampa, editoria, storia dell’arte, storia del cinema, storia del fumetto e di arti multimediali, e libero formatore. Scrittore e autore di fumetti, editor, redattore web dal 2001, ha collaborato e pubblicato con Lo spazio Bianco, L’Insonne, Ayaaak!, Zapping e svariate testate locali.