Meir Shalev è stato uno scrittore israeliano, deceduto all’età di 74 anni a causa di un tumore. Figlio del poeta Yitzchak Shalev e cugino della scrittrice Zeruya Shalev, Meir è stato anche editorialista del quotidiano ebraico Yedioth Ahronoth.
L'autore israeliano in una foto d'archivio datata aprile 1993 Fonte foto: Spiegel
Cenni biografici: l’infanzia e l’esercito
Meir Shalev nacque il 29 luglio 1948, lo stesso anno di fondazione dello Stato di Israele, in cui vi si stabilirono molte famiglie ebree sopravvissute agli orrori della Seconda guerra mondiale. In gioventù, verso la metà degli anni Sessanta, entrò nelle fila delle IDF, le forze di difesa israeliane conosciute anche con il nome abbreviato di Tzahal. Prese infine parte al conflitto del giugno 1967 noto come Guerra dei sei giorni, in cui lo Stato di Israele combatté contro Egitto, Siria e Giordania.
Abbandonata la carriera militare, Meir Shalev esordì nel mondo del giornalismo passando per la televisione: mosse, infatti, i primi passi come presentatore di sketch comici. Successivamente, condusse il programma Erev Shabbat, trasmesso sul canale numero uno della tv nazionale.
Ha vinto il Premio Pratt per il giornalismo ambientale nel 2009 ed è stato nominato Cavaliere dell’Ordine delle Arti e delle Lettere, insieme a Michal Govrin, nel 2018. Si dichiarava, inoltre, appartenente alla sinistra israeliana, ed era contro l’organizzazione politica e paramilitare palestinese islamista Hamas.
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La carriera letteraria
Meir Shalev ha attinto tanto dalle sue ideologie quanto dal vissuto personale per ricavare gli argomenti e i personaggi che avrebbero popolato i suoi libri. Oltre alla narrativa per adulti, si occupò anche di narrativa per l’infanzia e di saggistica, vantando traduzioni in oltre 20 lingue in tutto il mondo e vincendo anche numerosi premi.
Tra i riconoscimenti più prestigiosi che gli vennero attribuiti, vi furono il Premio Bernstein, vinto nella categoria “romanzo ebraico originale” a un anno dalla pubblicazione del suo primo romanzo La montagna blu (1988). Protagonisti della storia sono tre ebrei ucraini che si recano in Palestina ben prima che nasca lo stato di Israele: le vicende del libro si dipanano su un arco di tre generazioni, dai padri fondatori ai loro discendenti, narrate dal punto di vista del piccolo Baruch.
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Altri titoli degni di nota: Per amore di una donna, pubblicato per la prima volta in Italia da Frassinelli editore nel 1999 e ambientato negli anni Cinquanta nella Valle di Iezreel; Fontanelle, anch’esso pubblicato da Frassinelli e tradotto da Elena Loewenthal, ha per protagonista un curioso uomo dal nome di Mikhael Yofe con una fontanella che non si è mai chiusa nelle ossa del cranio; La casa delle grandi donne, uscito nel 2006 e incentrato su una famiglia tutta al femminile composta da nonna, madre, due zie e una sorella, in cui spicca un solo uomo, Rafael.
L’ultimo romanzo che Meir Shalev aveva pubblicato era É andata così, forse il più autobiografico poiché vi è narrata la storia della sua famiglia a partire dalla costruzione di Nahalal, un villaggio agricolo dove vissero a partire dagli anni Venti del Novecento.
Nasce a Milano il 31 agosto 1998 da madre e padre egiziani, originari del Cairo e cresce con il piede in due staffe: da un lato, viene educata in seno alla cultura italiana, ampiamente assorbita sui banchi di scuola iscrivendosi al liceo classico, dall’altro si nutre di tutto ciò che ha a che fare con il mondo arabòfono. Di fatto è bilingue, ma non chiedetele quale dei due idiomi preferisce: sarebbe come scegliere tra mente e cuore. Inoltre, mentre cerca di capire cosa fare da grande (in verità le piacerebbe tornare bambina e passare i pomeriggi a guardare cartoni animati alla televisione), si dedica alla scrittura di articoli online per testate giornalistiche.