In materia di cambiamenti climatici l’anno che si è appena concluso ci ha lasciato tanti avvenimenti anche estremi e molto tristi, che hanno segnato in modo particolare il territorio dell’Emilia Romagna. Sto parlando, nello specifico, della devastante inondazione che nella notte del 16 maggio scorso ha colpito una larga parte della città di Faenza e dei comuni limitrofi, coprendo di fango e stravolgendo l’esistenza di persone, luoghi e riferimenti culturali.
A questo proposito la solidarietà e la vicinanza tra le varie comunità emiliane ha permesso la realizzazione di una installazione “IMMANENTE. L’arte di Faenza riplasmata dall’acqua”, a cura di Matteo Zauli e Eva Degl’Innocenti, promossa dal Comune di Bologna, Settore Musei Civici Bologna Musei Civici d’Arte Antica, Comune di Faenza, Settore Cultura, Turismo, Sport e Politiche Internazionali Unione della Romagna Faentina, Museo Carlo Zauli
In collaborazione con Scuola Comunale di Musica “Giuseppe Sarti” e Scuola di Disegno, Arti e Mestieri “Tommaso Minardi”.
Fonte foto: Musei Civici d'Arte Antica Bologna
Sino al 4 febbraio prossimo all’interno di Palazzo Arcusio, presso le Collezioni comunali d’Arte, è stata allestita una singolare esposizione che vuole mostrare ricompone “un tragitto di opere ferite che contengono la traccia istantanea di ciò che è successo e contemporaneamente contengono una spinta alla rinascita“, come hanno spiegato il sindaco Matteo Lepore e la delegata alla Cultura Elena Di Gioia.
Gli oggetti esposti
Fonte foto: Il resto del carlino
Un pianoforte danneggiato dall’alluvione, donato alcuni anni addietro alla scuola di musica “Giuseppe Sarti” di Faenza; una piccola cassa di legno per il trasporto di opere d’arte completamente ricoperta di fango; due sculture in ceramica dell’artista cinese Wei Bao che ha rielaborato il concetto di circolarità in un messaggio di rinascita,
e l’altra dell’artista faentino Carlo Zauli (1926-2002), della sua serie delle “Zolle” nere, stravolta dalla furia del fango e divenuta “altro” quando al colore originario si sono mischiate le terre colorate; sei fotografie Cristina Bagnara, fotografa cervese, che ha documentato il lavoro di salvataggio e recupero delle opere all’interno del” Museo Carlo Zauli”; dodici vasi in terracotta rinvenuti nei corridoi comuni alle scuole comunali faentine di Musica “Giuseppe Sarti” e di Disegno, Arti e Mestieri “Tommaso Minardi” e alcune decine di cataloghi d’arte totalmente irrecuperabili – ogni pezzo scelto per se stesso ma anche per la provenienza che evoca e i simboli che racchiude – sono le presenze fortemente evocative che abitano la Sala Urbana delle Collezioni Comunali d’Arte, rappresentando le ferite del patrimonio artistico e culturale devastato in una visione di resilienza e capacità di ricostruzione.
Dopo aver seguito studi artistici si interessa appassionatamente ad approfondire i meccanismi e l’evolversi della storia dell’arte contemporanea.
Proprio in qualità di critico d’arte e corrispondente, negli anni ’80 e ’90, ha firmato saggi e recensioni per alcuni dei maggiori periodici del settore, tra i quali: Terzoocchio delle edizioni Bora di Bologna, Flash Art di Milano Julier di Trieste ed il genovese ExArte .
Inoltre affiancherà attivamente come consulente la famosa galleria d’Arte avanguardistica Fluxia durante tutto il periodo della sua esistenza.
Ha partecipato all’organizzazione di numerosi eventi, tra i quali l’anniversario del centenario dell’Istituto d’Arte di Chiavari e la commemorazione del trentennale della morte del poeta Camillo Sbarbaro a S. Margherita L.
Nel 2010 pubblica il suo primo romanzo: “La strana faccenda di via Beatrice D’Este”, un giallo fantasioso e “intimista”.
Nel 2018 pubblica il fantasy storico “Tiwanaku La Leggenda” ispirato alla storia ed alle leggende delle Ande pre-incaiche.
Attualmente collabora con alcuni blog e riviste on-line come “Chili di libri, “Accademia della scrittura”,
“Emozioni imperfette”, “L’artefatto”,” Read il magazine” e “Hermes Magazine” occupandosi ancora di critica d’arte e di recensioni letterarie.