Il 28 febbraio è uscito nelle sale Dune parte due. Come per ogni film tanto atteso le speculazioni come le aspettative si sprecano così qui su Hermes Magazine abbiamo pensato di spostare il punto di vista già che il successo riscontrato è indiscutibile.
L’affluenza nelle sale
Iniziamo dai titoloni che indicavano quanto il successo nelle sale sia indice della bellezza della parte due rispetto alla parte una di Dune. Siccome i numeri ci indicano al primo box office ben novantamila spettatori è probabile che, nonostante la bellezza della pellicola, sia stato il coinvolgimento emotivo e visivo che ha scatenato la parte uno a suscitare la voglia di tornare in sala per la parte due gli spettatori. Certo anche l’attesa e i piccoli anticipi della seconda parte di Dune hanno fatto la loro parte, dunque in definitiva probabilmente è stata la somma delle due cose a dare come risultato la significativa affluenza nelle sale.
La forza del colore
La paletta colore è l’elemento di forza dell’intera pellicola, il contrasto sapientemente studiato per creare un’ulteriore distanza tra gli Atreides (colori caldi) e gli Harkonnen (bianco e nero) non si limita alle due famiglie protagoniste. I colori del deserto si mescolano a quelli del vessillo di Paul e la madre del protagonista, Lady Jessica, arriva quasi a fondersi con la sabbia, ad eccezion fatta per gli occhi che palesano l’alto utilizzo della spezia. La distinzione tanto netta regala al pubblico il momento dell’arena che diventa una dimensione indipendente da tutto il resto del film. Sembra infatti di essere improvvisamente in un altro mondo dove la brutalità e la sete di potere degli Harkonnen può manifestarsi senza sotterfugi.
Quel che di Dune in Dune non c’è
Ecco il punto cruciale, almeno per gli amanti della serie di romanzi. Infatti se da una parte troviamo alcuni cultori che dicono quanto sarebbe stato complesso inserire tutti i temi che Frank Herbert tocca nella saga e di come non si possa in due film ricostruire le complessissime e variegate strutture sociali del ciclo di Dune, abbiamo anche chi proprio non riesce a digerire alcune scene stilistiche che sconvolgono il macro tema del ciclo. Di cosa si tratta? Nei romanzi non esiste l’eroe con la e maiuscola e a dirla tutta nemmeno con la e minuscola, Frank Herbert porta avanti a spada tratta il suo pensiero che vede in qualsiasi figura carismatica un potenziale dittatore. Ecco che cos’è realmente Paul, un tiranno che vuole arrivare ai propri obiettivi, i fremen sono pedine sacrificabili in un gioco di potere che si snoda attraverso il tempo. Non prova alcuna pena o senso di colpa, l’umanizzazione che è stata messa in atto nel film cambia radicalmente tutto il significato di Dune.
La figura femminile è stata davvero valorizzata rispetto al ciclo di romanzi?
All’interno del film troviamo due figure femminili di punta, ovvero: Lady Jessica e Chani. Come abbiamo accennato sopra Villeneuve si è trovato a dover tagliare una fetta di informazioni non trascurabile delle strutture e delle dinamiche sociali delle popolazioni che incontriamo. Quello che emerge dai film è che a vivere una sessualità dissoluta, secondo le norme sociali diffuse nell’occidente industrializzato nel quale viviamo, siano solo gli Harkonnen. In realtà non è così, basti pensare che Lady Jessica non era la moglie di Leto Atreides ma la sua concubina. Nel romanzo i fremen non sono da meno, anzi le orgie e le famiglie allargate sono parte di vita sociale, ne consegue che anche Chani sia abituata a dinamiche libertine, nonostante Herbert non abbia mai meglio specificato cosa fosse in realtà una “Orgia di Fremen”.
A questo punto dell’articolo è il caso di scrivere allerta spoiler! Poiché quello che ha lasciato perplessa una fetta di pubblico che conosce i romanzi è stata la scelta di chiudere il film con una Chani gelosa che va via indispettita dal fatto che Paul debba sottostare ad un matrimonio di convenienza. Anche Lady Jessica, l’altra figura femminile della quale abbiamo accennato, se messa a confronto con la sua controparte nel romanzo si ritrova ad essere una copia slavata di se stessa. La causa questa volta non è la potenza della Bene Gesserit, che Villeneuve è riuscito a trasmettere molto bene, ma il fatto che in Dune parte due Lady Jessica sembra essere succube della figlia che porta in grembo. Certo anche in questo caso uno stratagemma per cercare di dire il più possibile nel poco tempo che una pellicola mette a disposizione ma depotenziando notevolmente la forza di volontà di Lady Jessica.
Lavoro come grafica-creativa, illustratrice e content editor freelance.
Sono diplomata in grafica pubblicitaria e parallelamente ho studiato disegno e copia dal vero con Loredana Romeo.
Dopo il diploma ho frequentato beni culturali presso l’università di lettere e filosofia e parallelamente seguivo un corso di formatura artistica, restauro scultoreo e creazione ortesi per il trucco di scena.
A seguire l’Accademia Albertina di Belle Arti con indirizzo in grafica d’arte (che mi ha permesso di approfondire: disegno, illustrazione, incisione, fumetto).
Sono sempre stata interessata e assorbita dal mondo dell’arte in tutte le sue forme e dopo la prima personale nel 1999-2000 non ho mai smesso di interessarmi alle realtà che mi circondavano.
Nel 2007 ero co-fondatrice e presidente dell’Associazione Arte e Cultura Culturale Metamorfosi di Torino e in seguito ho continuato e continuo a collaborare con vari artisti e ad esporre.
L’amore per l’arte in tutte le sue forme, il portare avanti le credenze e le tradizioni familiari hanno fuso insieme nella mia mente in modo indissolubile: filosofia, letteratura, esoterismo, immagine e musica.