Le poesie più belle dedicate all'Estate

Le poesie più belle dedicate all’Estate


É finalmente arrivata l’Estate, quella che i napoletani definiscono à staggione”, ossia la stagione per eccellenza, quella dei primi bagni, delle ore trascorse all’aria aperta, delle passeggiate serali con amici e famiglia, delle vacanze…

L’Estate in effetti è da sempre il periodo dell’anno più atteso, in grado di stravolgere la quotidianità di tutti, ci sentiamo meno stressati, più allegri, aumenta la nostra voglia di socialità, migliora il nostro umore.

Questo sentimento è stato tradotto in versi da alcuni grandi scrittori, affascinati anche loro dalla “bella stagione”.

Ecco una piccola raccolta di poesie dedicate all’estate:

“Estate” di Ada Negri

Nei mesi estivi il solleone

rende i muri così abbaglianti

che a fissarli vien sonno:

tende gialle e rosse

si abbassano sui negozi;

il nastro di cielo

che s’allunga fra due strisce

parallele di tetti

è una lamina di metallo rovente.

Dolce è non far niente,

accucciati sulle pietre roventi,

respirando il caldo.

“Sarà Estate” di Emily Dickinson

Sarà Estate – infine

Signore – con parasoli –

Signori a passeggio- con Bastoni –

E piccole Ragazze – con Bambole –

 

Coloreranno il pallido paesaggio –

Come fossero un abbagliante Bouquet –

Sebbene sommerso, nel marmo-

Il Villaggio giaccia – oggi –

I Lillà – curvati dai molti anni –

Si piegheranno sotto il peso purpureo –

Le Api – non disdegneranno la melodia –

Che i loro Avi- ronzarono –

La Rosa Selvatica – arrossirà nello Stagno –

L’Aster – sulla Collina

mostrerà – il suo aspetto eterno –

E le Genziane del Patto – le frange –

Finché l’Estate ripiegherà il suo miracolo –

Come le Donne – ripiegano – le loro Gonne –

O i Preti – ripongono i Simboli –

Quando il Sacramento – è terminato –

(Traduzione di Laura Tedesco)

“L’Estate” di Pablo Neruda

Ardono i seminati,

scricchiola il grano,

insetti azzurri cercano ombra,

toccano il fresco

 

E a sera

salgono mille stelle fresche

verso il cielo cupo.

Son lucciole vagabonde.

crepita senza bruciare

la notte dell’estate.”

“Le cicale” di Giosuè Carducci

Cominciano agli ultimi di giugno, nelle splendide

mattinate; cominciano ad accordare in lirica

monotonia le voci argute e squillanti.

 

Prima una, due, tre, quattro, da altrettanti alberi;

poi dieci, venti, cento, mille, non si sa di dove,

pazze di sole; poi tutto un gran coro che aumenta

d’intonazione e di intensità col calore e col luglio, e

canta, canta, canta, sui capi, d’attorno, ai piedi

dei mietitori.

 

Finisce la mietitura, ma non il coro. Nelle fiere

solitudini sul solleone, pare che tutta la pianura

canti, e tutti i monti cantino, e tutti i boschi cantino…

“Estate” di Cesare Pavese

C’è un giardino chiaro, fra mura basse,

di erba secca e di luce, che cuoce adagio

la sua terra. È una luce che sa di mare.

Tu respiri quell’erba. Tocchi i capelli

e ne scuoti il ricordo.

 

Ho veduto cadere

molti frutti, dolci, su un’erba che so,

con un tonfo. Così trasalisci tu pure

al sussulto del sangue. Tu muovi il capo

come intorno accadesse un prodigio d’aria

e il prodigio sei tu. C’è un sapore uguale

nei tuoi occhi e nel caldo ricordo.

 

Ascolti.

Le parole che ascolti ti toccano appena.

Hai nel viso calmo un pensiero chiaro

che ti finge alle spalle la luce del mare.

Hai nel viso un silenzio che preme il cuore

con un tonfo, e ne stilla una pena antica

come il succo dei frutti caduti allora.

“Estate” di Hermann Hesse

Improvvisamente fu piena estate.

I campi verdi di grano, cresciuti e

riempiti nelle lunghe settimane di piogge,

cominciavano a imbiancarsi,

in ogni campo il papavero lampeggiava

col suo rosso smagliante.