Paese che vai, usanze che trovi e quando si parla delle tradizioni natalizie in Irpinia, il pensiero vola immediatamente alla tavola, ricca di sapori autentici e di piatti che raccontano la storia di una terra generosa e genuina.
Le feste di Natale, in questa regione della Campania, sono un’occasione per celebrare non solo il calore familiare, ma anche una cucina che affonda le sue radici in un passato di semplicità e ingegno. Ecco i piatti che non possono mancare sulle tavole irpine durante il periodo natalizio.
Fonte foto: antoniettapolcaro.it
La Vigilia di Magro
La tradizione natalizia irpina inizia con il cenone della Vigilia, caratterizzato dalla regola del “mangiare di magro”.
Protagonista indiscusso è il baccalà, preparato in vari modi: fritto in pastella, “arracanato” (con mollica di pane, aglio, prezzemolo e peperoncino) o in umido con pomodoro e olive.
Fonte foto: antoniettapolcaro.it
Ma si sa, necessità fa virtù e le “zeppole di pasta cresciuta” correvano spesso in soccorso alla mancanza di materia prima. Così, quando non vi era abbastanza baccalà per ogni commensale si aggiungeva al pesce della pasta di pane e si friggeva. Dalla povertà, intesa di ingredienti e non di inventiva, si preparava un piatto gustoso ex novo, reso nobile dall’olio, che accontentava i palati di tutti e sfamava l’intera tavolata.
Al fianco del baccalà, troviamo il capitone (anguilla) fritto o cotto in umido, simbolo di abbondanza e buon auspicio, o per meglio dire “pe’ bonaugurio” – da pronunciare rigorosamente con una sola emissione di fiato – per l’anno nuovo.
Fonte foto: ricettasprint.it
E poi, l’insalata di rinforzo, dal nome bizzarro probabilmente legato alla natura ingredienti, a base di cavolfiore, papeccelle, capperi, olive e acciughe. La scarola imbottita, ricetta tipica contadina, che viene preparata lessando la scarola e farcita con un mix di ingredienti.
Infine, gli spaghetti con alici e nocciole, una ricetta della tradizione povera che sembra sia ormai in disuso. Legata a quei tempi in cui l’area degli appennini Campani aveva difficoltà a reperire pesce fresco, veniva cucinato dalle massaie del tempo che erano solite realizzare come piatto principale della vigilia gli spaghetti con gli ingredienti che il territorio offriva: alici e nocciole.
In attesa del Cenone
Ma se la cena del ventiquattro era “di magro”, allora a pranzo cosa si mangiava? Le opzioni erano varie e, seppur considerate light, non di certo meno gustose delle portate principali riservate al crepuscolo.
Fonte foto: casaegiardino.it
“ E’ papeccelle ‘mbuttunate”, ovvero i peperoni al vin cotto, per esempio, sono gli immancabili contorni che accompagnano i piatti di carne o di pesce irpini, come il baccalà, e spesso venivano preparati per “spuzzuliare” al mezzodì e acquietare la fame.
Non solo, chi non la conosce la pizza di scarole? Quella torta rustica dal ripieno ricco di scarole, acciughe, uva sultanina, pinoli, capperi e olive, avvolto da un impasto soffice e fragrante. Perfetta per essere consumata a pranzo nel giorno della Vigilia, in attesa del cenone.
Fonte foto: avellinotoday.it
Un’alternativa alla pizza di scarole è la minestra di “Accio e Baccalà” che, come dice il nome, viene preparata con sedano e baccalà. A secondo del luogo in cui viene preparata è arricchita da papeccelle, patate, olive, cavolfiori, pinoli e pomodorini di collina. Una varietà di sedano particolare con cui viene preparata la zuppa di “Accio e Baccalà” è il sedano di Gesualdo, peculiare per la sua forma e il suo colore.
I Primi Piatti della Tradizione
Il primo piatto delle feste di Natale in Irpinia è una celebrazione di pasta fatta a mano.
Fonte foto: veganblog.it
Un esempio sono i cicatielli con ragù di carne: un formato di pasta corta, simile ai cavatelli, condito con quel sugo denso, che forse solo le nonne sanno fare, preparato con carni miste (spesso vitello o maiale).
Fonte foto: kraz.it
Le lasagne al forno sono un “must-have”. Molte sono le varianti che assecondano il gusto dei commensali, ma sempre arricchite con polpettine, mozzarella, provola e ricotta, per un’esplosione di sapori e profumi.
Fonte foto: scattidigusto.it
Signore e signori, per completare la minestra maritata un piatto antico ma onnipresente sulle tavole natalizie irpine perché simbolico: unisce verdure come cicoria, borragine e scarola alle carni di maiale, dando vita a una zuppa che scalda il cuore.
Il Secondo: Re Maiale e Fritto Misto
Il maiale è il protagonista assoluto della cucina irpina durante il periodo natalizio. Le braciole di maiale al sugo e il capocollo al forno sono piatti immancabili, spesso accompagnati da verdure di stagione come broccoli ripassati in padella con aglio, olio e peperoncino.
Fonte foto: lacecciaincucina.com
Non manca mai il fritto misto: dalle polpette di carne o ricotta alle verdure pastellate, tutto è un inno alla convivialità.
I Dolci delle Feste
Il momento più atteso arriva con i dolci, che incarnano il vero spirito natalizio irpino.
Non possiamo iniziare questa sfilza di leccornie dolci se non con gli struffoli: piccole palline di pasta fritta immerse nel miele e decorate con confettini colorati, dolce tipico di tutta la Campania ma con varianti locali.
Fonte foto: cookist.it
I mostaccioli, invece, biscotti speziati ricoperti di glassa al cioccolato, sono un classico irresistibile e senza tempo.
Le zeppole, morbide ciambelle fritte ricoperte di zucchero o miele, sono perfette per chiudere il pasto ed è impossibile rinunciarvi. La tradizione vuole che le mamme e le nonne irpine le preparino all’alba, il giorno della vigilia di Natale, così da distribuirle come diversivo per i piccoli della casa mentre loro sono intente a preparare il cenone.
Fonte foto: avellinotoday.it
E poi i calzoncelli, ravioli dolci ripieni di castagne, cacao, miele e spezie, una vera esplosione di sapore che esprime l’essenza dei dolci irpini.
Fonte foto: avellinotoday.it
Il Vino: L’Aglianico e il Greco di Tufo
Per accompagnare le pietanze, non possono mancare i grandi vini della tradizione irpina.
Il Taurasi, ricco e corposo, si sposa perfettamente con i piatti di carne, mentre il Greco di Tufo e il Fiano di Avellino, freschi e profumati, sono ideali per i piatti di pesce e i dolci.
Un Natale di Tradizione e Gusto
Le feste di Natale in Irpinia sono molto più di un semplice momento conviviale: sono un viaggio nella storia e nella cultura di un territorio che sa custodire le sue radici attraverso i sapori. Ogni piatto è un racconto, ogni boccone un legame con il passato e un augurio per il futuro.
Sedersi a tavola in Irpinia durante il Natale significa vivere un’esperienza che va oltre il cibo, fatta di amore, tradizione e condivisione.
Sono una Boomer intrappolata nel corpo di una Millennial a cui piace scrivere. Ho un background variegato, sono eclettica e la semplicità non sempre fa parte di me (fortunatamente). Ho qualche laurea che attesta la mia specializzazione nel settore food, ma la verità è che mi piace comunicare il cibo in ogni sua forma, mi occupo di formazione, adoro la cultura coreana, la musica underground e vorrei essere perennemente affetta dalla sindrome di stendhal. A livello associazionistico, ricopro il ruolo di Responsabile Comunicazione, Marketing, Ufficio Stampa e Social Media Manager di Slow Food Roma & MULTI, viaggio alla scoperta delle culture e cotture che ci uniscono, evento a cura di Slow Food Roma & Lucy – Sulla cultura, ormai alla sua seconda edizione. Ho collaborato con media territotiali e riviste on line, ma Hermesmagazine è stata l’opportunità per entrare a far parte di una vera e propria redazione giornalistica ed avere uno spazio dove esprimermi e permettere alla mia natura dinamica di captare nuovi stimoli e trasformarli in occasioni per imparare e superare i miei limiti.